Il vicesindaco e capodicastero Cultura Davide Dosi si esprime in merito ai malumori emersi dopo la trentesima edizione dell’evento
«Nessuno ha mai voluto mettere in discussione la natura di Festate». Davide Dosi, vicesindaco e capodicastero Cultura di Chiasso, lo sottolinea con convinzione. Con lui abbiamo ripercorso quanto accaduto nelle serate del 17 e 18 giugno nel centro cittadino di Chiasso, in occasione della trentesima edizione del Festival di culture e musiche dal mondo. Edizione che, nonostante il successo di pubblico ottenuto, si è lasciata alle spalle qualche malumore, raccolto di persona o espresso sui social. Arrivato al traguardo dei 30 anni, Festate è un evento culturale che ha ancora senso nella sua formula? Che fine hanno fatto le Ong che, fino agli anni prima del Covid, occupavano buona parte dello spazio espositivo lungo Corso San Gottardo? E la musica a tutto volume nei bar che ha dato vita a una sorta di festa nella festa? «Chiasso era piena di gente che si divertiva. Certo è che chi ha vissuto Festate negli anni scorsi si è reso conto che non tutto ha funzionato nel migliore dei modi», ammette Dosi.
Quanto appena descritto non cancella i «tanti aspetti positivi» dell’evento. Per il capodicastero il punto di partenza è proprio «l’avere proposto Festate gratuito per la popolazione, dato che la decisione di organizzare il festival musicale è stata presa in un momento in cui la pandemia non lasciava grandi margini di fantasia. Nel corso delle settimane, con i vari allentamenti, quello che abbiamo forse un po’ perso è stato il controllo di partner che collaborano alla creazione e all’organizzazione delle due giornate». Ad avere spiazzato qualcuno tra il pubblico è stato lo spostamento della gastronomia multietnica (anche se il bilancio che arriva dalle dirette interessate è positivo) e delle Ong in piazza Indipendenza. «Per diversi motivi il dicastero Socialità non ha potuto mettere a disposizione le persone che normalmente si occupavano della parte legata alle Ong – continua Dosi –. Nel corso degli anni sono venuti a mancare dei finanziamenti e la guerra in Ucraina ha portato a Chiasso un numero non indifferente di persone che ha generato una grande massa di lavoro per il dicastero». La parte culinaria proposta da donne di varie comunità che vivono a Chiasso ha potuto tenersi «grazie alla Società commercianti del Mendrisiotto, che come nell’ultimo anno prima della pandemia ha organizzato il mercatino, e che si è offerta in maniera molto generosa di gestire anche questa parte, trovando una soluzione di ‘ripiego’ in piazza Indipendenza».
In vista dell’edizione del 2023 i punti di partenza sono chiari. A breve gli attori coinvolti si incontreranno per le analisi conclusive della 30esima edizione e per gettare le basi per la prossima. «Dobbiamo ripartire da quello che ha funzionato, migliorando quello che lo ha fatto meno, e riportando il fulcro di Festate attorno a piazza Municipio – anticipa Davide Dosi –. Quest’anno le condizioni erano complicate e la contingenza ha portato a prendere certe decisioni, magari non felici. Gli spazi dilatati – da piazza Indipendenza a quella del Municipio, passando per Corso San Gottardo – hanno creato alcuni problemi a livello di logistica, di collaborazione tra esercenti, commercianti e Nebiopoli che gestisce la parte delle buvette per conto del Municipio». Come per ogni grande manifestazione, anche per Festate è stato l’anno della ripartenza. «Un anno dove abbiamo dovuto adattarci alla situazione. Alcune dinamiche si sono create anche per problemi di comunicazione, in alcuni casi non perfetta, che hanno portato a fraintendimenti che sono stati gestiti nel contesto ma che l’anno prossimo non saranno ammessi». Compito degli organizzatori sarà quello di «stabilire cosa si può fare e cosa no, come e cosa si può o non si può vendere. Una manifestazione in 30 anni cambia, come cambiano le persone e le esigenze, ma la natura di Festate non può essere in discussione – precisa ancora il municipale di Chiasso –. È una festa che ha le sue radici nella multiculturalità, nell’integrazione e nell’inclusione e la gestione deve essere improntata verso questa direzione. Dobbiamo ritrovare la formula corretta per riuscire a gestire tutti gli aspetti e il personale che se ne occupa, e anche il Municipio dovrà tornare ad avere una linea di condotta più forte e chiara». Nel corso degli ultimi anni «sono cambiati anche diversi attori, dovremo parlare anche con loro per spiegare le finalità dell’evento che non è un Facciamo Chiasso (appuntamento con musica dal vivo nei bar proposto negli anni scorsi, ndr), ma una manifestazione con una finalità diversa».
Un altro punto su cui il comitato organizzativo di Festate dovrà chinarsi è la diminuzione delle Ong che scelgono l’evento chiassese per presentare le loro attività. Quest’anno le poche presenti sono state concentrate in piazza Indipendenza. «La diminuzione è un trend che abbiamo già notato prima della pandemia – conclude Davide Dosi –. Dovremo concentrarci insieme a loro per capire quali sono le loro esigenze, cosa si aspettano e come rispondere per farle tornare a Chiasso. Quest’anno, per esempio, una ha deciso di non partecipare perché non si riconosceva in questa organizzazione dell’evento. Speriamo che l’anno prossimo Festate torni a essere quello che tutti conosciamo».