Il legislativo di Mendrisio sottoscrive il Piano direttore comunale (con alcune modifiche). Ex Coop di Arzo: è luce verde
La Città di Mendrisio da oggi possiede la sua ‘bussola’ per orientarsi nel mare delle strategie pianificatorie. Il Consiglio comunale questa sera, lunedì, ha infatti sottoscritto quasi all’unanimità - voce fuori dal coro la Lista civica, contraria - il patto che dà sostanza al Piano direttore comunale (Pdc). Un punto di arrivo, raggiunto dopo un lungo percorso, che vale però anche un punto di ripartenza. Adesso le basi di lavoro sono chiare e arricchite dagli emendamenti, una dozzina, messi sui banchi dalla Commissione della pianificazione. Modifiche che sono state votate in toto dall'aula consiliare e accolte dal Municipio, non senza qualche sfumatura. Davanti alle proposte di ‘correggere’ l'approccio alla politica residenziale nei Quartieri collinari, a quella dei posteggi (e degli accessi veicolari alla stazione ferroviaria) l'Alternativa e laLista civica hanno detto ‘no’.
Alla fine, comunque, a prevalere è stata la sostanza del Piano e la sua importanza, quasi storica visto che Mendrisio, oggi a tutti gli effetti la ‘Città sul fume’, è stato il primo Comune in Ticino ad aprire questa strada e scegliere di mettere l'accento delle visioni future sul paesaggio e sullo «spazio pubblico come elemento chiave e caratterizzante». Ora, come ha fatto capire Francesca Luisoni, a capo del dicastero pianificazione, ci si rimette all'opera, e non solo sul Pdc.
L'esecutivo si sta adoperando, infatti, anche per «identificare una strategia di marketing territoriale, che – ha anticipato – sarà presentata nei prossimi mesi». Capo chino pure sul dimensionamento delle zone edificabili, per elaborare una propria risposta riduttiva. E antenne tese sul potenziamento dell'asse autostradale fra Lugano e Mendrisio:la preoccupazione c‘è, ha riconosciuto Luisoni, ma si confida sull'esito del tavolo di discussione aperto con Ustra e Commissione regionale dei trasporti. Obiettivi? «Mitigare l'impatto dell'opera, portare a casa misure compensatorie e valutare scenari per migliorare, dove possibile, il traffico sul proprio territorio».
Un tavolo al quale guardano con apprensione anche i consiglieri comunali. Cesare Sisini (Plr) in ogni caso non ha avuto dubbi: «Con questo Piano direttore comunale porremo una pietra miliare, con molte aspettative racchiuse al suo interno – ha sottolineato –. Mendrisio entrerà, insomma, in una nuova era di gestione del territorio mai attuata in precedenza». Una volta di più ad acquisire forza, ha fatto capire il consigliere liberale radicale, sarà la qualità urbanistica della Città. Giunti al dunque, a resistere è però una preoccupazione che turba la serenità, ha annotato Ssisini, quella dei tempi lunghi di un iter che, ora, dovrà fare i conti anche con l’armonizzazione dei Piani regolatori dei dieci Quartieri. Senza trascurare la sfide del dimensionamento delle zone edificabili.
Ora come ora, però, ciò che conta è il risultato raggiunto. «Finalmente», Giampaolo Baragiola, consigliere comunale dell'Alternativa non ha infatti potuto trattenersi dal sottolinearlo. In effetti, si arriva al capolinea (del dossier), ricorda, dopo un iter cominciato «più di una decina d’anni or sono, nel gennaio del 2012, quando il compianto Mario Ferrari (IaS), nell’ambito del processo aggregativo allora in corso, sollecitava l’esecutivo, tramite un’interrogazione, a elaborare un Piano direttore comunale volto a un riassetto del territorio atto a tracciare ’indirizzi generali ma vincolanti nell’intento di applicare concretamente e rendere operative le indicazioni del Piano direttore cantonale‘». A maggior ragione oggi, ha ribadito, a fronte delle trasformazioni del nostro territorio che sono state «particolarmente rapide e vistose, continuando a incidere in modo importante sul paesaggio e ad amplificare gli effetti dei cambiamenti climatici».
