L’area culinaria curata da donne di differenti comunità presenti a Chiasso sarà in piazza Indipendenza. Abbiamo parlato con loro
Alcuni, come il cous cous o i falafel, sono ormai ampiamente sdoganati anche alle nostre latitudini. La gastronomia etnica è una parte integrante di Festate, il festival di culture e musiche dal mondo, in programma venerdì 17 e sabato 18 giugno a Chiasso. Per questa edizione l’appuntamento con la cultura culinaria sarà in piazza Indipendenza, dove – dalle 16 alla 1 di notte – sarà allestita un’area appositamente dedicata alla gastronomia multietnica. Un’occasione da sempre molto apprezzata per conoscere e scoprire realtà legate alle differenti comunità presenti a Chiasso, coinvolgendo le donne. A farsi promotore dell’iniziativa – così come del mercatino con 50 espositori che si svilupperà su Corso San Gottardo – è la Società commercianti del Mendrisiotto (Scm).
A poche ore dal debutto, abbiamo assistito all’ultima riunione tra organizzatori e partecipanti. La voglia di mettersi ai fornelli, così come di mettersi in gioco, è molta. «Qualche mese fa, partecipando a una riunione organizzativa, abbiamo scoperto che la parte di Festate dedicata al cibo etnico non sarebbe stata organizzata perché le persone che abitualmente se ne occupano sono impegnate con i profughi ucraini – sono state le parole di Roberta Donadini, responsabile del mercato con Alan Cavadini –. Ho quindi deciso di mettermi a disposizione gratuitamente per non dovere rinunciare a un settore sempre molto apprezzato». A essere cambiata è la location: non più il piazzale dietro l’Age – dove sarà attivo il Carnevale Nebiopoli – ma la piazza Indipendenza, dove ci saranno due file di tavoli che proporranno le varie pietanze (in ogni punto i piatti saranno in vendita a 12 franchi; mentre i dolci costeranno 5 franchi), panche e tavoli dove gli avventori potranno cenare e altre realtà, come Sos Ticino impegnato nella Giornata del rifugiato, e altre Ong che, oltre a presentarsi, si occuperanno della mescita o proporranno varie attività che andranno a sostenere i rispettivi progetti.
Tra una raccomandazione e un dettaglio organizzativo, abbiamo avvicinato qualche protagonista. Tra chi si presenterà a Festate per la prima volta ci sono Hanane e sua figlia Kenza, arrivate a Chiasso nel 2012 dal Marocco. «Chiasso mi piace, così come mi piace l’idea di mostrare la nostra cultura – ci spiega Hanane –. Per me è un’esperienza: mi piace cucinare e lo faccio anche per le persone che me lo chiedono. Preparerò il cous cous, una zuppa marocchina, tè alla menta e biscotti tipici». Kenza aggiunge che «la mamma vuole fare questa esperienza per farsi conoscere perché magari più avanti vorrebbe avere una sua attività alimentare». Anche per Palmo, tibetana da 7 anni a Chiasso («ma prima abitavo a Lugano»), dove lavora in casa anziani, sarà la prima esperienza diretta. «Ero già stata a Festate per accompagnare un amico. Mi piace cucinare: preparerò il momo tibetano a base di carne di manzo. L’esperienza mi servirà per conoscere gente: voglio raccontare (e mentre lo dice si emoziona, ndr) la nostra storia del Tibet. Mio marito e mio figlio mi hanno raggiunto da poco e anche loro vogliono conoscere persone nuove».
Tra i tavoli della piazza ci saranno anche delle presenze ormai abituali. Come Montaha, siriana arrivata a Chiasso nel 2014 con la famiglia. «Mi piace cucinare, far vedere il nostro cibo e la nostra cultura e anche Festate come manifestazione – spiega –. Sono contenta soprattutto perché dopo due anni la vita è tornata a essere come prima. Le altre volte la mia cucina è stata molto apprezzata, per questo mi piace fare sempre di più. Sul mio tavolo ci saranno falafel, hummus, un dolce a base di pistacchio, sciroppo con le mele». Anche Sandra è siriana e vive a Chiasso dal 2013. «Questa città mi piace – ammette –. Avevo già partecipato a Festate prima del Covid con diverse connazionali che ritrovo quest’anno. Durante la festa cerchiamo di parlare italiano anche tra di noi, così anche le altre persone ci capiscono e possiamo dare spiegazioni sulle nostre pietanze, così come conoscere quelle proposte nel resto della piazza perché è interessante conoscere anche il resto». Sumaja ha lasciato la Siria una decina di anni fa. «Prima della pandemia ho partecipato due volte a Festate – ci dice –. Alle persone piace molto il cibo della Siria perché è qualcosa di nuovo. E in molti si informano sulla preparazione dei vari piatti. Questo è molto bello».
Per Roberta Donadini l’organizzazione di mercatini non è di certo una novità (a lei è affidato anche l’appuntamento settimanale del venerdì). Ma il lavoro delle ultime settimane ha decisamente lasciato il segno. «Siete la parte più bella di questo mercatino – sono state le parole rivolte in conclusione alle partecipanti –. Quello che mi avete trasmesso è molto importante. Dopo due anni di pandemia e restrizioni, vedervi mettere in gioco senza competizione e con la voglia di collaborare mi ha dato una grande carica. Dimostrate a tutti che le donne sono capaci di distinguersi». Un appello a cui dare seguito perché, soprattutto in occasioni d’incontro come Festate, l’integrazione passa anche dalla cucina.