Il Tribunale federale rinvia Mendrisio e Stabio alla decisione definitiva. Non ci sono ragioni preponderanti per attivare subito la chiusura oraria
Il verdetto (preliminare) del Tribunale federale è calato un po’ a sorpresa sull’Alto Mendrisiotto: sulla chiusura oraria del nucleo di Ligornetto vale l’effetto sospensivo. Detto altrimenti non cambierà nulla, non per ora: il traffico veicolare dei pendolari potrà continuare a passare dal centro del Quartiere di Mendrisio. Sulla misura difesa da anni ormai dalla Città l’Alta Corte, invece, non si schiera. Per sapere da che parte penderà la bilancia tanto il Municipio del capoluogo che i colleghi di Stabio – da sempre avversari di quel divieto e fautori della ‘sospensione’ – dovranno attendere la decisione finale. Sentenza che, si stima, potrebbe giungere fra sei mesi come fra un anno-un anno e mezzo. I giudici, del resto, hanno fatto capire che di fretta non ce n’è. O meglio non sussistono motivi preponderanti per agire nell’immediato, sebbene la situazione sia insoddisfacente. Anzi, ai loro occhi Mendrisio non è riuscito a dimostrare in modo serio l’urgenza di bloccare il viavai parassitario. Anche perché la situazione attuale è nota a tutti e soprattutto perdura da tempo. Come dire che aspettare un altro po’ non modifica gli equilibri della viabilità.
Certo non andatelo a dire all’autorità mendrisiense, determinata a spendersi in tutti i modi a tutela di chi vive nel ‘cuore’ di Ligornetto. In questo caso, però, la Città non ha trovato un ‘alleato’ nel Cantone, il quale – come emerge dalle carte – non ha visto nella chiusura immediata a fasce orarie del nucleo locale un interesse prevalente. Stupiti? «La posizione del Cantone ci sorprende – ammette Samuel Maffi, capodicastero Sicurezza pubblica –, ma è comprensibile. Si è preferito non avere problemi sulle strade principali. In un certo senso si sacrifica il centro del Quartiere con buona pace di tutti». Come è stata accolta la decisione del Tribunale federale? «L’esecutivo se ne rammarica ma ne prende atto – ci risponde Maffi –. Qui in ogni caso si tratta di tutelare gli abitanti del nucleo, la mobilità dolce. Ciascuno si prenda quindi le sue responsabilità». Dal canto suo l’autorità locale ci ha provato fino in fondo, tanto da sbarrare per soli tre giorni il transito. Salvo poi venire richiamata da Losanna. «Adesso aspetteremo con serenità i tempi ordinari della giustizia, consapevoli – rilancia il capodicastero – che una certa reale pericolosità su quella strada c’è. È un collegamento inadeguato ad assorbire dai sette agli ottomila veicoli al giorno. Vorrà dire che per questo anno e mezzo resteremo sul chi va là e cercheremo di capire se vi sono misure alternative per diminuire i rischi al di là dei controlli della velocità».