Nel Distretto è presente l’unico fans club di Gino Mäder. ‘Siamo nati per caso a Innsbruck’. E per il 16 giugno si pensa a una ‘Casa Gino’
Fatica e sudore, ma anche allegria e divertimento. Il ciclismo è capace di condensare al suo interno varie ‘anime’. Dipende spesso da che parte della carreggiata ti trovi. Lo sa bene Gino Mäder, giovane corridore rossocrociato nato e cresciuto in Svizzera interna, che con il Mendrisiotto ha un legame speciale. Nel Distretto è infatti presente il suo unico fan club. «Lui è davvero un bravo ragazzo, disponibile e metodico nel suo lavoro. Noi facciamo il tifo per lui e viviamo il ciclismo come una festa. L’occasione per ritrovarsi in compagnia e passare una bella giornata», spiegano Nadir Fieni e Davide Bazzurri, che del gruppo di appassionati sono tra i primi fondatori. «Siamo nati in modo molto spontaneo e così vogliamo rimanere. Non abbiamo uno statuto o una tassa sociale. Ci siamo solo promessi di seguire almeno una volta all’anno una gara dove corre Gino». Un’occasione da non perdere è quindi la quinta tappa del Tour de Suisse, in programma sulle strade del Mendrisiotto (con arrivo a Novazzano) il prossimo 16 giugno. Mäder sarà al via insieme a una nutrita delegazione di ciclisti elvetici. «E noi ci saremo! Stiamo già pensando a come organizzarci. Vogliamo fare una ‘Casa Gino’ dove passare insieme la giornata e fare il tifo». Il luogo scelto è l’Osteria Sulmoni di Castello. «Porteremo il carro del Carnevale, dove appenderemo il nostro striscione».
A meritare di essere raccontata è anche la storia che ha portato questo gruppo di momò a fondare il fan club di un ciclista che non ha particolari legami con il Ticino. «Da ormai diversi anni andiamo regolarmente a seguire i mondiali di ciclismo, è un modo per conoscere posti diversi anche se generalmente non usciamo mai dall’Europa». Proprio in una di queste occasioni è scattata la scintilla. «Ci trovavamo a Innsbruck e stavamo seguendo la gara degli under 23, dove correvano diversi svizzeri. Erano quasi tutti atleti sconosciuti al grande pubblico. Durante la gara, per caso, siamo entrati in contatto con il papà di Gino. Ne è nata una bella discussione e gli abbiamo promesso che se il giorno dopo ci avesse fatto conoscere suo figlio, gli avremmo creato un fan club». Detto fatto, una volta rientrato a casa il gruppo di appassionati si è messo al lavoro. Per farsi riconoscere lungo il tracciato è stato creato uno striscione, una serie di magliette e i cappellini sono in arrivo. «Durante l’ultimo Tour de Romandie Gino ci ha anche salutati mentre correva», spiegano soddisfatti. «È un ragazzo davvero alla mano, sempre molto disponibile. Ci ha dato il suo numero di telefono ma non lo disturbiamo mai. In genere contattiamo suo padre, è con lui che abbiamo i contatti e che ci dà le informazioni sulle sue gare». Un modo, quello di Nadir e Davide, di vivere lo sport nella sua versione più spontanea e genuina. «Il ciclismo è davvero una disciplina fantastica, ti regala emozioni uniche e l’ambiente è sempre di positività mai di tifo ‘contro’».
Proprio da questi contatti è nata la visita che Gino ha fatto qualche tempo fa nel Mendrisiotto. «Lo abbiamo invitato durante il suo periodo di vacanza a venire a trovarci e ha accettato. Voleva pagarsi la stanza, ma visto che era nostro ospite abbiamo rifiutato». Il gruppo di tifosi, una trentina in tutto, si era anche offerto di ‘scortarlo’ a provare il tracciato della gara. «Ma ha rifiutato. Erano i suoi giorni di libero e voleva staccare completamente dalla bicicletta». La giornata è quindi stata trascorsa a portare Gino e la sua famiglia alla scoperta delle ‘chicche’ che la regione può offrire ai turisti (e non). «Volevamo portarlo a visitare una famosa macelleria e fare una degustazione, ma abbiamo scoperto che è vegetariano e quindi abbiamo cambiato i piani», affermano i due ridendo. «Siamo stati a pranzo in Valle di Muggio e poi siamo tornati a Chiasso». Lì si è svolta la serata con tutti gli amici e tifosi. Il tutto sulle note di Toto Cavadini e degustando i famosi paccheri col guanciale. «Un piatto che è diventato tradizionale per il nostro gruppo. Lo mangiamo sempre quando ci ritroviamo». Un momento conviviale che ha apprezzato soprattutto il giovane ciclista elvetico. «Ci siamo offerti più volte di accompagnarlo in albergo se si sentiva stanco o si annoiava, Invece è rimasto fino a serata inoltrata e poi si è fatto da Chiasso a Vacallo (dove alloggiava) a piedi. Lui è fatto così, sempre gentile e disponibile con tutti». Meraviglie del ciclismo.