I consuntivi chiudono con un deficit di 3,8 milioni, quasi in toto legati alla crisi sanitaria. 'Ma la Città ha le sue carte da giocare'
Non c'è dubbio: il 2020 sarà archiviato come un anno da pollice verso. La crisi sanitaria da Covid-19 sin qui è costata cara, in vittime, salute e risorse finanziarie. Anche per una Città come Mendrisio tirare le somme di una annata decisamente particolare non è stato facile. E non solo perché gli ultimi consuntivi di una legislatura extra large - per necessità e non certo per scelta - chiudono in un rosso deciso. Il disavanzo di oltre 3,8 milioni dà le dimensioni di una emergenza che ha permeato l'amministrazione comunale al pari della comunità locale. Mai come questa volta, però, le cifre sanno parlare. E raccontano tutti gli sforzi, le difficoltà, gli aiuti e le ricadute sociali vissuti e condivisi. In ogni caso, la Città ha marcato presenza e ha saputo fare quadrato. Certo è un bilancio caratterizzato dal segno meno. Minori sono state le entrate fiscali e al contempo le attività sportive, culturali e conviviali organizzate. Perché in questo caso la riduzione delle spese, soprattutto di certi dicasteri, non ha una valenza positiva.
Anche Mendrisio, quindi, ha pagato un caro prezzo alla pandemia. «Senza il Covid - tiene a far sapere il sindaco Samuele Cavadini -, avremmo chiuso quasi a pareggio». Sì perché del deficit, 3 milioni e mezzo sono da ricondurre alla crisi che stiamo ancora vivendo. Volendo distinguere, 2 milioni sono rappresentati dalla flessione fiscale e 1 milione e mezzo dai costi vivi del virus. Il Municipio, comunque, si dice «tutto sommato soddisfatto» dai numeri del 2020, nonostante tutto. A confortare la scelta lungimirante (e «corretta») di non aver ritoccato verso l'alto il moltiplicatore - oggi al 75 per cento, e tale, nelle intenzioni, resterà per un paio di anni - e la consapevolezza di avere un capitale proprio congruo in grado di fare da «ammortizzatore». Anche se, non nasconde il capo dicastero Finanze Manuel Aostalli, «vi dovremo mettere mano, visto i dati dei preventivi 2021», che annunciano un rosso da 6 milioni e mezzo.
Se, quindi, lo scarto (7 punti) tra moltiplicatore politico e aritmetico non spaventa (dato la situazione), l'attenzione negli investimenti ha aiutato l'esecutivo nella sua strategia d'azione. «In effetti - annuncia il sindaco -, cercheremo di mantenere un ritmo di investimenti sopportabile per le finanze della Città», un occhio agli obiettivi, uno alle difficoltà dell'economia. Non solo, questa linea ha dato modo di rivedere il Piano delle Opere prioritarie 2021-2024. «Di recente - conferma Aostalli - abbiamo analizzato e rimaneggiato il documento e abbiamo previsto una media di investimenti netti di circa 10 milioni». Il Municipio uscente, insomma, ha voluto fare i compiti e lasciare in eredità alla compagine designata dagli elettori il 18 aprile prossimo quanto occorre per affrontare un futuro in salita. «Di fatto - ci spiega ancora il capo dicastero Finanze -, si avranno gli strumenti necessari - con i consuntivi, ndr - per entrare nel merito del Piano finanziario per il periodo 2021-2027». Come dire, promessa mantenuta. L'impegno a prestare attenzione alla gestione finanziaria è preso, parola del sindaco.
Cifre alla mano Mendrisio ha più di qualche indizio su come tuffarsi nel futuro, confidando di lasciarsi alle spalle definitivamente il coronavirus. Certo occorrerà confrontarsi con gli effetti della pandemia, mentre i consuntivi restituiscono una fotografia chiara della situazione. E allora, chiediamo, qual è la prossima mossa? «Si tratta di sapere bene come usare la bilancia - ci risponde Aostalli -. Non possiamo pensare di rallentare seriamente gli investimenti e i contributi economici. La possibile conseguenza? Il rischio di una caduta». Il punto debole? Il capo delle Finanze non ha esitazioni: il ceto medio, che esprime grandi numeri. «Per essere chiari: non possiamo permetterci che le famiglie come le piccole aziende superino il punto di non ritorno». Una ragione sufficiente per puntare sulla ripresa e per pensare ad aiuti mirati, valutandone la tipologia, ribadisce Aostalli, caso per caso.
Alla fine è una questione di fiducia, soprattutto, come richiama la municipale Françoise Gehring, quando l'obiettivo è quello di «non lasciare indietro nessuno». Dunque, bisogna «investire nel rilancio e prestare attenzione alle persone». Certe famiglie che, senza il Covid, ce la facevano, oggi non ci riescono. Lo dicono i numeri registrati dai servizi sociali della Città. «Le richieste di assistenza sono aumentate di molto. In precedenza avevamo 2-3 casi al mese di media, quest'anno da gennaio ne abbiamo ricevute 20», illustra la capo dicastero Politiche sociali. E a stupire è il fatto che di quelle 20 domande, 16 sono giunte da persone sole, la metà delle quali con meno di 35 anni, le rimanenti da lavoratori dipendenti o a tempo parziale.
I sostegni puntuali quanto urgenti non sono mancati a Mendrisio. In aiuti diretti e indiretti si sono garantiti quasi 400mila franchi. Il milione e più votato dal legislativo è stato speso, invece, solo in parte. Come se lo sono spiegato al dicastero Economia? «Da una parte - ci informa la responsabile Francesca Luisoni - le aziende dopo il primo lockdown hanno pensato subito alla possibilità di ripartire, dall'altra per alcuni si trattava di un contributo piccolo per attivare una richiesta. In ogni caso, stiamo riflettendo su quali azioni votare al rilancio. E lì ci concentreremo».
La ripartenza non è però il solo tema sotto i riflettori dell'autorità locale al momento. C'è anche quello della gestione della spesa pubblica, ricorda il municipale Samuel Maffi. «La discussione su come razionalizzare la macchina amministrativa è aperta».
Il frontalierato finisce, spesso e volentieri sulla graticola; pure a Mendrisio. In un 2020 anomalo gli introiti dalle imposte alla fonte, però, sono stati importanti, superando i 9 milioni di franchi e rappresentando il 18 per cento dei proventi cittadini. A quel punto al dicastero Finanze si sono posti una domanda: chi sono questi contribuenti? Una risposta Aostalli se l'è data, facendo i conti altresì col fatto che i grandi cantieri sono finiti e che non è detto si tratti di persone a basso salario. Anzi. «Da una analisi condotta con il dicastero Economia è emerso - spiega - che dietro questo fenomeno vi sono due fattori: la crescita dei contributi provenienti dai permessi B e la presenza consolidata, nel 2020, di professionisti con redditi significativi, come i medici. Oltre, per ora, non possiamo andare, ma bisognerà rifletterci su».
La Città sa, d'altro canto, di avere ancora delle carte da giocare, lascia intendere il sindaco. Infatti, corrobora Aostalli, «stanno arrivando aziende attente alla stabilità fiscale di Mendrisio». Detta altrimenti, il Comune è ancora attrattivo e un aumento del moltiplicatore adesso rappresenta solo l'ultima ratio.