Samuel Maffi, capodicastero Sicurezza pubblica della Città, spiega perché si è agito prima del parere del Tribunale federale
È durata tre giorni, quasi lo spazio di un mattino, la chiusura a fasce orarie al traffico pendolare del nucleo di Ligornetto. Finché il Tribunale federale (Tf) non si pronuncerà sulla richiesta avanzata da Stabio – a corredo del ricorso – di applicare l’effetto sospensivo sulla misura, la Città di Mendrisio dovrà incappucciare (di nuovo) la segnaletica e congelare i lasciapassare concessi e le richieste di deroghe ricevute. In ogni caso dentro le stanze del dicastero Sicurezza pubblica non sono stati colti di sorpresa. «Era nei piani – ammette Samuel Maffi – e quando questa mattina (mercoledì, ndr) abbiamo ricevuto la comunicazione da Losanna, con spirito di responsabilità e massima prudenza nell’interpretare le indicazioni dei giudici abbiamo deciso di sospendere momentaneamente il provvedimento». In buona sostanza nello scritto recapitato a Palazzo civico l’Alta Corte sollecita, d’un canto, le osservazioni sulla richiesta dell’esecutivo di Stabio – contrario al divieto orario –, e ordina dall’altro di non prendere misure esecutive. Inutile dire, fa capire il capodicastero, che a Mendrisio si contesta l’effetto sospensivo e il danno ambientale lamentato dai vicini. A questo punto non resta che attendere il parere del Tf, che si confida possa giungere entro dicembre. Una decisione che, a sua volta, avrà i suoi effetti. Di fatto, come ci spiega ancora Maffi, se sarà favorevole a una sospensione, tutto sarà rinviato di un anno e mezzo circa, fino alla sentenza finale, se si rivelerà sfavorevole – «come noi speriamo» – scatterà di nuovo il blocco mattutino e serale.
Da subito, lunedì, sull’introduzione del blocco imposto al traffico considerato parassitario per il ‘cuore’ di Ligornetto, si è creato il caos e si sono innescate le polemiche. Non è stato un po’ rischioso precorrere i tempi? «Di sicuro questi tre giorni sono stati un banco di prova visto le reazioni generali degli automobilisti ticinesi – ci risponde Maffi –. Un rischio? Il nostro non è stato un gesto provocatorio, ma semmai di difesa a denti stretti di una situazione particolare. Consapevoli che la limitazione che ci accingevamo ad applicare è stata ritenuta sopportabile dalle varie istanze interpellate sin qui. Parliamoci chiaro – richiama il municipale –, davanti al pericolo concreto e costante a cui sono sottoposti pedoni, ciclisti e gli abitanti della zona a fronte di un nucleo attraversato da migliaia di veicoli, si è dato il tutto per tutto a tutela della parte debole della cittadinanza, rivendicando altresì l’autonomia su una strada comunale. Spero che la popolazione capisca l’agire dell’esecutivo».
Ancora una volta, però, la chiusura al traffico di una strada non ha raccolto solo consensi, pur in una realtà, quella del Mendrisiotto, messa a dura prova da ingorghi e colonne. «Capisco le rimostranze di chi passa il tempo in coda – annota Maffi –, ma mi domando dove sia la soglia di tolleranza dei cittadini del Distretto. Siamo ancora sacrificabili? Fino a quando, in altre parole, si sarà disposti a sopportare 70mila veicoli da sud, per la maggior parte diretti nell’area del Luganese?». L’interrogativo è di stringente attualità. Il sindaco di Stabio Simone Castelletti da queste colonne ha auspicato un tavolo di lavoro allargato e alla presenza dei responsabili cantonali. «Più che un altro gruppo di lavoro – esterna il capodicastero – la regione attende una soluzione globale, che certo non sarà indolore per qualcuno. Ciò che si chiede è che il Cantone valuti un rimedio forte sul tema del traffico».