Mendrisiotto

Amac: ‘Facciamo colonie da 20 anni, ora siamo in difficoltà’

L’associazione di monitori con sede a Mendrisio organizza anche corsi e manifestazioni. ‘Soffriamo la concorrenza delle colonie diurne’

Un momento di gioia durante l’ultima colonia dell’Amac
(Archivio Ti-Press)
12 dicembre 2021
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“Quest’estate vado in colonia”. Una frase che, da bambini, sentivamo dire spesso nelle aule scolastiche o tra gruppi di amici. Passare qualche settimana lontano da casa, giocando e imparando, è un’attività che molti di noi hanno potuto sperimentare in tenera età. Esperienza resa possibile grazie alla disponibilità di monitori che, sacrificando qualche settimana di vacanza, si mettono ogni anno a disposizione. Proprio da un gruppo di loro, oltre 20 anni fa, è nata l’idea di fondare l’Associazione monitori e animatori colonie (Amac). «Eravamo un gruppi di monitori che da qualche anno si ritrovava ogni estate alla colonia di Rodi. Ci siamo sempre trovati bene tra di noi e abbiamo pensato: perché non fare qualcosa anche il resto dell’anno? Abbiamo così fondato Amac», spiega il presidente Michele Aramini. «Inizialmente volevano proporre delle attività solo per i monitori, per non perdersi di vista e mantenere il bel legame che si crea durante le settimane passate a far divertire i bambini». Negli anni l’associazione con sede a Mendrisio è però cresciuta e ora conta 160 membri provenienti da tutto il Ticino. «Pian piano abbiamo iniziato a fare sempre più attività, organizzando anche delle colonie interamente gestite da noi. Durante l’anno partecipiamo a diverse manifestazioni, come la Sagra dell’uva di Mendrisio, che ci permettono di raccogliere i soldi necessari per le nostre attività». Tra le varie proposte dell’associazione ci sono anche i corsi di formazione per monitori, generalmente organizzati nel mese di maggio. «Ci occupiamo anche di altri temi, come la prevenzione degli abusi nelle associazioni», precisa Aramini che è però preoccupato per il futuro dell’associazione.

‘Senza attività mancano i fondi’

«Sono due anni che non riusciamo a organizzare le nostre attività durante l’anno a causa della pandemia. È un disastro. L’estate scorsa per fortuna abbiamo potuto, fra mille difficoltà organizzative, svolgere le colonie», racconta amareggiato il presidente. «Questo per noi è un grande problema, visto che poi ci mancano i fondi per andare avanti. Non abbiamo mai avuto un grande capitale, i soldi raccolti sono sempre stati spesi in favore dei bambini e per far fronte alle spese fisse». Una situazione che ha costretto l’associazione a cambiare sede, trovando una sistemazione meno costosa, e a spostare il materiale nei magazzini messi a disposizione gratuitamente per due anni dalla città di Mendrisio. «La solidarietà ricevuta è stata davvero inaspettata. La gente e le autorità hanno capito la bontà del nostro lavoro e ci hanno dato una mano con donazioni. Non possiamo però andare avanti a lungo a chiedere soldi alla gente. Siamo dispiaciuti perché per 20 anni siamo riusciti a ‘campare’ senza dover dipendere dagli altri. Abbiamo sempre fatto tutto con le nostre forze, anche andando a cucinare per enti e società o mettendoci a disposizione per altri lavori», prosegue Aramini.

‘Soffriamo la concorrenza delle colonie diurne’

Tra i membri dell’associazione c’è comunque la consapevolezza di avere una solida esperienza alle spalle. «Negli anni abbiamo visto come sono cambiati i bambini. Il modo di fare colonia è infatti in costante evoluzione insieme alla pedagogia e anche per noi monitori di lungo corso c’è sempre qualcosa di nuovo da conoscere». Nonostante ciò il mondo delle colonie è in difficoltà. La maggior offerta di attività estive per i bambini fa sì che sempre meno famiglie scelgono di mandare i propri figli in colonia. «Per questo motivo quest’estate abbiamo fondato un’associazione delle colonie. Vogliamo riportare questa attività in primo piano». Tra chi fa maggiore concorrenza ci sono le colonie diurne. «Sono attività sicuramente molto valide, ma non le si possono definire ‘colonie’. Alla base del concetto della colonia c’è infatti la residenzialità, lo stare via da casa per almeno due settimane. È un’esperienza nuova che offre degli insegnamenti molto importanti ai bambini e che un’attività diurna non può offrire». In 20 anni di attività, Michele Aramini ha avuto modo di conoscere tanti giovani che si sono messi a disposizione come monitori o animatori: «Non vedo una diminuzione di volontari, ma un cambiamento nella loro tipologia. Una volta erano per la maggior parte studenti del settore, che avevano anche un interesse nel fare esperienza e partecipavano alla colonia per magari diversi anni di fila. Ora invece i ragazzi arrivano dagli ambiti più disparati, che è anche una ricchezza e un valore aggiunto, ma restano molto meno. Partecipano un anno e poi vanno. C’è molta più mobilità, lo vedo anche in altri settori nei quali lavoro. Probabilmente sono cambiati i tempi».