Davide Dosi e Stefano Tonini, vicesindaco e municipale uscenti, sollecitano un nuovo mandato. ‘Nei prossimi quattro anni si deciderà il futuro’
Riconfermare il seggio in Municipio. È questo l'obiettivo che accomuna Davide Dosi (Us-I Verdi-Indipendenti) e Stefano Tonini (Lega-Udc-Indipendenti), rispettivamente vicesindaco e municipale uscenti di Chiasso. Dosi è in carica da due legislature ed è responsabile dei dicasteri Educazione e Attività culturali; Tonini da pochi mesi (dopo essere subentrato a Roberta Pantani) ed è il capodicastero Socialità. «La decisione di ricandidarmi non è stata scontata – ammette Dosi –. Dopo otto anni ho capito di avere ancora l'energia per impegnarmi in Municipio in una fase importante: nei prossimi quattro anni si deciderà il futuro di Chiasso se non addirittura quello del Basso Mendrisiotto». Per Tonini «in un momento socio-politico così complesso per la Svizzera, con i tanti temi legati alla migrazione, per la nostra area è importante mantenere un rappresentante in Municipio. Stiamo inoltre lavorando per la Chiasso del futuro: sono l'unico granconsigliere e questo può essere un valore aggiunto per i rapporti tra Comune e Cantone». Tra i molti temi sul tavolo, con i due candidati abbiamo deciso di affrontare quello della sicurezza. Un tema sempre molto caldo nella cittadina di confine.
Chiasso è una città sicura?
Tonini: È importante distinguere tra sicurezza oggettiva e percepita. A livello oggettivo, grazie al lavoro delle nostre forze dell'ordine, Chiasso è malgrado tutto una città sicura. La sicurezza percepita sarà una sfida per il prossimo Municipio, perché oggi la popolazione non la riconosce come tale. Sempre più spesso mi trovo a confrontarmi con persone che manifestano questo senso di insicurezza, limitando le proprie attività quotidiane pur di non trovarsi in situazioni di pericolo o, addirittura, evitando determinate zone in determinati momenti della giornata.
Dosi: Non ho molto da aggiungere. Credo che a livello di sicurezza oggettiva non ci siano problemi perché abbiamo la fortuna di avere una buona polizia e il controllo del territorio è garantito. Sulla sicurezza percepita, bisogna rispettare chi si sente insicuro, ma personalmente ho una percezione molto diversa: di certo occorre ragionare attorno a questo concetto in una prospettiva più ampia, che non si può ridurre all'applicazione di misure di polizia. Quello che da sempre mi disturba tantissimo, è pensare di risolvere determinate sfide aumentando la presenza di agenti.
Tonini: Ma la sicurezza non dipende solo e unicamente dalla polizia.
Dosi: Appunto, ma a livello semplicistico è il discorso che viene fatto. Quando si propone di mandare l'esercito a Chiasso significa banalizzare un problema, perché non è creando uno stato di controllo su tutto il territorio che si garantisce la sicurezza. La percezione potrebbe essere migliore, ma non si lavora su quello che è alla base della problematica.
Tonini: Oggi, e lo dimostrano i numeri degli interventi di Polizia, pompieri e ambulanza, gran parte delle problematiche di sicurezza è generata dai richiedenti l'asilo. Risse, furti, danneggiamenti possono anche essere piccole cose (osservazione che ovviamente non vale per l'episodio di violenza sessuale sul treno), ma sommate nel tempo creano paura nella gente. Avere più forze dell'ordine sul territorio potrebbe essere un deterrente per queste persone: è spiacevole trovare una fila di auto sulla strada con il vetro spaccato per un furto e anche vedersi rubare dei vestiti stesi sul balcone.
Dosi: Quindi mettiamo l'esercito anche per i ragazzi che gravitano in piazza Indipendenza che hanno problemi di alcol e non sono richiedenti l'asilo?
