Dopo la sconfitta alle elezioni comunali, è strappo fra la sezione i municipali uscenti (e non rieletti) Andrea Daldini e Tiziano Zucchetti
Le elezioni comunali del 18 aprile hanno causato un terremoto nel Partito popolare democratico (Ppd) di Monteceneri. Non solo è stata dimezzata la rappresentanza in Municipio, ma nessuno dei due uscenti è stato rieletto: al loro posto è entrata in esecutivo Letizia Ghilardi. Un ribaltone che ha portato allo strappo fra Andrea Daldini e Tiziano Zucchetti e la sezione: «L'obiettivo era far fuori me e Tiziano perché eravamo diventati scomodi» sostiene il primo. Il motivo? Le loro posizioni sarebbero state troppo spesso allineate alla Lega, cosa che avrebbe fatto storcere il naso a una parte della base del Ppd. E, pur essendo stati eletti in Consiglio comunale (Cc), Daldini e Zucchetti hanno deciso rispettivamente di lasciare il partito e la politica attiva. Ne abbiamo parlato coi diretti interessati.
«Non ci siamo sentiti sostenuti nonostante ci fossero state date delle rassicurazioni – spiega Daldini –. Come si fa prima di ogni elezione, abbiamo chiesto se ci sarebbe stato il sostegno e ci è stato detto di sì. Se avessimo saputo da subito che questo supporto sarebbe mancato, non ci saremmo ricandidati». «Non voglio assolutamente entrare in polemica, ho dietro una famiglia che ha sempre dato tutto per la sezione. Tuttavia, l'esito della votazione mi sembra chiaro: c'è stato qualcuno che non ha voluto che io e Andrea venissimo rieletti – aggiunge Zucchetti –. Non lo so come mai, ho sempre guardato in faccia i colleghi di partito chiedendo loro se il lavoro svolto e il modo di fare politica proposto fossero condivisi e apprezzati. Mi è sempre stata data risposta positiva. L'evidenza però ha detto altro».
L'evidenza sono le cifre. Ghilardi ha avuto 926 voti, Daldini e Zucchetti rispettivamente 781 e 765. « Guardando ai preferenziali interni al partito – osserva Daldini –, io (229, ndr) e Letizia (238, ndr) abbiamo preso gli stessi voti, Tiziano invece ha preso la metà dei voti di scheda (183 su 360, ndr). Questo vuol dire che un elettore Ppd su due non l'ha votato, nel mio caso uno su tre. Se consideriamo che siamo municipali uscenti è tantissimo». Una bocciatura interna quindi, ma non solo: dietro al ‘colpo di mano’ vi sarebbe un altro partito. «La mia sostituta – ancora Daldini – ha preso 64 voti in più dal Partito liberale radicale (Plr) rispetto a me e 65 in più dalle schede senza intestazione. Molti di questi probabilmente sono elettori Ppd che non hanno votato il partito ma hanno dato la preferenza a lei. Quindi l'obiettivo era proprio far fuori me e Tiziano, motivo per il quale abbiamo deciso di andarcene. Non siamo più desiderati? Va bene, togliamo il disturbo e il tempo lo impieghiamo meglio».
Ma perché ci sarebbe stata una sorta di congiura quindi interna al Ppd e con alleato esterno il Plr? «In Municipio ho portato avanti diversi progetti e sono sempre stato osteggiato dal Plr – sempre Daldini –. Quello che forse non è mai andato all'interno del Municipio è che io e Tiziano andavamo d'accordo con Lega e Partito socialista (Ps), perché guardavamo agli interessi di tutto il Comune. E questo al Plr non piaceva. E anche nel nostro partito c'era chi la vedeva come noi e poi ce n'erano anche altri con legami personali o professionali con esponenti del Plr». «Mi sono sempre alleato con chi proponeva idee che condividevo. Il fatto stesso che rappresentanti di partiti diversi come Ps, Lega e Ppd avessero idee condivise, dovrebbe portare qualcun altro a porsi delle domande se non era forse la propria idea a essere discutibile» sottolinea invece Zucchetti. «L'obiettivo dei liberali era fare tre municipali portandone via uno a noi, cosa che di fatto è avvenuta» evidenzia quindi Daldini. E a complicare le cose ci sarebbe stata anche una lista civica, Monteceneri 5.0, che ha corso solo per il Municipio: totalizzando il 2,6% delle preferenze, ossia un punto percentuale in più di quanto perso dal Ppd rispetto al 2016. «Si tratta però di elettori vicini al Ppd, che hanno portato via voti».
Accuse che abbiamo girato al presidente della sezione, Giuseppe Filippini. «Si tratta di un risultato di difficile lettura – premette –. Capisco il dispiacere, ma a mia conoscenza non c'è stata nessuna manovra per sfavorire i due uscenti, non è stato fatto alcun gioco contro di loro. È vero che Zucchetti ha preso meno voti dagli elettori Ppd, però li ha poi recuperati con altre schede di panachage. Quello che ha fatto la differenza è il numero di preferenziali dati a Letizia dalle schede senza intestazione. Magari sono ingenuo io, ma non vedo dietro queste cifre una manovra organizzata. Letizia è molto in gamba e molto attiva in diversi ambiti, è presidente uscente del Cc, una candidata forte».
Il presidente ammette la sconfitta del partito: «Il risultato è sicuramente negativo. Gli obiettivi della riconferma dei due seggi in Municipio e degli otto in Consiglio comunale non sono stati raggiunti. Sapevamo che sarebbe stato difficile, anche perché c'era una nuova lista civica. Uno dei candidati (Gianpaolo Pontarolo, ndr) è un ex Ppd già in lista con noi due legislature fa...». E se Filippini ammette che la lista civica è stata «penalizzante per il Ppd», non conferma il voto contro ai due uscenti. «Mi sembra un po' eccessivo. È vero che loro spesso si sono trovati su posizioni sostenute dalla Lega, ma non vuol dire nulla, hanno sempre ragionato con la loro testa. È vero che a Monteceneri c'è una situazione un po' litigiosa fra i partiti, però non mi aspettavo un 'regolamento dei conti'. E oltretutto da parte della Lega non c'è stato un sostegno così forte per loro». E per il presidente la porta resta aperta: «Cercherò di ricucire questo strappo e farli tornare sulle loro posizioni, sono persone valide che hanno dato un contributo importante al partito, che abbiamo apprezzato. L'intento è di recuperarli, almeno per il Cc».