L’assalto nella notte di lunedì in zona Marcetto ai danni di un allevatore. Le autorità cantonali stanno verificando se si tratta di un lupo
Nessuno se la sente sinora di gridare ‘al lupo, al lupo’. Tutti, qui nel Mendrisiotto come nei locali dell’Ufficio della caccia e della pesca a Bellinzona, ci vanno cauti. Quanto all’irreparabile, però, è già successo. Se lo è trovato davanti agli occhi ieri mattina, martedì, di buonora, Remo Albertoni. Oltre il recinto, lì a Novazzano, a pochi passi dal valico di Marcetto, giacevano sul prato dieci agnelli e tre pecore uccisi dall’attacco di un predatore, un canide che ora andrà identificato. Una scena sconcertante e impensabile a ridosso della zona urbana e un colpo al cuore per questo «allevatore per passione», ci dice ancora scosso per quanto accaduto. «Vedere i miei agnelli sbranati alla gola – racconta a ‘laRegione’ – è stato come ricevere una coltellata. Non è stata risparmiata neppure la più socievole del gregge. Una pecora con gli occhi neri che al mio arrivo mi veniva incontro sempre per prima, a prendersi la sua razione di pane». All’allevatore sono rimaste solo tre pecore in quel luogo, le uniche a essersi salvate dall’assalto.
Insomma, tutto si sarebbe aspettato Remo Albertoni, un ferroviere con l’amore per la terra, ma non di dover fare i conti con un fatto del genere. «In passato – fruga nella sua memoria – era capitato che un cane sbandato venuto da oltreconfine azzannasse i miei animali: ma parliamo di uno, due al massimo tre. E pensare – ci mette a parte – che ieri sera (lunedì sera per chi legge, ndr) mi hanno avvisato che in zona si aggirava qualcosa dalle sembianze di un lupo. Ma il fatto di aver cintato per bene l’area mi rassicurava: con il caldo primaverile, d’altra parte, le pecore la notte si godono il pascolo. Invece...». Per l’uomo il risveglio è stato così ancora più amaro.
In effetti, un avvistamento la sera precedente il fattaccio c’era stato. «Mi trovavo da quelle parti – ricostruisce Eros Deberti, consigliere comunale a Novazzano –, erano passate da poco le 19, quando ho visto qualcosa in mezzo al prato (e non era un capriolo) e ho chiamato un familiare per avere man forte; poi ci siamo muniti di cannocchiale: non ci sembrava possibile potesse essere un lupo o simile. Eppure, sebbene lontani, l’impressione era proprio quella. A quel punto – ci spiega– ho cercato di mettermi in contatto con l’Ufficio caccia e pesca e con il guardacaccia e ho messo sul chi va là il contadino del posto. Una presenza del genere, d’altro canto, ci ammutolisce: le abitazioni sono a due passi e in zona vi sono pure dei percorsi vita ben frequentati». Ciò che ha lasciato sul terreno il passaggio del canide, purtroppo, è cronaca delle ore successive.
Se ne sono resi conto anche il guardacaccia e il veterinario che ieri in giornata hanno effettuato un sopralluogo per rendersi conto di quanto accaduto e avviare di seguito la procedura di rito. Già in mattinata, infatti, sono stati prelevati dei campioni – dei tamponi – per isolare la saliva dell’animale e verificare se si tratta di un lupo, di un lupo cecoslovacco o di un cane randagio: tutte le ipotesi al momento sono aperte. Così come sarà da capire la provenienza del predatore e se quella di lunedì è stata una incursione isolata o ne seguiranno altre. Per fare chiarezza a questo punto non resta, dunque, che attendere il riscontro delle analisi e quindi le risposte dagli specialistici. «Ci vorrà del tempo – ci dice Remo Albertoni – ma voglio capire come è andata».
All’Ufficio della caccia e della pesca del Dipartimento del territorio, da noi contattato, per ora non ci si pronuncia sul caso. Prima si preferisce avere tutti gli elementi sul tavolo, ci fanno sapere. Ciò che è certo, da subito, è che davvero il Mendrisiotto non pensava di ritrovarsi ad avere a che fare pure con l’aggressione di un predatore. Sin qui, al massimo, agricoltori e viticoltori avevano dovuto vedersela con gli ungulati, cinghiali in particolare, non di rado finiti a scorrazzare anche nei giardini di qualche villetta a ridosso dell’area boschiva. Finora, in effetti, il lupo era rimasta una questione confinata piuttosto nel Sopraceneri, come hanno testimoniato gli ultimi episodi avvenuti nei giorni scorsi nel Locarnese.