Fronteggiare l’inquinamento del Pozzo Prà Tiro ha un costo, ma il ritocco alle tariffe sarà inferiore al previsto
Prima o poi i cittadini di Balerna si vedranno ritoccare le tariffe dell'acqua. A oggi, con sullo sfondo le misure prese per contrastare la contaminazione da Pfos (perfluoroottano sulfonato) del Pozzo Prà Tiro, un rincaro appare inevitabile. Parola del capo dicastero Fabio Canevascini. Di fatto, se ne parlerà nel corso dell'estate: toccherà, in effetti, al Municipio che sarà espresso il 18 aprile prossimo dalle urne riaprire il dossier e decidere se e come procedere, e soprattutto il tenore dell'eventuale aumento. In tempi di Covid-19, l'esecutivo locale ha, infatti, preferito soprassedere. «Tenuto conto dell'importante capitale proprio del Servizio approvvigionamento idrico e dell'attuale situazione sanitaria, si è valutato di non intervenire nell'immediato a un adeguamento tariffale a copertura dei costi straordinari», la conferma è giunta in occasione dell'ultima seduta di legislatura del Consiglio comunale dallo stesso Canevascini. E qualora ci sarà un ripensamento, sarà contenuto e si aggirerà attorno ai 15 centesimi al metro cubo.
Certo qualche timore serpeggiava. Tant'è che per voce del capogruppo Michele Fürst dai banchi del Ppd si sono levati alcuni interrogativi. Leggendo tra le righe dei Preventivi 2021 era apparsa chiara l'intenzione dell'autorità comunale di ipotizzare una revisione tariffaria per fronteggiare i costi straordinari determinati dall'imperativo di assicurare la potabilità dell'acqua pompata dal Prà Tiro - a cui attingono in particolare Chiasso e Balerna -, al centro di un inquinamento chimico. La situazione è tale da vedere rosso a bilancio - prospettato un disavanzo di 200mila franchi - e da prefigurare una ordinanza e (all'epoca) un possibile aumento di 25 centesimi. E allora, ha suggerito il Ppd, perché non riequilibrare i conti 'pescando' dal capitale proprio del Servizio? In fondo, si è fatto capire, si tratta di 1 milione e 270mila franchi. Oppure per quale motivo non orientarsi solo verso "i grandi consumatori di acqua a scopi industriali, aumentando le tariffe causali o di base soltanto per questo tipo di utenza"? Far leva, per contro, sul costo di un bene primario come l'acqua, adesso sarebbe, ha ribadito Fürst, "poco opportuno". A maggior ragione, ha ricordato, dopo la revisione a inizio anno della tassa base per la raccolta dei rifiuti urbani, degli ingombranti e del verde.
Il punto, ha spiegato, dal canto suo, il capo dicastero, è che il capitale proprio si è già dimostrato provvidenziale in questi anni. Oggi, ha corretto Canevascini, ammonta a poco più di un milione (un milione e 70mila franchi), che rappresenta un importo provvisorio sino al sigillo definitivo del legislativo al consuntivo 2020. D'altra parte, ha ribadito, «nel corso degli ultimi anni i disavanzi strutturali, fra spese e ricavi, sono andati in diminuzione progressivamente del cospicuo capitale proprio. Questo modo di procedere permette di diminuire l'importante capitale proprio nel rispetto della causalità».
Gli esempi, del resto, non mancano. Come nel 2019 (quindi prima del caso Pfos), quando la copertura di un disavanzo strutturale di 120mila franchi sarebbe potuto coincidere con un supplemento tariffario di 27 centesimi al metro cubo. Fatti due calcoli, insomma, «la tariffa per consentire il pareggio dei costi corrisponderebbe a circa 1 franco al metro cubo». Di conseguenza, ha reso attenti il capo dicastero, «a medio termine, con la diminuzione del capitale proprio, ciò dovrà essere preso in considerazione per perseguire l'autofinanziamento del servizio idrico».
Occorre, però, anche contestualizzare un possibile rincaro. «Già oggi - ha tenuto a chiarire Canevascini - il costo fatturato dell'acqua è troppo basso rispetto a quello effettivo. E questo è possibile grazie al capitale proprio accumulato nel corso degli anni». Come dire che l'impatto non sarebbe così importante come altrove. In effetti, il costo medio dell'acqua di Balerna risulta essere inferiore ai costi medi in Ticino e ampiamente al di sotto di quelli applicati in Svizzera, che variano tra il franco e 70 e i 2.50 al metro cubo. Volendo fare un paragone, Chiasso prevede 90-95 centesimo, Stabio un franco, Lugano un franco e 20, Morbio inferiore due franchi e 10 il metro cubo e Vacallo un franco e 50.
Appare inevitabile, quindi, dover tirare le somme tra un po'. Anche perché, come ha richiamato Canevascini, tempo 4 o 5 anni e il capitale proprio del Servizio su cui si fa tanto affidamento potrebbe azzerarsi. In più le previsioni indicano che gli effetti dell'inquinamento si sentiranno (a bilancio) fino all'entrata in servizio dell'Acquedotto regionale del Mendrisiotto (Arm), programmata per il 2025/2026. In ogni caso, se vi sarà un rincaro, questo sarà inferiore rispetto alle previsioni. «In sede di Preventivo 2020 - ha fatto sapere ancora il municipale - le indicazioni da parte del Consorzio (Pozzo Prà Tiro, ndr) ipotizzavano un possibile aggravio pari a 25 centesimi al metro cubo. Da un recente aggiornamento sugli effettivi costi, tale aggravio si contiene in circa 15 centesimi al metro cubo».
Volendo essere pratici e «visualizzare gli importi di cui stiamo discutendo - ha esemplificato Canevascini -, per una famiglia media (genitori e due figli) che consuma statisticamente circa 120 metro cubi l'anno si traduce in un aumento di 18 franchi l'anno». Non resta che prenderne atto.