Il Municipio restituisce il quadro della situazione. Oltre duecento gli alloggi messi a disposizione; sedici i bambini scolarizzati
Mendrisio da qualche mese è anche un po‘ più ucraina. Oggi sono, infatti, settanta i profughi accolti dalla Città e che hanno ottenuto il permesso di protezione ’S’. La disponibilità all’accoglienza, in effetti, non è mancata, mostrando la capacità del Comune di far fronte a una emergenza come la diaspora ucraina, sullo sfondo una guerra che si protrae ormai da mesi.
Queste persone, come conferma lo stesso Municipio tracciando un quadro della situazione - sollecitato da un’interrogazione del gruppo Lega-Udc-Udf -, hanno trovato casa sul territorio. In totale, infatti, sono stati segnalati e messi a disposizione ventiquattro appartamenti e venti camere da parte di privati, ai quali si aggiungono i 198 posti letto ricavati dalla stessa Città nelle strutture d’abitudine riservate alle colonie. Anche le scuole comunali hanno aperto le porte ai nuovi alunni venuti da est. Sedici gli allievi che sono stati scolarizzati: sette alla scuola dell’infanzia e nove alle elementari. E guardando al prossimo anno scolastico? A settembre potrebbero essere di nuovo tutti in classe, salvo qualche spostamento; al momento, precisa l’esecutivo, "non ci è dato sapere". In ogni caso, si tiene a sottolineare come a livello scolastico l’ospitalità sia immutata, senza gravare "eccessivamente" sulle classi: in ciascuna aula sono presenti "al massimo due bambini ucraini". E d’altra parte, si ribadisce ancora, "ognuna delle nostre sedi scolastiche è perfettamente conforme e pronta all’inserimento" di questi alunni.
Fugati anche i dubbi manifestati dal primo firmatario, Massimiliano Robbiani. Nelle scuole dell’infanzia "nessun bambino residente di 3 anni è stato rifiutato o spostato ad altra sede a causa dell’inserimento dei bambini ucraini". Inoltre, si precisa, "non si ritiene vi possa essere un rallentamento o un peggioramento della qualità dell’istruzione, anzi avremo il beneficio della condivisione, della scoperta di altre realtà, il confronto con la diversità e la possibilità di aiutare i bambini ad affrontare temi difficili come la guerra, grazie anche all’esperienza diretta e protetta".