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All'Obv è aperta la 'caccia' all'origine del contagio

Aumentati i casi di Covid fra pazienti e personale, la chiusura ai famigliari è una misura obbligata. Intanto, le strutture ospedaliere sentono la pressione

A metà novembre i casi erano isolati (Ti-Press)
29 novembre 2020
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Solo fino a un paio di settimane fa si trattava di due casi isolati, lì in Medicina2. Ora all’Ospedale regionale di Mendrisio si parla di focolai: i test positivi al Covid-19 si sono moltiplicati, il virus ha contagiato pazienti e collaboratori e si è diffuso in “diversi reparti”. Un quadro che ha convinto l’Ente ospedaliero cantonale (Eoc) a chiudere da subito - “e fino a nuovo avviso” - la struttura alle visite dei famigliari (e a distanziare i letti). Una misura che era stata esclusa a metà novembre e, più di recente, anche dal prontuario dei provvedimenti anti-coronavirus introdotto in tutta la rete sanitaria pubblica per fare muro all’invadenza del Sars-Cov-2. Ma, si sa, a mali estremi, estremi rimedi. E adesso è 'caccia' alla fonte del contagio.

'La prima domanda? Capire qual è l'origine'

Il Covid-19 sembra essersi diffuso come il fuoco fra le sterpaglie al Beata Vergine. “In effetti, oggi abbiamo più di due casi - conferma a ‘laRegione’ il dottor Paolo Ferrari, capo dell'Area medica dell'Ente -. In questo momento il problema è capire da dove provengono. Ovvero se il virus è arrivato dall’esterno o è da far risalire a un contagio all’interno dell’ospedale, che sia da pazienti o collaboratori. Infatti, vi sono casi tanto fra i degenti che fra il personale curante, il quale ai primi sintomi viene testato e isolato”.

Non si fanno cifre, si fa riferimento a “diversi” casi e reparti. Di che numeri si tratta? Il virus ha colpito più pazienti o dipendenti? “Tutto è ancora in fase di accertamento. Sino a quando non saranno terminate le verifiche è molto difficile dare dei numeri - ci illustra il capo Area medica -. All’impronta, direi che a essere interessati sono più i collaboratori. Per i reparti, il dato induce a dire che non è una contaminazione interna e a pensare che con tutta probabilità sia un fattore esogeno”.

In primavera l'Obv non aveva avuto contagi fra i degenti

Sta di fatto che lo scenario appare serio. “Certo, l’attuale situazione cambia completamente quella che è stata l’esperienza della primavera scorsa - ondata, la prima, dalla quale, come precisa Ferrari, l’Obv è uscito praticamente indenne, quasi senza contagi, primo della classe anche per assenza di infezioni nosocomiali, ndr -. Oggi, però, il virus è molto più diffuso come ci dicono i numeri dei contagi giornalieri: fra la popolazione il tasso è molto più alto rispetto a marzo-aprile. Quindi è inevitabile che anche negli ospedali si riscontrino dei casi. La prima domanda - ribadisce Ferrari - ora è sapere se quei due casi iniziali siano stati la causa degli altri contagi. Per il momento sembra di no, secondo gli accertamenti fatti sin qui. Va detto che quello dei pazienti che entrano in ospedale per motivi non legati al Covid e che non hanno sintomi rappresenta un problema”.

Adesso, però, l’Eoc ha introdotto i tamponi. “Da settimana scorsa testiamo tutti i pazienti che vengono ricoverati, tanto in urgenza che per interventi già programmati - annota il capo Area medica -. Ci sono comunque altri vettori. I visitatori all’ingresso firmano una autocertificazione nella quale dichiarano di non avere sintomi. Ma non dimentichiamo che il 50 per cento di coloro che vengono testati positivi risultano essere asintomatici. Purtroppo questi ultimi non si possono escludere”.

Misure e tempistiche

Quanto accaduto all’Obv vi ha convinto della necessità di sospendere le visite. “Vietare tutte le visite è una misura estrema. In questa fase a Mendrisio l’abbiamo dovuta prendere per evitare che vi siano dei contagi provenienti dall'esterno a tutela di pazienti e collaboratori e per poter effettuare l’indagine ambientale utile a risalire alla catena del contagio”. E ricostruire contatti e contagi, come ci fa capire Ferrari, sarà un lavoro assai complesso. Dovranno essere raggiunti persino i pazienti già dimessi per poter avere un quadro completo della situazione.

Ci si è chiesti se non fosse il caso di chiudere prima ai visitatori? “Le nostre riflessioni le abbiamo fatte. Abbiamo già introdotto misure stringenti per le partorienti in quarantena, ad esempio. Sinceramente - ammette il dottor Ferrari -, è probabile che se testassimo a tappeto tutti i reparti, giocoforza di contagi ne troveremmo ancora altrove. Magari, è una mia riflessione, dovremo vedere se tornare alla prassi di aprile. Domani (lunedì), in occasione di una delle riunioni regolari della cellula di crisi dell’Eoc, ne discuteremo e faremo una valutazione in merito. Occorrono però dei dati oggettivi, come nel caso dell’Obv”. Nel caso del San Giovanni - con 16 contagi fra pazienti e dipendenti - non lo si è ritenuto necessario, come mai? “Nella sfortuna, si è avuta la fortuna che i casi fossero circoscritti a un solo reparto”.

Sanità sotto pressione

Tornando al Beata Vergine, questa situazione mette in difficoltà la consueta attività ospedaliera? “Sicuramente. Il rischio che un collaboratore si contagi, al di là della fonte, aumenta - sottolinea Ferrari -. E questo ha un effetto sul numero di persone che dobbiamo mettere in isolamento o in quarantena”. Potrebbero essere ridimensionati dei settori, come chirurgia? “Lo abbiamo già fatto: Abbiamo chiuso delle sale operatorie per mettere a disposizione il personale per l’ospedale Covid - a Locarno, ndr -: le cure intense richiedono risorse. Quindi, si cerca di sopperire al personale mancante, ridistribuendo le risorse. Certo questo porta una pressione sulla presa a carico dei pazienti non-Covid e che necessitano di cure. Del resto, dobbiamo poter garantire quegli interventi chirurgici che non possono essere procrastinati. Di conseguenza, dosiamo le forze a disposizione per riuscire a gestire le diverse casistiche. L’impegno è grande. Tant'è che, di giorno in giorno, occorre rivedere l'attribuzione del personale. Per il momento ci riusciamo ancora. Certo se durerà a lungo, rischia di essere molto logorante, soprattutto per il personale”.

'Non abbassate la guardia'

Restate sul chi va là, dunque. “Il numero di contagi stanno diminuendo e questo potrebbe veicolare anche un falso messaggio. E indurre ad abbassare la guardia nel periodo pre natalizio. Questo mi preoccupa: se ciò accade sarebbe un disastro. C’è il rischio di non permettere alle strutture ospedaliere di far fronte al carico di pazienti”. E il prezzo da pagare sarebbe alto.

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