Lettere e post sui social network; la polemica attorno allo stand di Chiasso Pedrinate
La diatriba non è nuova e di tanto in tanto ‘volteggia’ nei cieli del basso Mendrisiotto: il rumore prodotto dal tiro al piattello, altrimenti noto come tiro a volo, che si svolge a Pedrinate. Gli scoppi – come capita anche con certi stand ‘classici’ – finiscono per infastidire un certo numero di residenti sulle colline attorno a Chiasso, specialmente tra Morbio e Balerna, mentre la sottostante cittadina sembra più al riparo da questo tipo di emissioni. Lettere ai giornali, lettere ai Municipi dei Comuni di residenza, e al Municipio di Chiasso, cui competono le autorizzazioni. E immancabili scoppiano le polemiche; a poco vale che si tratti di un ‘nobile’ sport olimpico.
La questione era già calda negli scorsi mesi poi – come brace sotto la cenere – si è riaccesa nelle ultime settimane in seguito a due giornate di tiro che si sono svolte a breve distanza – il primo e il 3 agosto – sulla collina del Penz. Stavolta il malcontento è rimbalzato anche sui social network. Tra gli altri, si è fatto notare il ‘post’ di Alberto Benzoni, vicesindaco del confinante Comune di Balerna. “Anche stasera 3 agosto BUM BUM al piattello che rimbomba in tutto il Basso Mendrisiotto dopo che il primo agosto Festa Nazionale hanno scassato i pappafichi dalle 13 a tarda sera... Uno sport per pochi che disturba tanti!”. A Benzoni chiediamo dunque se, a livello di Municipio, si sono mossi nei confronti del Municipio di Chiasso. «Come Municipio avevamo reclamato coi colleghi di Chiasso, dai quali abbiamo ricevuto una lettera di risposta molto succinta. Sembra che non ci sa molto da fare, non so nemmeno che alternative ci possano essere. Si dice che nella regione ci sono molte altre fonti di rumore... ma non mi sembra un modo di ragionare. A parer mio, il problema col tiro al piattello non è tanto una questione di decibel, ma il fatto che è un rumore snervante, ripetitivo». Potrebbe essere un tema da affrontare nell’ambito dell’aggregazione del basso Ceresio? «No, l’aggregazione potrebbe forse essere utile per altre cose, ma non per una questione del genere».
Come detto la faccenda fa... rumore, è il caso di dire, da molto tempo. Agli atti si trova fra l’altro la risposta del Municipio di Chiasso a una interpellanza della consigliera Jessica Bottinelli. Era il 2014, e il Municipio chiassese insisteva sul concetto di ‘saltuarietà’ del tiro al piattello, tale da non interferire nemmeno con la vicina zona di protezione dell’avifauna, sul monte Penz verso Seseglio. “Solitamente nel recente passato avevano luogo due-tre manifestazioni in un anno. Unicamente nel 2014 sono state programmate 6 giornate, che a causa delle condizioni meteorologiche avverse hanno potuto essere svolte per metà. Il Municipio ritiene che il numero massimo di giornate di tiro per anno non debba superare quello di 5 o 6 e non ne concederà di ulteriori” scriveva l’esecutivo allora guidato dal sindaco Moreno Colombo.
La piazza di tiro a Pedrinate, va detto, esiste dagli anni 40, e viene utilizzata dalla Società cacciatori Chiasso e dintorni. Dopo un periodo di sospensione, l’attività è ripresa dapprima timidamente, con meno sessioni di tiro di quante ne erano autorizzate, ma ultimamente l’utilizzo dello stand di Pedrinate sembra intensificarsi. Da nostre informazioni, quest’anno sono previste cinque giornate piene e quattro mezze giornate. A onor del vero, una perizia fonica di cui la stessa Società cacciatori ha dovuto sobbarcarsi l’onere, attesta che le emissioni sonore di questa attività raggiungono complessivamente solo un quarto del valore massimo consentito dall’Ordinanza contro l’inquinamento fonico. La legge dunque da ragione ai tiratori; resta sul campo un problema di convivenza con una parte dei residenti del Basso Mendrisiotto. Abbiamo voluto sottoporre la domanda agli organizzatori, precisamente al presidente della Società cacciatori Chiasso e dintorni Massimiliano Angemi, il quale dopo averci rilasciato un’intervista è stato inopinatamente “stoppato” dal Comitato della stessa associazione, che preferisce il silenzio (almeno verbale) sulla questione.
Abbiamo dunque chiesto a Davide Lurati, capodicastero Sport di Chiasso, il suo punto di vista. «Per me è una questione di flessibilità. Nella società odierna non si può fare più niente senza che qualcuno abbia da reclamare. Io sono capodicastero Sport, ma la situazione è stata discussa da tutto il Municipio su precisa richiesta degli organizzatori. È vero che i primi anni la società non faceva nemmeno quelle 4 o 5 giornate ammesse: all’inizio di quest’anno hanno presentato le loro richieste, organizzato un calendario e noi abbiamo dato il nostro ok. Ora, non possiamo ritornare sulla decisione municipale di quest’anno. Per l’anno prossimo vedremo: se le lamentele continueranno bisognerà fare il punto con la società e capire cosa fare in vista del 2024. Però, sottolineo questo: naturalmente ci sono delle sensibilità di cui tenere conto, ma se su 365 giorni di un anno, i sette giorni di attività una società sportiva, che ha dei volontari, dei giovani che vanno a tirare, suscitano reazioni del genere, ecco, la cosa mi fa un po’ pensare. Io stesso abito a 50 metri dal piattello e non mi hanno mai pesato queste sessioni di tiro, anche se chiaramente il rumore tende a diffondersi maggiormente verso valle. Mi sembrano comunque reazioni esagerate». Sarebbero possibili modifiche all’infrastruttura? «A dire il vero non ci abbiamo mai pensato, vista la crescente polemica di queste settimane il Municipio dovrà fare il bilancio della situazione, anche se vorrei richiamare i valori del buon senso e della tolleranza».