Tonini: Questo è un problema sociale che coinvolge persone locali, che hanno i documenti. A Chiasso stiamo accogliendo gente che viene in Svizzera solo e unicamente per sfruttare il nostro sistema sociale e delinquere. Quando sbagliano vanno rimandati a casa loro.
Dosi: Su questo posso anche seguirti perché tutti, e quindi anche i richiedenti l'asilo, siamo chiamati a rispettare le regole. Ma è sbagliato generalizzare e banalizzare: a causare problemi sono alcuni richiedenti l'asilo, non tutti. Sono convinto che se qualcuno infrange la legge è giusto che paghi esattamente come se fossi io a infrangerla. Però non sono d'accordo quando si dice che abbiamo un problema coi richiedenti l'asilo: il generalizzare veicola l'immagine di insicurezza. Durante la campagna per le federali Chiasso è stata utilizzata per farsi belli e promuovere le proprie candidature, salvo poi dimenticarsene il giorno dopo le elezioni. E i problemi di Chiasso non sono i richiedenti l'asilo.
Tonini: Come è sbagliato generalizzare quando si parla di colpevoli, è altrettanto sbagliato farlo sull'accoglienza: è necessario fare una selezione per identificare coloro che sono davvero meritevoli di ospitalità prima di garantire loro l'accoglienza. Per me oggi Chiasso non può più continuare ad accogliere sul suo territorio un numero così importante di richiedenti asilo perché queste persone creano insicurezza tra la popolazione per i reati che commettono.
Dosi: Non sono d'accordo. Certo, una migliore ridistribuzione sul territorio cantonale permetterebbe di ridurre i momenti di tensione. Ma qui occorre una presa di coscienza seria (i popoli continueranno a migrare perché alla ricerca di condizioni migliori) e una modifica di approccio e narrazione: parliamo di sfida (con rischi e opportunità) o di problema? Rimaniamo a guardare Cantone, Confederazione e Ue che si rimpallano le responsabilità o ci attiviamo individualmente e come comunità?
L'associazione Mendrisiotto Regione Aperta sta appunto lavorando sul territorio e organizzando attività con i richiedenti asilo. Quanto possono essere utili progetti come questo?
Dosi: Per quanto all'inizio, l'esperienza mi sembra positiva. Quanto in corso va contestualizzato e visto a 360 gradi: è un tentativo per dare una risposta differente rispetto all'approccio che si ha di solito su questo tema. Nell'associazione ci sono persone e associazioni con sensibilità diverse, non solo afferenti alla Sinistra, che si sono informate per capire come essere d'aiuto a queste persone: ci sono per esempio società di calcio, associazioni teatrali e di cinema pronte a coinvolgere questi ragazzi in determinate attività, tenendoli così lontani dalla strada e permettendo loro di sentirsi attivi.
Tonini: Tutto quello che si fa è positivo, ma ricordiamo che non si sa per quanto tempo queste persone rimarranno qui. Potrebbe essere pericoloso farle integrare e adattare per poi spostarle in un altro Cantone o in un'altra nazione.
Dosi: Pericoloso non credo proprio. Certo, perderebbero alcuni legami ma nel frattempo avrebbero imparato a conoscere la Svizzera, il Paese che li ospita.
Tonini: Sono molto scettico: perché devo dare un lavoro a un richiedente asilo quando ci sono 50enni svizzeri che non trovano un impiego e vorrebbero lavorare?
Dosi: Non si devono creare equivoci: qui non si tratta di dare un lavoro, si vuole solo dare loro la possibilità di imparare e di sentirsi utili. Anche i residenti in disoccupazione o assistenza hanno diversi modi per partecipare attivamente alla gestione della cittadina. Il problema dei 50enni che purtroppo perdono il lavoro è legato ad altri fattori che nulla hanno a che fare con i richiedenti l'asilo.
Passiamo alle finanze, altro tema sempre all'ordine del giorno. Quali sono le vostre soluzioni per avere dei miglioramenti?
