Per decidere su un concorso nel Basso Distretto ci sono voluti due bandi e tre sentenze. E (forse) non è ancora finita
Chi lavora nei boschi e lungo i fiumi è abituato, da sempre, a muoversi su terreni accidentati. Capita, però, anche agli addetti ai lavori di doversi fare strada in selve anche più intricate, tra bandi aperti e cassati, criteri di aggiudicazione e gimcane burocratiche. Nel Basso Mendrisiotto ci sono voluti oltre due anni, tre sentenze di tribunali (e potrebbe non essere finita qui) per venire (quasi) a capo di un mandato (inizialmente quadriennale) per garantire la cura del territorio nella zona della Valle di Muggio sino al 2023. E pensare che quello rimasto impigliato nelle vertenze legali era il secondo concorso lanciato dal Consorzio manutenzione arginature del comprensorio. Il primo, infatti, è stato annullato. In buona sostanza la Delegazione consortile si è vista costretta a un tale passo a fronte di offerte ben al di là delle cifre preventivate. Riproposto l’incarico, certo, nessuno immaginava che la strada sarebbe stata, comunque, in salita. Anche se le cifre, a qualche mese di distanza, si sono, va detto, dimezzate.
Deciso a ottenere «giustizia», un professionista della regione è arrivato, in effetti, fino al Tribunale federale (Tf), approdando peraltro due volte davanti al Tribunale cantonale amministrativo (Tram) per sbrogliare una vicenda ai suoi occhi «poco chiara». E per ora l’ha spuntata. Di recente il Tram – riformando una sua stessa decisione precedente – ha accolto, infatti, le sue ragioni e stabilito che l’appalto per i lavori (ri)messi a concorso nel 2020 spettava al suo consorzio. In prima battuta le opere se le era aggiudicate una delle cordate concorrenti, che l’avevano scavalcato in graduatoria. Una decisione, quella pronunciata ormai due anni or sono, di cui oggi i giudici sanciscono "l’accertata illiceità". L’impresario forestale, da subito, non l’aveva digerita bene quella designazione fatta a sue spese. «Avevo avuto – ci racconta – la netta impressione che qualcosa non quadrasse nella procedura». E non perché a ricevere la commessa – giunta nel frattempo al giro di boa – era stata la ditta del sindaco di Breggia, Sebastiano Gaffuri, in società con un’altra azienda del settore. «Niente di personale – tiene a precisare subito, sgombrando il campo –, sin dall’inizio il consorzio a cui appartengo ha voluto far valere i suoi diritti. Del resto, adesso c’è una sentenza che parla chiaro». Verdetto che può ancora essere impugnato, appellandosi (di nuovo) all’Alta Corte di Losanna. Una facoltà che il committente, il Consorzio manutenzione arginature del Basso Mendrisiotto, non intende esercitare. «Restiamo alla finestra. Se il dispositivo diverrà definitivo – ci conferma il presidente Rudy Cereghetti –, ci adegueremo, dando seguito alla decisione del Tram per quanto riguarda la parte rimanente del mandato (che scadrà a fine 2023, ndr)». Si riserva, invece, ancora di ricorrere al Tf chi si è visto cassare l’incarico.
Sta di fatto che i due candidati al bando, oltre a sfidarsi sul piano della dotazione tecnica, se le sono cantate anche a suon di carta bollata. Tutta la vicenda ruota attorno a un magazzino (d’un canto) e a un certificato (dall’altro). Oltre ad aggiudicarlo al "miglior offerente", il Consorzio arginature si aspettava, infatti, che il vincitore dell’incarico mettesse in campo un parco veicoli di tutto rispetto. Mezzi che la cordata oggi esclusa dal Tram conferma di avere parcheggiati in un magazzino situato nel nucleo di Bruzella. Ed è qui che il consorzio ricorrente, escluso in prima istanza dallo stesso Tram, trova un argomento per rivolgersi all’istanza superiore. «A nostro parere – ci spiegano – si è cercato di dribblare il capitolato inserendo un deposito non idoneo, nato come fienile. Un aspetto che è stato segnalato alle autorità comunali e cantonali a più riprese». Un terreno sul quale il Tram bis segue il consorzio battagliero. Dalla documentazione fotografica, scrivono i giudici, risulta "evidente che in tale deposito non possa trovare posto il parco veicoli necessario all’esecuzione della commessa". Morale, nell’attribuire i punteggi il committente ha ‘sopravvalutato’ questa soluzione logistica. Quanto basta per invertire oggi la classifica, a vantaggio dell’escluso.
Nel botta e risposta, tra un tribunale e l’altro, chi oggi soccombe ha rimproverato, a sua volta, all’‘avversario’ un certificato mancante, l’attestazione della Fondazione pensionamento anticipato. Una mossa inaspettata costata in un primo tempo – davanti al primo esame del Tram – la commessa ma anche all’origine del verdetto del Tf, che ha rispedito (per un nuovo giudizio) il dossier al Tribunale cantonale, scivolato sulla mancata audizione del consorzio ‘in difetto’. D’altra parte, lo stesso Consorzio arginature aveva ritenuto valida l’autocertificazione presentata inizialmente e poi completata con la documentazione richiesta. Quanto basta per sanare la situazione, stando all’ultimo giudizio del Tram. In questo modo, si motiva, il ricorrente ha "dimostrato di ossequiare i propri obblighi sociali e la conseguente idoneità a partecipare al concorso". Come dire, che le carte erano in regola. Una conclusione che lascia perplessi gli ‘sconfitti’: «Ne va del sistema delle commesse pubbliche. Il tema adesso è nelle mani dell’esecutore della legge. Da parte mia mi sono limitato a depositare la mia offerta, nel solco della libera concorrenza. Diventando forse il quarto incomodo», commenta da noi interpellato Gaffuri.
«Spiace costatare che un ente pubblico non proceda in modo rigoroso – commenta il ricorrente, che ora attende che il Consorzio arginature si faccia vivo –: i due anni di lavori persi non me li ripaga nessuno. Questa sentenza dovrebbe essere di aiuto a lavorare con maggiore professionalità e a evitare certi escamotage nel rispetto dei cittadini».