Per il Centro, come hanno richiamato Gianluca Padlina e Andrea Carri, non vanno trascurate comunque le ricadute sul settore economico, con un occhio agli insediamenti; e senza trascurare, ha aggiunto Daniele Fumagalli (Plr) i piccoli commerci e la vita nei Quartieri, riequilibrando così i rapporti di forza fra, appunto, gli ambiti economico, sociale e ambientale. Restituendo quindi un documento completo che possa essere altresì un «faro» per i vicini, come annotato dai banchi di Lega-Udc-Udf.
Alla fine l'operazione ha fatto breccia nell'aula consiliare (48 i sì, 6 gli astenuti). Ed era quello che la sua ispiratrice, l'artista Gardi Hutter, seduta discretamente nello spazio riservato al pubblico, sperava in cuor suo. «Sono contentissima – ha commentato a caldo –. È una bella cosa». In effetti, l'idea di creare ad Arzo un polo culturale "aperto e dinamico" negli spazi un tempo occupati dalla vecchia Coop era piaciuta da subito, e non solo al Municipio della Città. Anzi, il progetto di cui si è fatta promotrice proprio Hutter ed è stato portato avanti dall'Associazione Atelier Arte e Artigianato locale, è "un valido esempio di collaborazione tra pubblico e privato". A riconoscerlo sono state anche le stesse Commissioni della gestione e delle petizioni, che hanno sottoscritto un rapporto congiunto - relatori Daniele Stanga e Vera Bosshard -, che aveva in sé, però, pure delle perplessità, testimoniate dalle firme con riserva di alcuni commissari (in particolare di Centro e Lega-Udc-Udf). Dubbi espressi di recente altresì in una missiva indirizzata al Consiglio comunale da diciannove abitanti del Quartiere, i quali hanno dichiarato così la loro contrarietà all'iniziativa (che non è condivisa da tutti nel Quartiere, si è tenuto a chiarire dall'aula consiliare).
Si è dovuto attendere, quindi, l'intenso quanto lungo dibattito in aula per sciogliere quei nodi che le risposte e i chiarimenti forniti ai commissari, si è annotato, non erano riusciti a fugare. Tutto ciò con la consapevolezza della bontà e dell’importanza di un tale progetto, anche a fronte del "possibile indotto economico a favore di esercizi pubblici, negozi e artigiani già presenti in zona". In questo modo, come ribadisce il rapporto, il nucleo di Arzo recupererà infatti uno stabile "abbandonato e fatiscente da ormai trent'anni". Nelle intenzioni, del resto, vi è pure la creazione di uno spazio mensa funzionale e che va "nella direzione di favorire la conciliabilità famiglia-lavoro".
Messi nero su bianco obiettivi e impegni in una convenzione, sul tavolo c'era, in buona sostanza, il via libera a un diritto di superficie (durata minima 40 anni, rinnovabile) sulla proprietà, iscritta a Piano regolatore come ‘Centro d’incontro’ e inserita in una zona per attrezzature ed edifici di interesse pubblico. Oltre a un contributo finanziario di 200mila franchi per la realizzazione di spazi a favore degli allievi delle scuole elementari.
L’Associazione, d'altra parte, ha già messo le fondamenta a fronte di un'opera che richiederà un investimento di 3 milioni di franchi. Tanto da essere già in possesso di un capitale proprio di 2 milioni donati da un mecenate; la cui volontà, come fa presente il rapporto, è sostenere contenuti artistici, di creazione e di aggregazione sociale. Una iniziativa che potrà però beneficiare anche di contributi pubblici per 380mila franchi. E questa operazione, come ha rammentato una volta di più il sindaco Samuele Cavadini, non solo è un esempio di intesa tra istituzioni e privato (come ancorato per volontà consiliare nello stesso Piano direttore comunale), ma ha in sé un evidente interesse pubblico.