Giornalista prima al ‘Dovere’ poi a ‘laRegione’ ha raccontato le storie del Mendrisiotto per oltre vent’anni
Se avesse avuto modo di dire la sua (cosa a cui non avrebbe certo rinunciato), avrebbe commentato che morire fa parte del contratto (della vita). Edy Bernasconi, classe 1955, del resto, era fatto così. Convinto libero pensatore, aveva le idee chiare anche su questo argomento. Da giornalista di razza, nel corso del suo percorso professionale non ha mai fatto sconti a nessuno, soprattutto ai politici locali (oltre che cantonali e nazionali). Se lo ricorda bene chi ha condiviso con lui un pezzo di strada, prima al ‘Dovere’ – fino al 1992 –, poi a ‘laRegione’, dove nell’arco di vent’anni ha seguito e raccontato le vicende della cronaca del Mendrisiotto – rivestendo la carica di caposervizio della redazione di Chiasso de ‘laRegione’ –, e si è dedicato poi in fine di carriera ai lavori parlamentari da Berna.
Un carattere di sicuro ruvido, l’Edy era uno che prendeva fuoco facilmente quando di mezzo c’era un tema che gli stava a cuore: come le sorti di Chiasso, le fatiche dei contadini, il futuro del Monte Generoso. D’altro canto, era un cronista di altri tempi, di quelli che le notizie andavano a cercarsele sul campo o in ‘bettola’ (fonte inesauribile), consumando le suole delle scarpe e non spulciando il web o i social. Poi, dopo il suo girovagare, ti piombava in sede si metteva alla tastiera e in men che non si dica batteva rumorosamente sui tasti il ‘pezzo’.
Dentro e fuori la redazione, in effetti, viveva di passioni: quelle per la scrittura, quelle per la montagna, quelle per il ciclismo – gran patron del Velo club Chiasso – e anche per il militare (dove aveva fatto carriera). Lasciata la scrivania, però, non si era fermato, continuando a spendersi per la causa del trasporto pubblico, in Astuti (l’Associazione Ticinese Utenti dei Trasporti Pubblici) – causa a cui credeva molto – e diventando scrittore, quasi una seconda giovinezza. Diversi i titoli dati alle stampe: ‘Libertà e laicità’ sull’eredità di Emilio Bossi (Milesbo) o il libro dedicato alla figura di Alberto Ménasche. Di recente si stava dedicando alle ricerche sul Landamano Quadri su spunto dello stesso Comune di Castel San Pietro. «Lavoro più oggi che in passato», aveva confidato a noi colleghi di vecchia data. Di sicuro l’Edy è sempre rimasto fedele a sé stesso.
Solo un male che non perdona alla fine ha avuto la meglio sulla sua forza vitale. Cogliendo di sorpresa un po’ tutti, gli amici per primi. Ciao collega!
Alla moglie Fosca, al figlio Aris, a mamma Rosetta e a tutti i famigliari giunga il cordoglio della redazione.