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Una ‘casa per la popolazione’ a Morbio Inferiore

Il modello de LaFilanda di Mendrisio ha spronato un gruppo di consiglieri comunali a chiedere al Municipio di ripetere l'esperienza in paese

Si ha voglia di un nucleo più vivo (Ti-Press)
27 agosto 2021
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Edifici chiusi, vetrine vuote: il ‘cuore’ del paese di Morbio Inferiore a tratti non restituisce il meglio di sé. Così anche gli stabili finiscono nella lista degli ‘ex’, come i vecchi negozi o l’ufficio postale o ancora qualche ritrovo (come la Trattoria del Persico). Tra i banchi del legislativo – in modo trasversale – si è convinti che serva una ragione per far rinascere il centro storico del comune. Anche perché “l’immagine del nucleo ha un grande margine di miglioramento” come luogo di servizi e di aggregazione: su questo punto varie forze politiche concordano. Aperto il dibattito, un gruppo di sette consiglieri comunali ha messo sul tavolo pure un possibile rimedio, prendendo spunto da un progetto riuscito: il Centro culturale LaFilanda di Mendrisio.

“Crediamo che si tratti di un modello da imitare” e che reinterpretato a misura di Morbio “potrebbe portare grande giovamento anche al nostro Comune”, dicono a una voce. Gaia Mombelli (Morbio 2030) e Raffaele Crivelli (Ppd) – primi firmatari di una interrogazione appena recapitata al Municipio – e con loro Annamaria Patullo (Morbio 2030), Enrico Pusterla (Ppd), Paola Andrighetto (Lega/Udc), Rolf Stephani (Morbio 2030) e Sabina Mordasini Nebuloni (Plr), hanno già individuato l’edificio che potrebbe rispondere alla bisogna e alle aspirazioni dei cittadini: Casa Cereghetti, ovvero l’immobile che sino a poco tempo fa era un asilo infantile, di proprietà della Parrocchia.

Casa Cereghetti, il 'luogo ideale'

Il drappello di consiglieri già se la figura: questa casa appare ai loro occhi come il “luogo ideale” per dare forma al progetto per la sua centralità e accessibilità, per gli spazi e le infrastrutture a disposizione – fra cui una cucina – e per l’ampio giardino, dove è presente pure un parco giochi. Lo stabile, ora “desolatamente vuoto” ma rimasto nella memoria dei morbiensi, andrebbe sì ristrutturato, ma verrebbe valorizzato – come bene culturale di interesse locale –, dando modo di ossequiare al contempo il volere del suo donatore, Giuseppe Cereghetti. Ciò che conta è passare all’azione. «Come studentessa e come giovane – ci mette a parte Gaia Mombelli, fra i promotori di un’interrogazione che ha le carte in regola per essere trasformata in mozione – sento e ho sentito molto (soprattutto durante il lockdown) il bisogno di veder vivere il nucleo del mio paese. Per noi non c’è molto da fare, dobbiamo guardare a Chiasso o a Mendrisio. Qui mancano spazi, anche un luogo dove poter studiare, trovarsi».

Tanti contenuti per una casa 'popolare'

E allora lo sguardo si è posato su Casa Cereghetti, innanzitutto per un fatto «sentimentale» – «è il mio ex asilo» –, poi per le sue potenzialità. Gli autori dell’interrogazione si sono già fatti un’idea sulle attività che potrebbero essere svolte all’interno dell’edificio, che diventerebbe così una sorta di ‘casa per la popolazione’. Tra le sue mura troverebbero un punto di riferimento tanto gli anziani che i bambini, vi si potrebbero coltivare la vita culturale e l’attenzione per l’ambiente e la sostenibilità, dando altresì un’impronta sociale appoggiandosi, suggeriscono i consiglieri, ad associazioni o imprese sociali; il tutto nel solco dell’Agenda 2030.

Ecco che Casa Cereghetti potrebbe essere “un luogo di lavoro e di studio”, oltre che “un luogo di scambio per oggetti ancora in buono stato” o ancora “un’oggettoteca”, come quella che già esiste a Locarno. Oppure vi si potrebbe realizzare “un piccolo anfiteatro/cinema”, oltre che “una sala per conferenze, eventi, mostre”. Ci si spinge anche a immaginare un asilo nido, una piccola caffetteria autogestita e un altrettanto piccolo negozio con prodotti di artigiani e artisti locali, oltre a un punto di ritiro per ConProBio e uno spazio da riservare al Caffè riparazione dell’Acsi. 

Interrogativi aperti

Lo spirito di iniziativa e la propositività, insomma, davvero non mancano. Adesso resta da misurare l’apertura e la volontà del Municipio. Con la consapevolezza che sul tavolo vi è già un progetto nell’ambito della terza età che coinvolge la Parrocchia e il Dss, il Dipartimento sanità e socialità. Ed è qui che si inseriscono gli interrogativi dei sette consiglieri. Per prima cosa, chiedono, il Municipio “sarebbe disposto ad attivarsi concretamente per farsi promotore della rinascita del nucleo del paese nelle sue funzioni di fornitore di servizi e di luogo di aggregazione?”, fissando così il principio. In seconda battuta, vi è la possibilità di “portare avanti un progetto per creare una casa per la popolazione?”.

Ed entrando nel merito, l’esecutivo “condivide l’idea che Casa Cereghetti possa essere il luogo ideale da cui partire per realizzare dei progetti tendenti agli scopi sopra esemplificati?”. Di conseguenza, l’autorità comunale è disponibile ad “avviare un dialogo con il Consiglio parrocchiale per trovare un accordo per l’utilizzo di Casa Cereghetti secondo gli scopi menzionati nell’interrogazione?”. Infine, domandano, “si può pensare alla creazione di una commissione per discutere e mettere a fuoco il progetto?”. Il sasso è lanciato.