Mendrisiotto

Tentata violenza carnale, ‘Chiedo scusa a mia figlia’

La difesa dell'uomo a processo davanti alle Assise criminali di Mendrisio chiede una condanna non superiore ai 4 anni

La sentenza è attesa alle 16.30 (archivio Ti-Press)
17 settembre 2020
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«Avrei voluto dire tante cose ma ne dico una sola: chiedo scusa a mia figlia». Sono queste le parole pronunciate tra le lacrime, le mani a coprire il volto, dal 37enne a processo da questa mattina davanti alla Corte delle Assise criminali di Mendrisio per rispondere del reato principale di tentata e ripetuta violenza carnale sulla figlia. Dopo l'intervento del Procuratore pubblico Roberto Ruggeri, che ha proposto una condanna a 7 anni e 6 mesi, e dell'avvocato Maria Galliani, nel pomeriggio è toccato al legale dell'imputato, l'avvocato Stefano Pizzola.

Al termine della sua requisitoria, il legale ha chiesto una condanna non superiore ai 4 anni per i reati di atti sessuali e pornografia e la continuazione del trattamento della misura terapeutica ambulatoriale che l'imputato sta seguendo in carcere. Dopo le vicende legali del padre, «è fuori discussione che l'imputato è stato abbandonato a se stesso e non sia stato aiutato ad evitare quanto accaduto». Di «campanelli d'allarme», ha fatto notare il legale, «che avrebbero dovuto portare a proteggere la figlia ce ne sono stati, a partire dall'inchiesta penale del 2008». L'avvocato ha evidenziato la «collaborazione fattiva e importante. Tentennamenti, ritrattazioni e dichiarazioni a tratti confuse ci sono state, ma si tratta anche di atti indicibili ai danni di sua figlia e non è evidente parlare di queste cose».

A mente del legale, come visto, non si è trattato di tentata violenza carnale, reato per il quale ha chiesto il proscioglimento. «Non ha agito per creare pressione psicologica. Se ha fatto qualcosa, è stato approfittare della situazione in cui si è trovato». 

Scambio di lettere

Al termine del suo intervento, l'avvocato Pizzola ha consegnato all'avvocato Galliani una lettera. Uno scritto che l'imputato ha voluto indirizzare alla figlia. Nel suo intervento, la rappresentante dell'accusatrice privata ha citato una missiva che la giovane ha indirizzato al padre qualche anno fa. “Mi hai rovinato la vita, come se non fosse già complicata. Io mi fidavo”.

La Corte delle Assise criminali presieduta dl giudice Amos Pagnamenta è ora riunita in camera di consiglio. La sentenza è attesa per le 16.30,