Depositato un progetto per convertire un capannone in Zona Segoma a deposito per la raccolta e il riciclo di pneumatici usati
Rinascere dalle proprie ceneri non è un’impresa facile. La Pm Ecorecycling ci sta provando, di nuovo. Messa in ginocchio da due incendi - risultati entrambi dolosi -, l’azienda che da anni recupera e ricicla pneumatici usati ha deciso di rimettersi in piedi, anche dopo l’ulteriore ‘stop’ forzato del dicembre del 2020. Ovvero quando il fuoco, ancora una volta, ha mandato in fumo in poche ore merce e speranze, oltre che la possibilità di lavorare. La società (oggi una Sa) è intenzionata, infatti, a ricominciare, ma da una nuova sede - a Riva San Vitale - e con una attività ridotta rispetto alla quotidianità conosciuta sin qui in via Adorna a Mendrisio. Il primo passo lo si è compiuto a inizio febbraio, ufficializzando a Registro di commercio il cambio di indirizzo. Poi giusto in questi giorni all’albo del Comune sulle rive del Ceresio l’iniziativa ha preso forma in via definitiva.
In effetti, la ditta ha firmato di recente una domanda di costruzione per la trasformazione di parte di un capannone, già esistente nella zona di Segoma, in un deposito dove poter continuare a recuperare i copertoni esausti. Di fatto la Pm Ecorecycling entrerà negli spazi sinora destinati a una carrozzeria. A questo punto il dossier, in pubblicazione sino al 2 marzo prossimo, passerà all’esame del Municipio e dei servizi cantonali.
L’incarto è corposo e non lascia nulla al caso. Chi maneggia le gomme dismesse delle auto sa bene di occuparsi di una attività delicata e di avere gli occhi di tutti addosso. L’azienda ha già messo, quindi, sul tavolo delle autorità rivensi le autorizzazioni cantonali e federale di cui è in possesso da tempo. D’altro canto, si è deciso di ripartire da numeri più contenuti di quelli del passato. Le carte prospettano lo stoccaggio di un massimo di 7’500 copertoni, che non supereranno le 60 tonnellate. Una volta convertito con una spesa di 50mila franchi, il capannone sarà così suddiviso, da progetto, in due aree: la prima orientata verso la facciata est sarà riservata alla lavorazione e allo smaltimento - in buona sostanza “cernita e smistamento” -, la seconda, per lo più al piano terra, verrà adibita al deposito vero e proprio. Per contenere i volumi, le gomme verranno poi sistemate solo dopo averle compresse grazie a una “macchina doppiatrice”. Apparecchiatura ad aria compressa che darà modo di mettere i copertoni uno dentro l’altro, già pronti per essere trasportati verso la destinazione finale e l’esportazione.
Colpisce, sfogliando l’incarto, quante pagine siano dedicate alle misure di protezione, in particolare antincendio, forti delle norme e dell’esperienza. I promotori si sono affidati infatti a una esperta per mettere a punto la strategia operativa. Specialista che ha consegnato ‘un attestato di conformità’ e il certificato d’idoneità all’intervento. Un responso raggiunto attraverso l’adozione di tutta una serie di provvedimenti e cautele, a cominciare dalla mossa di confinare la superficie dedicata al deposito del materiale attraverso delle pareti tagliafuoco. A questo dispositivo si aggiungeranno porte ad hoc “nei punti di passaggio delle aree di stoccaggio alle aree di lavorazione”, nuove vie di fuga e il potenziamento del sistema di sorveglianza.
Depositati tutti i documenti necessari, lanciando uno sguardo alle mappe di Riva San Vitale si capisce subito, però, che l’esame dell’autorità locale sarà puntiglioso. La ditta va, infatti, a inserirsi in una zona che già in passato aveva attirato l’attenzione del Comune e dei pianificatori. Su quel terreno ci si era già affacciati a suo tempo - ormai cinque anni orsono - con la richiesta di insediare un’attività per la lavorazione di inerti. Una iniziativa che aveva innescato una serie di opposizioni e suscitato una vera e propria sollevazione popolare.
Quanto basta per convincere, all’epoca, il Municipio rivense della necessità di ragionare su una zona di pianificazione. Quel comparto classificato sinora a Piano regolatore (Pr) come area industriale, nella variante pianificatoria è stato così come ‘zona per il lavoro’. A livello comunale, in effetti, si è già portato a termine la procedura: oggi i piani, come ci confermano dai servizi comunali, sono davanti al Consiglio di Stato, che nel merito (della zona industriale) dovrà pronunciarsi anche su un ricorso. Di conseguenza, la variante di Pr entrerà in vigore una volta ultimato l’esame. Da prassi però già oggi ogni nuovo progetto che interessa Segoma non può presentarsi in contrasto con i contenuti delle future norme.
Il nodo della convivenza, del resto, è sempre stato sensibile anche a Mendrisio per la Pm Ecorecycling. Tant’è che neppure le rassicurazioni cantonali tanto sulle misure di sicurezza adottate dalla ditta - soprattutto dopo i due episodi incendiari di cui è stata vittima e che sono finiti entrambi alla lente della Procura - che sull’"impatto contenuto" sull’ambiente del rogo del 2020, a suo tempo hanno permesso di chiudere, di fatto, la vertenza aperta con la Città di Mendrisio. «La volontà del Municipio - fa memoria Samuel Maffi, a capo del dicastero Sicurezza pubblica - è sempre stata espressa in modo chiaro nelle risposte alle interrogazioni e a mezzo stampa: non si voleva più quel tipo di attività in quella zona». Il municipale rivendica fin dall’inizio l’agire «corretto ma fermo» dell’esecutivo. «Infatti, da parte nostra non è stato lasciato nulla al caso ai vari livelli».
Un contesto ostile che, sommato alla possibile attuazione di ulteriori eventuali provvedimenti, ha con tutta probabilità convinto a fare le valigie, destinazione Riva San Vitale. Come andrà a finire? Per saperlo non rimane che attendere la fine della procedura edilizia. Alla Pm Ecorecycling di sicuro incrociano già le dita. Sinora hanno dimostrato di non volervi arrendere, neanche di fronte alle avversità.