Mendrisiotto

Castello di Cantone, ultimo atto. Vi si immagina un agriturismo

Approda sul tavolo del Municipio di Mendrisio un Piano di quartiere deciso a riqualificare il nucleo. Nell'area per anni si sono depositati gli inerti

L'approccio, si assicura, sarà 'rispettoso' (Ti-Press/D. Agosta)
19 ottobre 2020
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Per anni, almeno dal 1994 in poi, dire Cantone a Rancate ha significato dire discarica (di inerti). Del resto, di materiale da scavo in zona ne è stato depositato per centinaia di migliaia di metri cubi (fino a 490mila). Da tempo si aspirava, quindi, a ritrovare le linee del paesaggio che fu, con i filari di vite lì a due passi. Nel 2014 lo aveva sentenziato pure il Tribunale cantonale amministrativo: una volta chiuso il deposito, l'area, si sollecitava, va sistemata "in modo che sembri il piu naturale possibile". E in effetti il proprietario dei terreni - che includono il nucleo di Castello di Cantone - ha messo sul tavolo della Città di Mendrisio (quindi dell'autorità cantonale) una serie di progetti e studi di fattibilità. Da una parte l'intenzione di riconvertire la superficie prima occupata dagli scarti edili, dall'altra l'aspirazione di fare del 'cuore' del comparto un complesso agrituristico per appassionati del buon vino e dell'enogastronomia, facendosi forte del fatto di essere parte del Comune, Mendrisio, più vignato del Ticino.

Quel sogno nel cassetto Tiziano Pasta lo cullava da qualche decennio. Oggi gli restituisce concretezza presentando un Piano di quartiere - in pubblicazione sino al 30 ottobre - che si focalizza sul nucleo - prospettando interventi di ristrutturazione e ricostruzione - e annuncia la creazione di una nuova cantina di vinificazione. Una operazione che si innesta in un comparto sensibile protetto sul piano naturalistico e paesaggistico, che è inserito in una zona di interesse archeologico e che vanta un nucleo tradizionale sparso a corte esteso per una superficie di 3'860 metri quadrati. E ciò a fronte di una proprietà di oltre 20 ettari alle pendici del Monte San Giorgio.

Un agriturismo d'alto standard

Il promotore ci va cauto, anche se il Piano regolatore appare in sintonia con le sue intenzioni, iscrivendo l'area in zona agrituristica. Tant'è che preferisce non sbilanciarsi sul volume dell'investimento - comunque di svariati milioni di franchi - e sui numeri degli spazi di accoglienza. Sin qui, ci rammenta, progetti e studi di fattibilità - ne sono stati consegnati già fra il 2011 e il 2012 - non hanno avuto grande fortuna. D'altro canto, la consapevolezza di muoversi in una "area geografica strategica", come si evince dalla Relazione tecnica che correda il Piano, c'è tutta. Al pari della volontà di fare del Castello di Cantone un punto d'attrazione per "clienti Top-Class" cultori del buon vino, una realtà turistica in crescendo. Non a caso il primo obiettivo dichiarato è quello di "sviluppare una struttura agrituristica che sia il punto di forza dell'attività vinicola", presente da tempo. Per Cantone ci si ispira, infatti, alle regioni vitivinicole d'eccellenza che evocano la Toscana in Italia o Bordeaux in Francia. Tant'è che per essere ancora più ospitali, accanto alla possibilità di pernottare gli 'enoturisti' - ci si rivolge a una fascia d'età fra i 30 e i 70 anni, una ventina le camere ipotizzate - potranno approfittare di una Spa - quindi un centro benessere con "tecnologie e cosmetici a chilometro zero, estratti direttamente dai vinaccioli delle uve" della tenuta -, uno spazio per meeting e convegni (ricavato nella parte denominata 'Barchessa') e un ristorante.

La chiave di volta il Piano di quartiere

Tutto, per stessa ammissione di Tiziano Pasta, ruoterà attorno al mondo del vino. Inevitabile, dunque, che la cantina divenga il "cuore pulsante dell'azienda vitivinicola" - il Castello di Cantone è anche un vino, già premiato più volte - e il motore dell'intera iniziativa. Da lì lo spunto per organizzare eventi tematici e per entrare a far parte del cosiddetto turismo esperienziale che farà leva, si assicura, sulle proposte presenti sul territorio del Mendrisiotto; ovvero dal San Giorgio al Generoso, passando per il lago. Di conseguenza non si potrà fare a meno di rapportarsi alla realtà in cui si va a incidere. Il Piano di quartiere, lo strumento scelto per pianificare la riqualifica del comparto, si muove dentro la zona agrituristica e include il nucleo di Cantone e, al contempo, l'area adibita a discarica di inerti. Area oggetto di un altro progetto di sistemazione e per la quale tre anni orsono era già stata presentata una proposta di recupero. Adesso l'attenzione del promotore si concentra, però, sulle potenzialità del Piano, che dà modo di intervenire sulla parte costruita del Nucleo di Cantone. Ciò fa riferimento, nelle intenzioni del dossier, a opere di ristrutturazione, trasformazione e ricostruzione dell'ala rimasta distrutta in un incendio, "mantenendo le caratteristiche esterne del nucleo del secolo scorso".

'Sarà un intervento rispettoso'

Chi ha la paternità dell'iniziativa è convinto di avere fra le mani uno strumento in grado di mettere le basi per una "edificazione integrata nel paesaggio in modo ordinato e armonioso" e che dà la possibilità di disegnare l'area, "dando le dovute risposte anche a ulteriori aspetti quali la percorrenza veicolare e pedonale e la definizione esterna rispettosa dell'olografia esistente". Quasi a rassicurare i più scettici, nel dossier si anticipa che ci si muoverà con rispetto. In effetti, si spiega, "la ristrutturazione tiene conto del fatto che nel 1500-1600 la parte principale del nucleo era un palazzotto signorile, che con l'andar degli anni è divenuto un nucleo rurale dove vivevano oltre 55 persone, distribuite nei vari caseggiati". Di conseguenza il restauro avrà carattere "conservativo" e utilizzerà materiali tradizionali caratteristici quali "pietra, legno, tetto a falde con coppi" e via così. In altre parole, non si intende per nulla "snaturare la struttura del nucleo", tenendo in considerazione le testimonianze storiche esistenti. D'altra parte, ci si trova confrontati con uno stato di conservazione "precario", che chiama un lavoro di sistemazione e messa norma.

La 'Grotta del Mago' e la ex cava di tufo

Ulteriore dimostrazione di buona volontà (anche di acquisire le indicazioni formulate a suo tempo dai servizi cantonali) è l'attenzione prestata alla 'Grotta del Mago' e alla vecchia cava di tufo. Nel primo caso, per la grotta (a sud del nucleo) vi è l'idea di "ripristinare la situazione originaria", utilizzandola quale cantina per l'affinamento dei vini. Del resto, la grotta è un bene culturale locale, quindi si riconosce l'esigenza di agire con misure di restauro e conservazione. Nel secondo caso, si prospetta una sistemazione esterna con l'inserimento di piante di ulivo (finalizzate anche alla produzione di olio) e una valorizzazione della cava e dello stagno.