In cantiere entro il 2023 un impianto che darà modo di dipendere meno dalle forniture estere. Smaltire scarti organici smagrirà il sacco dei rifiuti
La produzione casalinga di biogas (anzi, di biometano) nel Mendrisiotto non risolverà tutti i problemi energetici della regione e nemmeno coprirà per intero la ‘fame’ di corrente elettrica, ma almeno è un inizio. Anzi rappresenta persino un primo passo per affrancarsi un po’ dalle forniture estere di gas. E di questi tempi, visto l’aria che tira nell’est dell’Europa, questa opportunità è meglio di nulla. A Stabio e a Chiasso, del resto, ci scommettono da qualche anno su questo progetto, da quando i due Comuni – braccio operativo le rispettive aziende, Ams e Age Sa – hanno messo in cantiere la realizzazione nella zona industriale di Stabio (in via Lische) di un impianto a biogas, appunto. Impianto che, nei piani, si immagina di varare alla fine del 2023. Restituendo così una valida alternativa per smaltire e recuperare gli scarti organici del Mendrisiotto: dal campo del contadino all’economia domestica. E con i ritocchi recenti apportati alle tasse sui rifiuti – in particolare in alcuni Comuni – è un incoraggiamento anche per i cittadini-consumatori. I tecnici stimano, infatti, che quasi il 30 per cento di ciò che finisce nella spazzatura potrebbe essere compostato o alimentare un tale apparato.
Il traguardo, d’altra parte, è fissato; e le idee sono chiare, in tasca dal 2018 la licenza edilizia e in campo dall’aprile dell’anno scorso la società anonima chiamata a gestire l’operazione. Certo al momento centrare l’obiettivo non è semplice, con una pandemia nel mezzo e il rincaro delle materie prime. «Noi però ci crediamo», ci conferma con determinazione Gianpaolo Pontarolo, membro della Biogas Stabio Sa ma soprattutto responsabile delle Ams, le Aziende municipalizzate del Comune di Stabio. «Da qualche parte – aggiunge – bisogna pur cominciare». A corroborare le parole del dirigente, poi, ci sono i numeri. Poter contare su un tale impianto a biogas prospetta la possibilità di gestire 5mila tonnellate di biomassa all’anno – dato che, si annuncia, potrà essere incrementato in una fase successiva – e produrre 250mila metri cubi l’anno di biometano. Senza trascurare il sottoprodotto della fermentazione, circa 5mila tonnellate l’anno di digestato da utilizzare come fertilizzante in agricoltura.
Di sicuro i promotori, i due Comuni soci in ‘affari’ al 50 per cento in questa iniziativa, la settimana scorsa a Mendrisio avranno fatto di tutto per ‘contagiare’ con la loro fiducia i rappresentanti dei Municipi del Distretto che siedono nel Gruppo delle collaborazioni intercomunali. «L’incontro – spiega a ‘laRegione’ Pontarolo – ci ha offerto l’occasione per presentare lo stato dell’arte del progetto e abbiamo colto da parte di tutti un certo interesse». D’altro canto, dalle prime discussioni di passi avanti se ne sono fatti. Non da ultimo con la decisione, sposata lunedì sera dal Consiglio comunale di Stabio, di allargare il Consiglio di amministrazione a un rappresentante (il presidente) della Società agricola del Mendrisiotto (Sam). Una scelta strategica, osserviamo.
«Per noi rappresenta un vantaggio avere con noi la Sam – commenta il responsabile delle Ams –. In particolare, per la modalità con cui si entra in contatto con tutti gli associati dell’Associazione; e penso agli agricoltori ma pure alla Scuola agraria di Mezzana, che ha già espresso il suo interesse per l’iniziativa. In questo momento, in ogni caso, stiamo portando avanti le discussioni con diversi potenziali fornitori di biomassa; sondando i più grossi, e mi riferisco a mense, case anziani e agli stessi Comuni. Sin qui, comunque, non abbiamo ancora avviato una campagna a tappeto: lo faremo quando partirà il cantiere dei lavori (l’idea è tra la fine dell’anno e l’inizio del 2023). Ciò non toglie che se vi sono degli interessati a livello regionale, si possono annunciare».
La società, presieduta dal sindaco di Chiasso Bruno Arrigoni, si sta muovendo anche su un altro fronte. «In effetti, dopo aver verificato di nuovo il business plan relativo all’impianto e alle attività previste – ci fa sapere Pontarolo –, stiamo valutando le offerte per la costruzione della struttura – che accanto avrà pure una stazione di raffinazione, ndr –; e stiamo attendendo delle risposte». In origine le ipotesi sull’investimento parlavano di circa 4 milioni di franchi. Poi da calibrare ci saranno pure le tariffe, da mantenere in linea con il mercato. Ai municipali sono state date delle indicazioni, ma il dirigente su questo punto preferisce mantenere il riserbo.
Se da una parte ci sono i costi, sull’altro piatto della bilancia i promotori mettono i vantaggi. «Che sono diversi – assicura Pontarolo –. Innanzitutto, vi è l’opportunità per i Comuni di istituire un servizio efficiente e sostenibile di raccolta dell’umido, in collaborazione con la società – l’impianto è pur sempre di proprietà pubblica, ndr –. Poi c’è l’aspetto della produzione locale di biogas, neutra dal punto di vista delle emissioni di gas serra. Inoltre, ci si prefigge di ridurre al minimo l’impatto ambientale dei trasporti, grazie anche a delle sinergie. Non da ultimo, si creeranno posti di lavoro specializzati».
Gli argomenti, insomma, non mancano per essere della partita: si può immaginare che questa avventura, salpata con due Comuni (e due Aziende) a bordo, possa imbarcare un terzo attore, come Mendrisio, titolare della terza Azienda di servizi (le Aim)? «A mio parere personale, condiviso anche dai colleghi, di sicuro verso Mendrisio c’è apertura – ribadisce Pontarolo –. Anzi, direi che la porta non è mai stata chiusa, essendo anche la Città distributrice di gas. Il discorso, infatti, era già stato intavolato anni fa, ma in quel momento vi erano altre priorità e non si è preso l’impegno». Quindi, mai dire mai. D’altro canto, la collaborazione tra Ams, Age Sa e Aim non manca e potrebbe pure portare più lontano.