L'artista Mona Caron sta realizzando un murale sul centro Tertianum Comacini. Abbiamo parlato con lei del significato di quest'opera
«Una pianta che viaggia via terra e fa ‘l’autostop’, aggrappandosi ai vestiti dei passanti e alle pellicce degli animali». È la ‘bardana minore’, soggetto del murale che Mona Caron sta realizzando in questi giorni sulla casa di riposo Tertianum Comacini di Chiasso. L’opera fa parte della prima edizione dell’evento Urban art Chiasso, organizzato dal Comune, che vede la realizzazione in contesto urbano di tre opere murali. Una è stata già terminata a luglio dalla Truly design crew in vicolo dei Calvi, mentre un’altra verrà effettuata da Sir Taki nelle prossime settimane in via Odescalchi. Altri artisti potrebbero aggiungersi prossimamente.
Mona Caron, artista d’origini ticinesi trapiantata negli Stati Uniti, lavora da una decina d’anni a una serie di opere dal nome ‘Weeds’, ovvero ‘Erbacce’. «Sono quelli che io definisco ritratti eroici su larga scala di piantine selvatiche ed erbette che crescono, nonostante le condizioni difficili, e si fanno spazio nelle fessure delle costruzioni in cemento, dei marciapiedi», ci spiega. «Sono un simbolo di resilienza, di resistenza». Dipingendole sui muri Mona Caron gli dà così visibilità, mostrandone la bellezza.
Per quale motivo per il dipinto attuale ha scelto proprio la bardana minore? I motivi sono molteplici. Il primo riguarda un personaggio che passò molto tempo della sua vita a Chiasso: Ernesto Schick (Krattigen, 1925 - Chiasso, 1991), fitospedizioniere che studiò la flora presente tra i binari e nei pressi del nodo ferroviario. «Lo considero un po’ un mio ‘predecessore’. Tra i lavori che doveva svolgere vi era anche quello di diserbare i binari. Osservava però che le piante rispuntavano e per hobby ha cominciato a portarsene a casa alcune e a farne delle illustrazioni e a classificarle». Il frutto di questo lavoro e delle sue considerazioni riguardo allo sviluppo urbano della zona è stato poi un libro dal titolo: ‘Flora ferroviaria: ovvero la rivincita della natura sull’uomo. Osservazioni botaniche sull’area della stazione internazionale di Chiasso, 1969-1978’ (stampato dalle edizioni del Credito Svizzero di Chiasso nel 1980). In quest’area la vegetazione è molto varia, proprio per il fatto che molti vagoni si debbano fermare e portano con sé spore di varie piante. Mona Caron ha infatti scelto una pianta che facesse parte della raccolta di Schick e inoltre omaggerà quest’ultimo nel suo murale, che ha battezzato ‘Bardana ferroviaria’, con un elemento illustrativo, ovvero un binario.
Altro aspetto importante per la scelta è stata la specificità del territorio di Chiasso. «La bardana minore si diffonde via terra, le sue infiorescenze uncinate restano impigliate per esempio sugli abiti e così si ‘muove’. Ha una sua ingegnosità avventurosa, nel modo in cui riesce a propagarsi. Chiasso è un’importante zona di passaggio e questa pianta viaggia come la maggior parte delle persone che ogni giorno passano di qui: via terra».
Non da ultimo, Mona Caron ha scelto, come del resto fa sempre, la pianta in base all’edificio dove avrebbe dovuto dipingerla, in questo caso una struttura per la terza e la quarta età. «Opto sempre per una pianta che rappresenta qualcosa che io desidero per quel luogo. La bardana minore ha delle proprietà medicinali che aiutano a contrastare alcuni disturbi tipici dell’invecchiamento, come reumatismi e dolori di questo tipo. Questo murale porta con sé l’auspicio che la vita di chi si trova qui sia più gradevole. Persone che dopo tanti ‘viaggi’ sono qui per riposare».
A lavorare a quest’opera, oltre a Mona Caron, c’è anche Mauro Neri, artista visuale di San Paolo (Brasile). «Da circa quattro anni formiamo una sorta di crew. A volte io aiuto lui con le sue opere, altre lui aiuta me, come in questo caso. Può succedere anche di fare delle collaborazioni dove entrambi siamo gli autori». E a livello più concreto come nasce un’opera di questo tipo? «Prima di tutto scelgo il soggetto in base, appunto, al luogo dove dipingerò il murale. In seguito preparo la bozza sull’iPad e poi dipingo la parete». Il tempo di realizzazione sul muro varia, sia a seconda della grandezza sia a seconda delle condizioni atmosferiche, spiega l’artista. Per quello di Chiasso si parla di circa 15 giorni e in questo periodo di grande caldo gli artisti stanno lavorando al mattino e alla sera.
I due artisti sono attivi in tutto il mondo e terminato questo progetto, sono attesi, tra gli altri, a Berna e Miami. Questo sabato alle 18 ci sarà invece l’inaugurazione della mostra che accompagna il progetto Urban art Chiasso. Questa sarà poi visitabile dal 27 agosto al 20 settembre presso lo spazio Officina e ripercorre la storia e l’evoluzione della Street art.