Esaminato in Appello quanto accaduto tra un 55enne e un 13enne arrivati a Mendrisio per fare acquisti. L’uomo contesta la condanna per molestie sessuali
È iniziata come una giornata di svago che sarebbe dovuta servire a un allora 13enne vallesano a «parlare dei miei problemi e della mia vita». È finita con una denuncia per molestie sessuali, guida senza autorizzazione e somministrazione a fanciulli di sostanze pericolose per la salute (nella fattispecie prosecco) nei confronti di un avvocato oggi 55enne residente in Vallese. Il secondo grado del processo che vede l’uomo alla sbarra per rispondere dei reati citati si è svolto questa mattina davanti alla Corte di Appello e revisione penale presieduta dalla giudice Giovanna Roggero-Will (giudici a latere Rosa Item e Francesca Lepori Colombo). L’imputato ha ammesso solo la guida senza autorizzazione, ma ha contestato le condanne per molestie e somministrazione di sostanze pericolose, e quindi la condanna a 30 aliquote da 470 franchi sospesa e la multa di 1’000 franchi emessa dalla Pretura penale. La sentenza sarà comunicata alle parti nei prossimi giorni.
Nell’aprile del 2018, a bordo dell’aereo privato dell’imputato, i due hanno dapprima raggiunto Agno per poi recarsi in un grande centro commerciale di Mendrisio per una giornata di shopping. Al termine, stando a quanto dichiarato dall’avvocato vallesano durante l’inchiesta, l’entusiasmo della giornata ha portato a un bacio sulla guancia al giovane. «Non ho un ricordo preciso – ha affermato l’uomo rispondendo alle domande della giudice –. Mi ricordo solo che il ragazzo era scoppiato a piangere dopo essersi confidato sui suoi problemi in famiglia». A contattare l’avvocato e chiedere il suo sostegno era stata la mamma dell’allora 13enne, resasi conto che il figlio stava attraversando una fase difficile della sua vita, dopo averlo sentito in una trasmissione radiofonica in cui dispensava consigli e parlava della sua passione aviatoria.
Il passare delle ore, e la conseguente impossibilità a rimettersi in volo, ha spinto i due a pernottare in un albergo. Qui c’è stato l’acquisto di una bottiglia di prosecco, consumato anche dal minore. «Mi trovavo con un ragazzo che aveva rotto con il mondo degli adulti, con cui era violento – ha spiegato ancora l’imputato precisando che il giovane «ha bevuto due bicchieri nemmeno pieni in 6 ore; la maggior parte della bottiglia l’ho bevuta io» –. Non è di certo stata la miglior idea del secolo, ma l’ho comprata per creare una connessione con lui, per avere una sorta di complicità che mi differenziasse dalle persone adulte dalle quali si era distanziato». In questo contesto, ha tenuto a precisare l’imputato, «vanno letti i baci sulla guancia, il braccio sulle spalle e le parole usate». Le parole sono quelle che il 55enne avrebbe pronunciato quando il ragazzo avrebbe affermato di volere bere qualcosa di più forte, fatto poi non avvenuto. «Oggi non ricordo esattamente cosa ho detto, ma il senso era che se avessimo bevuto altro alcol, avrei fatto delle sciocchezze». Quello vissuto quella sera è stato «un clima cameratesco. Capisco che vedere dall’esterno un 50enne e un 13enne può dare una brutta impressione, ma erano soltanto degli scherzi e il mio tentativo, sin li abbastanza riuscito, di creare un ambiente amichevole e cameratesco». Quando il ragazzo ha respinto il braccio dell’uomo sulla sua spalla «non ho più insistito. Era la prima volta che mi mostrava il fastidio di quel contatto».
Ascoltato in aula su richiesta della difesa come persona informata sui fatti, il giovane ha affermato di non ricordare «nulla di particolare o che mi abbia infastidito e di aver provato a bere del prosecco». Con il 55enne «ricordo di avergli parlato dei miei problemi perché questo era lo scopo della trasferta in Ticino. Mi sono anche commosso e ho pianto, non in camera ma il giorno dopo quando abbiamo fatto benzina in una stazione di servizio». A domanda diretta il giovane, accompagnato nell’aula penale di Locarno dal padre, ha spiegato di aver vissuto l’avvocato «come una persona che mi aiutava e posso dire che effettivamente un po’ lo ha fatto: è stato il primo con cui parlavo dei miei problemi e mi sentivo capito». Nel corso dell’inchiesta il ragazzo ha anche spedito due lettere alla Pretura indicando che quella sera e quella notte non è successo niente di male. «È ancora adesso il mio pensiero e lui non mi ha mai chiesto nulla, né direttamente né attraverso mia mamma».
L’inchiesta è stata condotta dal Procuratore pubblico Roberto Ruggeri, che non ha presenziato all’Appello. Chiedendo la conferma della condanna, l’avvocato Giorgia Maffei, legale del giovane, ha sostenute che «le dichiarazioni fatte allora dal 13enne sono credibili e su quelle dobbiamo basarci: l’imputato ha perseverato nelle sue avances». La difesa, rappresentata dall’avvocato Stefano Lappe, ha invece chiesto il proscioglimento dai reati di molestie e somministrazione di sostanze pericolose indicando «l’interpretazione scorretta della Procura e del giudice di prima istanza che, pur di trovare un movente sessuale che non c’è stato, ha creato uno ‘storytelling’ che sfuma non appena si entra nei dettagli». La difesa, ha aggiunto Lappe, «fatica a trovare una connotazione sessuale dell’accaduto: sono stati atteggiamenti di sostegno verso un ragazzo tormentato e con problemi in famiglia».
Le ultime parole sono state quelle del 55enne. L’uomo ha ricordato che «al Pretore ho detto che quel week end in Ticino è stata la peggior idea che avevo avuto perché la stavo pagando cara e non avrei mai più rifatto una cosa del genere». Anche oggi, ha aggiunto «reputo che l’idea sia stata perlomeno inopportuna. Ma se penso al ragazzo come l’ho visto oggi, e in particolare come l’ho visto parlare con il padre, mi viene da dire che quel fine settimana è servito a qualcosa».