A Chiasso oltre 30 profughi in un’ala del Tertianum grazie a una rete di solidarietà. Anna racconta la fuga dalla guerra con una figlia disabile
«Servono appartamenti privati, il flusso di arrivi e l’emergenza sono continui, ricevo tantissime telefonate ma non posso aiutare tutti». Lidia Canonico, regina del volontariato, dell’Associazione La Sorgente, lancia un nuovo appello per rispondere all’esodo di profughi ucraini in fuga da una guerra che non dà segnali di tregua. La pace, e, alla fine di tutto, qualche sorriso, per un piccolo-grande numero di salvati – oltre trenta, tra cui due famiglie di sordi – si manifesta tra i corridoi di un’ala con una dozzina di appartamenti messi a disposizione dal Tertianum Comacini di Chiasso, dopo che il suo direttore, Luca Cimaglia, ha accolto la richiesta di emergenza, che all’alba di lunedì ha visto 11 nuovi arrivi. «I loro racconti fanno rabbrividire. Spero che la guerra finisca», dichiara Lidia Canonico, coordinatrice dell’iniziativa di solidarietà concretizzatasi a Chiasso insieme a diversi volontari.
Tra gli ultimi arrivati a sud del Ticino incontriamo la famiglia di Anna, quattro figli dai 5 ai 23 anni e una 11enne disabile in carrozzina. «Dapprima ringrazio tutti i volontari che ci hanno aiutati. Adesso qui abbiamo tutto» dice, tradotta dall’ucraino da Virginia, che vive a Chiasso da 16 anni e che nel 2014 ha perso suo marito, ucciso nel primo giorno di guerra all’inizio della crisi russo-ucraina. «Abbiamo cominciato a scappare sin dallo scorso 24 febbraio, dal primo giorno dell’invasione, perché con la bambina disabile era troppo difficile scendere nei bunker» prosegue Anna, che prima del conflitto lavorava per lo Stato. «Ci siamo spostati di parente in parente, dove iniziavano sempre nuovi bombardamenti e dove non ci sentivamo più sicuri. Finché con l’auto siamo riusciti a raggiungere la Polonia». Nei prossimi giorni i figli di Anna saranno inseriti nelle scuole di Chiasso, mentre sono state avviate le pratiche per l’ottenimento del permesso S.
Anche Irina si trova qui da qualche giorno al sicuro con i suoi quattro figli di 7, 11, 12 e 14 anni. «Qua è tutto perfetto, ora stiamo tutti bene», dice con riconoscenza «dal profondo del cuore», mentre riassume un’odissea durata tre giorni di fughe e fame, senza dormire. C’è una speranza di tornare alle vostre case? «Sì, al cento per cento», s’inserisce serafico il bambino di 7 anni, trovando il sorriso dell’intera famiglia. Ma poi il clima si fa di nuovo serio, quando la madre racconta del padre e del figlio più grande, rimasti in patria a combattere. «Ringraziamo Dio che li sento ogni giorno». Presto i ragazzi saranno inseriti a scuola. Intanto, hanno già imparato qualche parola di italiano su Internet e ne danno prova con fierezza. Irina, prima del conflitto, era volontaria e aiutava le persone bisognose.
Anna, Irina e i loro figli sono arrivati a Chiasso dalla Polonia, dalla città di Medyka, grazie all’intraprendenza di Roberto Bucci, 47 anni, autista di professione, al suo quarto viaggio che lo ha visto fare la spola tra il Ticino e il paese confinante con l’Ucraina, con a bordo del suo furgoncino i rifugiati. «Io lo faccio col cuore, spassionatamente, per puro volontariato e sempre con il sorriso. È spettacolare tutto quanto sto ricevendo in dono da questi viaggi e da queste persone. Ho cercato di attivarmi da subito, dall’inizio della guerra, cercando da solo i fondi privatamente, senza l’aiuto di associazioni. Conosco molto bene il popolo ucraino, perché la mia ex moglie viveva a 40 chilometri da Odessa, dove stanno facendo lo schifo per il Donbass e la Crimea». La solidarietà per i profughi ucraini nel Mendrisiotto si sta dimostrando in più luoghi. Evidenzia Roberto Bucci: «A Vacallo, con il sindaco Marco Rizza: qui si è creata una grande solidarietà in quello che io chiamo il "Palazzo Ucraina", perché vi alloggiano 14-15 famiglie. Non passa sera che una di loro non mi inviti a cena. Sono momenti bellissimi, c’è una solidarietà incredibile, il sindaco collabora enormemente. Sono state avviate tante attività per queste famiglie, dalle lezioni di italiano, alla spesa garantita dalla gente del luogo che si reca porta a porta dai rifugiati a chiedere loro di cosa hanno bisogno». L’aiuto di Bucci, grazie alla sensibilità di numerosi abitanti e aziende locali, è ampio: «Nell’ultimo viaggio in Polonia abbiamo distribuito a favore degli ucraini a ridosso della frontiera, su più furgoncini, alcune tonnellate, fra cibo, pannolini, latte in polvere».
A favore dell’iniziativa al Tertianum di Chiasso hanno risposto in molti, tra la popolazione, quando il direttore, Luca Cimaglia, ha richiesto chi fosse disposto a fornire il mobilio – letti, tavolini, sedie – per arredare la dozzina di appartamenti di due locali e mezzo l’uno messi a disposizione per le famiglie in fuga dalla guerra. «La solidarietà da parte degli abitanti è stata immediata. E inoltre abbiamo ricevuto a favore dei profughi ucraini due importanti donazioni: una famiglia del Mendrisiotto ha versato 1’500 franchi; inoltre una signora, che ha voluto mantenere l’anonimato, ha offerto 20mila franchi in contanti. Somme che stiamo utilizzando principalmente per la spesa alimentare dei rifugiati ospiti da noi». Difficile azzardare pronostici sulla fine della guerra e di conseguenza di quanto tempo sarà necessario ospitare le famiglie al Tertianum. «Proprio oggi mi è stato chiesto d’indicare un periodo di massima in un formulario per ottenere i permessi, e io ho scritto, 31 dicembre».