La Sezione si prepara a scegliere un nuovo presidente dopo otto anni sfociati in un risultato elettorale 'sorprendente'
La sua missione Tiziano Calderari l'ha compiuta. Non c'è che dire. Si voleva far voltare pagina al Plr, e lui c'è riuscito con l'aiuto della sua squadra. Si aspirava a far cambiare gli equilibri politici della Città, e si è centrato l'obiettivo. Oggi sindacato e maggioranza relativa (con tre municipali) a Mendrisio sono sotto il segno dei liberali radicali. Con un partito che alle ultime elezioni comunali di aprile ha raccolto il 35,7 per cento dei consensi per la lista del Municipio e il 33,4 per cento per quella del Consiglio comunale. Così, dopo otto anni, il presidente della Sezione ha deciso di lasciare, e con lui il suo Ufficio presidenziale. L'annuncio è stato ufficializzato di recente davanti all'assemblea. Le 'dimissioni' saranno effettive a settembre. Per allora si conosceranno i nomi dei papabili alla sua successione. La Commissione cerca appena costituita ha di fronte a sé, infatti, l'estate per individuare le figure più adatte e proporle al plenum, a cui toccherà designare i nuovi vertici mendrisiensi. Sempre a settembre è, in effetti, prevista l'assemblea straordinaria chiamata a ratificare i nuovi vertici. In tempo utile per proiettarsi verso le elezioni del 2024. Sia chiaro, fa capire Calderari, una volta 'ex' resterà a disposizione.
Tanti vorrebbero abbandonare il campo da vincenti in politica. E in effetti a Tiziano Calderari un po' dispiace. Ci sono voluti anni, ma oggi i risultati, persino più generosi rispetto alle aspettative, si vedono. Ha rimesso il mandato, quindi? «Dopo otto anni era il momento giusto per chiudere questa bella avventura e lasciare spazio ad altre persone, con nuove idee, nuovi stimoli, un nuovo slancio per continuare il nostro lavoro guardando al futuro e, perché no, a traguardi più importanti». Insomma, la sua parte l'ha fatta? «Già Flavio Beretta, quando ha preso in mano la Sezione, ha aperto ai primi cambiamenti generazionali. La nostra idea era, infatti, quella di portare dei giovani e rimescolare un po' le carte, puntando su di loro. Ovvero su Samuel Maffi - già in Municipio, ndr -, Samuele Cavadini, Giovanni Poloni, Vincenzo Crimaldi, Gabriele Ponti e tanti altri. L'intento, del resto, era quello di far ripartire la Sezione con l'aiuto di tutti i Quartieri. Il nostro obiettivo era, non dico, riprenderci il terzo seggio, ma fare qualcosa per Mendrisio, mettendo al centro la Città e i suoi cittadini, i progetti e non i personalismi. Prediligendo la trasparenza ed evitando qualsiasi conflitto d'interesse».
Una strategia, quella della concretezza, che si è rivelata pagante. «Occorre avere le persone giuste e riuscire a creare una bella squadra, di amici, che sa lavorare bene e sui temi - conferma Calderari -. Infatti, siamo riusciti ad avere due potenziali candidati a sindaco - Samuel Maffi e Samuele Cavadini, ndr -. Lì, in effetti, c'è stato un grosso lavoro di preparazione. Sapevamo, insomma, che sarebbe arrivato quel giorno e volevamo essere pronti. Ma abbiamo iniziato a preparare il terreno cinque anni prima di poter scegliere tra due personalità forti. E fin dall'inizio abbiamo creduto alla possibilità di conquistare il sindacato. Poi, giunti al dunque, ci siamo detti: facciamolo. E ci siamo trovati come sindaco Samuele Cavadini, capace quest'anno di trascinare il partito».
La scelta del candidato a sindaco è stato un passaggio delicato, che sulle prime ha lasciato, però, qualche strascico. «È stata la scelta più difficile della mia presidenza - confessa Calderari -. In questi otto anni ci si è trovati a scegliere fra due municipali bravi e competenti, due amici, quindi forzatamente a escluderne uno. Una situazione che ha rivelato la grandezza di Maffi: sulle prime è rimasto deluso (è normale), ma poi ha capito che si doveva lavorare tutti assieme. E è stato così uno degli artefici nella campagna per il sindacato, ma soprattutto nelle fasi successive. In questi anni è stato il braccio destro di Cavadini in Municipio e del partito. Lo ha dimostrato mettendosi in lista a queste elezioni e ottenendo un grande risultato».