Dosi: È un capitolo complesso di cui ci occupiamo da tempo, ma negli ultimi anni il tema è diventato di difficile gestione anche perché, dal mio punto di vista, le scelte non sono sempre state coerenti. Si può proporre la riduzione del moltiplicatore – scelta che, non penso di svelare un segreto, non mi ha trovato d'accordo – ma dov’è la revisione della spesa di cui sento parlare da otto anni? Il dicastero Attività culturali ha tagliato dal suo budget 200mila franchi e a oggi è l'unico che lo ha fatto in maniera netta. La coerenza è prendere decisioni chiare, anche se ogni tanto questo significa essere impopolari (Dosi e Tonini hanno pronunciato quest'ultima parola in simultanea, ndr). Anche nella scelta del personale bisogna essere coerenti: non ci si può accontentare di ‘bravi ragazzi’ ma bisogna puntare all'eccellenza perché è il nostro biglietto da visita. Nessuno ha la bacchetta magica, bisogna individuare i servizi sui quali puntare ed essere conseguenti. Se, come auspica il sindaco, i nuovi edifici amministrativi porteranno un numero di aziende sufficiente per permetterci di tenere il nostro moltiplicatore continueremo così, altrimenti dovremo tornare a un'aliquota che ci permetta di respirare.
Tonini: Quanto dice Davide mi trova d'accordo: tutti i dicasteri devono fare questo lavoro. Per la socialità è complesso perché fornisce servizi e aiuti dove è difficile andare a tagliare o limare le spese, ma sono pronto a lavorare in quest'ottica. Si parla sempre delle finanze negative di Chiasso, ma non è il solo Comune a essere messo male: Mendrisio, altra città polo, non naviga in acque migliori. Non dimentichiamo che oggi Chiasso fornisce servizi a tanti comuni limitrofi che hanno abbassato il moltiplicatore... Solo portando avanti il concetto di aggregazione si andranno a fare ragionamenti più importanti che potranno aiutare le finanze del nuovo Comune.
I tempi per una Chiasso aggregata sono maturi?
Dosi: Siamo in ritardo su tante cose e la domanda sorge spontanea: ‘Se non ora quando?’. Negli ultimi anni il Municipio si è spesso limitato ad amministrare, ma non sono entrato in politica per fare l'amministratore, bensì per ragionare su visioni differenti per questo territorio. In questi otto anni è stato fatto un grandissimo sforzo finanziario a livello di investimenti per ristrutturare edifici per i quali, esagero, per 40 anni non è stato picchiato un chiodo. Sviluppare visioni richiede una prospettiva più larga e una forza finanziaria maggiore che in questo momento può essere data solo da 4-5-6 comuni insieme. Perché al Mendrisiotto comune unico ci arriveremo tra 40 anni, e non possiamo permetterci di aspettare.
Tonini: Quello che ho sempre criticato al Municipio è la mancanza di idee, visioni e strategie. Quella del Comune del Basso Mendrisiotto è una visione. A livello cantonale ho la fortuna di potermi confrontare con sindaci e municipali di Comuni importanti e ho capito che sono loro che a dettare le tempistiche e decidere dove vogliono essere tra 30 anni. Dobbiamo smetterla di mettere il bastone tra le ruote perché c'è gente che ha paura di perdere la cadrega: il cittadino deve essere messo al centro e un comune di 20mila abitanti avrà più forza verso le istituzioni.
Un volto del Municipio di Chiasso cambierà e un rimpasto dei dicasteri non è da escludere. Quale vi piacerebbe prendere?
Dosi: Rispondo come il giorno del mio primo insediamento in Municipio. Credo di essere poco portato per le finanze e la sicurezza in generale. Per il resto sono interessato a tutti gli ambiti, anche socialità, ambiente o pianificazione.
Tonini: In caso di rielezione sarò il penultimo a scegliere. Il mio attuale dicastero mi sta appassionando e facendo crescere molto. Valuteremo con il Municipio quale sarà quello più consono alla mia persona. Sono chiaramente aperto anche a nuove sfide.