Il torrente che scorre attraverso la Valle di Muggio è stato candidato, primo in Ticino, a ricevere il riconoscimento nato sotto l’egida del Wwf
In questi anni il Mendrisiotto si è reso conto di avere una sorta di debito di riconoscenza verso la parte più ‘selvaggia’ del suo territorio. Un debito che sta cercando di onorare al meglio. È così che questa regione, dopo aver visto l'avanzata delle gru e del cemento – dagli anni del boom economico in poi – si è riappropriata a poco a poco e con non poca fatica dei suoi angoli più preziosi, dai Parchi (sotto la tutela cantonale) ai comprensori attraversati dai corsi d'acqua. Ancora non si sono spenti gli echi del varo ufficiale del Parco del Laveggio – lì fra Stabio, Mendrisio e Riva San Vitale –, che nella parte bassa del Distretto è la Breggia a conquistare la ribalta. Questo fiume dall'anima transfrontaliera che dalla Valle di Muggio scende al piano è candidato, primo in Ticino, a ricevere il marchio ‘Perla d'Acqua Plus’. La festa sarà organizzata la primavera prossima, ma a segnare in modo simbolico un momento significativo nella vita del torrente più meridionale della Svizzera, oggi, venerdì, è stata la consegna del certificato ufficiale, passato dalle mani di Ruedi Bösiger, dell'Associazione Perla d'Acqua e del Wwf, a quelle dei sindaci di Breggia e Castel San Pietro, Stefano Coduri e Alessia Ponti.
Nel Paese oggi sono ben pochi i corsi d'acqua che possono vantare di non essere stati ‘corrotti’ dall'attività umana. Da uno studio condotto nel 2015 dal Wwf è emerso, infatti, un quadro impietoso dei fiumi svizzeri. E le parole di Ruedi Bösiger non lasciano margine all'interpretazione: «Solo il 20 per cento della rete fluviale nazionale soddisfa i requisiti di legge sulla protezione dell'acqua e solo il 3,6 per cento ha ancora un valore ecologico molto elevato». Ebbene, la Breggia ha in sé ancora le caratteristiche di un fiume integro, in particolare nel tratto che da Erbonne arriva alle sorgenti della Rovagina – a cui si disseta Chiasso –, con un occhio al tracciato che si spinge sino alle gole. In effetti, come fa notare ancora Bösiger, «la Breggia è l'arteria blu vitale che alimenta i Comuni della valle, scorrendo all'interno di un paesaggio di importanza nazionale. Qui bisogna andarne fieri».
Da queste parti, infatti, non si nasconde per nulla di essere orgogliosi di un corso d'acqua che ha ispirato il nome del nuovo Comune della sponda sinistra della Valle di Muggio – Breggia appunto –, ed è l'indiscusso protagonista, non a caso, del Parco delle Gole della Breggia, un altro esempio di recupero del territorio e della memoria. Una realtà territoriale, insomma, che è ben consapevole che questo marchio restituisce uno «strumento di protezione temporaneo» – della durata di cinque anni –, ma impegna al contempo formalmente a mettere in pratica la volontà di mantenere il corso d'acqua nella sua integrità naturalistica. Adesso, quindi, agli enti locali non rimane che rimboccarsi le mani. Ben sapendo di avere l'Associazione Perla d'Acqua al loro fianco, e in modo tangibile: i costi preparatori della candidatura verranno, infatti, assunti dal Wwf, rappresentato venerdì per la Svizzera italiana da Francesco Maggi. Tradotto in soldoni si parla di un risparmio che oscilla fra i 13 e i 18mila franchi.
Avviato, dunque, il processo di certificazione da parte di Breggia e Castello (dopo la designazione a giugno), ora andrà allestito il dossier che accompagnerà, entro i prossimi otto mesi, verso il riconoscimento. Tutto ciò nel solco di un progetto partecipativo che intende coinvolgere pure la popolazione locale. A essere chiamati in causa, come ricorda anche il sindaco di Breggia Stefano Coduri esortando a farsi avanti, saranno «tutti i portatori di interesse», nel segno appunto di un approccio «che va proprio nella direzione del buon governo» auspicata dal Cantone quando stimola «a essere sempre più dei Comuni socialmente responsabili, che promuovono le politiche locali sostenibili, ossia attente al benessere economico, sociale e ambientale dell’intera collettività».
D'altro canto, in questa fase, come rende attenti da parte sua Alessia Ponti, sindaca di Castel San Pietro, «stiamo passando alla sostenibilità riparatoria e rigenerativa», che implica di «ripensare l’azione dell’uomo sull’ambiente». Di conseguenza, essere parte dell’iniziativa che condurrà al marchio rappresenta «un modo per sottolineare la resilienza al cambiamento climatico e la necessità che i corsi d'acqua restino accessibili e garantiti al fine di proteggere la biodiversità». Un processo a favore del quale Castello si sta già peraltro spendendo attraverso il progetto ribattezzato ‘Castello sostenibile’, che consegna precisi obiettivi e misure a vantaggio di «decisioni coerenti e rispettose», sullo sfondo l'Agenda 2030.
Il label Perla d'acqua Plus potrebbe, altresì, permettere di allargare gli orizzonti al di là della frontiera: la Breggia, come ricordato, è pur sempre un fiume che scorre a cavallo del confine. L'interesse, del resto, c’è, come testimoniato venerdì dalla presenza del pro-sindaco del Comune Centro Valle d'Intelvi Giulio Zanotta. In questa fase, però, come spiegato da Ruedi Bösiger, si è raccomandato di rinunciare alla certificazione delle tratte italiane del fiume, e suggerito di «inserire una misura nel dossier che preveda il coinvolgimento degli stakeholder (attori, ndr) italiani nei cinque anni di attuazione».
Per il cantone, come rimarcato in ingresso, sarà la Breggia a fregiarsi del label ‘plus’. Ma il Ticino annovera già delle ‘perle’ naturali tra i suoi corsi d'acqua. Si tratta della Verzasca, della Magliasina nel Malcantone, della Boggera in Val Cresciano e del torrente Calnegia in Val Bavona. Con il nuovo marchio il Wwf compie, però, un ulteriore passo avanti, ora in via di perfezionamento. In assoluto il primo Comune in Svizzera a riceverlo è stato Bever, nell'Alta Engadina, grazie al torrente di montagna Beverin.