Cosa si aspettava in cuor suo? «Il mio obiettivo personale era quello di portare il Plr a essere il primo partito, il che avrebbe aperto le porte al terzo seggio - ammette il presidente -. Cosa che si è concretizzata, grazie ai nostri trascinatori, Cavadini e Maffi, e all'ingresso in Municipio di Massimo Cerutti. Certo non è stato facile. Per chi ha lavorato dietro le quinte, dunque, è una grande soddisfazione. Anche perché ci tenevamo a portare avanti le nostre idee». Consolidate le posizioni in una realtà per decenni governata dal Ppd, il responso delle urne favorevole al Plr ha forse un po' destabilizzato. Il clima dentro il Palazzo è cambiato? «Siamo ancora troppo vicini alle elezioni. È chiaro, il Ppd ha perso e quindi dovrà assestarsi, anche al suo interno. Pure loro hanno in vista un cambio di presidenza. In ogni caso, al di là di Cerutti, volto nuovo, gli altri municipali sono rimasti gli stessi. Certo, cambiano gli equilibri delle forze in campo (tra Plr e Ppd, ndr) - commenta Calderari -. Lo abbiamo notato in Consiglio comunale, soprattutto su alcuni temi. Da parte nostra puntiamo sulla concordanza. Come gruppo siamo disponibili a collaborare con tutti per portare avanti le buone idee insieme, indipendentemente dalla provenienza politica. Vogliamo il dialogo con tutti per il bene della Città. Cosa ci permettono di fare questi numeri elettorali? Trovare più maggioranze possibili, da Sinistra a Destra, al Centro. Concretizzando ciò in cui crediamo e quello che il Municipio propone».
Lo ha ribadito lei stesso, avete fatto leva sulle idee. Questa legislatura, però, è corta. Quali sono, quindi, le priorità che erediterà il suo successore? «In questi anni abbiamo puntato molto alla qualità di vita cittadina. Adesso occorre concentrarsi sul Piano direttore comunale e tutto quello che gli sta attorno: sarà uno dei temi principali di questo triennio - annota il presidente -. Qui, d'altro canto, si va a impostare la città del futuro. Senza trascurare la mobilità interna ai Quartieri, il traffico di transito (ma non solo). Poi ci sono progetti come il Parco di Villa Argentina e Valera, dove si dovrebbe arrivare al dunque. A livello di dicasteri, invece, resta aperta la tematica della nuova sede Aim, da rivedere, oltre alla ripresa delle reti dalla Città di Lugano. Un altro grande punto è che la pandemia ci ha cambiato la vita: le finanze e l'aiuto alla popolazione e agli attori economici saranno una sfida grandissima nei prossimi tre anni».
Le elezioni di aprile vi hanno dato modo di consolidare le posizioni: riuscirete a mantenerle? «Dovremo essere bravi, con responsabilità, ad accogliere il mandato e la fiducia che ci hanno dato i cittadini e fare del nostro meglio per dimostrare che li meritiamo - ci dice Calderari -. Non so cosa succederà fra tre anni. Certo il risultato quest'anno è stato sorprendente. Al mio successore faccio un in bocca al lupo per ottenere un risultato anche migliore del mio. Sono sicuro che se continuiamo a lavorare come in questi ultimi otto anni e se si riuscirà a livello di Municipio e Consiglio comunale a portare avanti le nostre idee, penso che la gente ne sarà contenta. Poi se ci darà il voto lo verificheremo nel 2024».
Avete già individuato i potenziali aspiranti presidenti? «Ci sono alcune persone con le quali abbiamo iniziato a parlare, per ora niente di concreto. Del resto, le mie dimissioni erano annunciate: si è concluso un ciclo in bellezza. In realtà, ero pronto a lasciare dopo l'elezione di Cavadini a sindaco, poi abbiamo ritenuto tutti assieme con l'Ufficio presidenziale di restare sino ad aprile per supportare al meglio i nostri candidati. Adesso è il momento giusto per passare il testimone e lasciare una sezione davvero unita, vivace e che vede tante persone nuove e giovani in grado di continuare il nostro lavoro nel partito e nelle istituzioni. Il ricambio è assicurato. In più c'è un ottimo feeling non solo all'interno della squadra ma anche con il Municipio. E se c'è da discutere su determinate tematiche, dal legislativo ci si fa sentire». In politica non capita tutti i giorni. «Questo clima lo abbiamo costruito».
Tornando alla politica cittadina: si è visto su più fronti che Mendrisio (come il Mendrisiotto) dovrà rafforzare il suo ruolo a livello cantonale per avere più voce in capitolo. Il Plr pensa di profilarsi in tal senso? «La Città, come capofila della regione dovrà farsi sentire sempre di più a Berna e a Bellinzona. Su alcuni temi lo ha già fatto, su altri lo farà di sicuro - garantisce Calderari -. Non è Mendrisio che si tira indietro. I due centri, Chiasso e Mendrisio, dovrebbero poi essere più uniti di quanto non lo siano già per portare avanti assieme le rivendicazioni. Staremo a vedere se nel Basso Mendrisiotto si muove davvero qualcosa in ambito aggregativo: aiuterebbe. In ogni caso, trovo che, visto come si sta muovendo il Municipio in questo ultimo anno e mezzo, si vada in quella direzione: riportare il Comune a essere un interlocutore forte per il Cantone. D'altro canto, come Plr ci siamo esposti molto sul dossier dell'autostrada: la terza corsia è una toppa, non la soluzione. E mi sembra che in molti, a livello trasversale, la pensino come noi».