In attesa delle decisioni di Berna (e del Cantone), i 5 grandi Carnevali hanno già cominciato a riunirsi. Sul tavolo, tra le opzioni, anche qualcosa di 'estivo'
La pandemia, è una banalità dirlo, ha messo a dura prova tutti. Nessun settore escluso, nemmeno quello degli eventi e delle manifestazioni con un carattere festivo. Priorità, e ci mancherebbe altro, alla salute. Lo sanno bene i Carnevali della Svizzera italiana i quali, nel bel mezzo dei festeggiamenti, hanno dovuto giocoforza spegnere i motori. Un'imponente 'macchina' – basti pensare al movimento (non solo di persone) che generano il Carnveale di Bellinzona, Chiasso, Roveredo, Biasca e Tesserete – che ora attende di conoscere cosa ci sia nel loro futuro. Già, perché sebbene si sia soltanto ad agosto, la grandezza degli eventi impone che gli addetti ai lavori comincino sin d'ora a pianificare (pandemia permettendo) la prossima stagione. Ed è per questo che si lavoro su più fronti. Alla base, però, c'è l'attesa di conoscere come si esprimerà il Consiglio federale, tra pochi giorni, in merito ai limiti massimi di persone nei grandi eventi. Si attende di capire, insomma, se perdurerà la formula delle mille entrate o, se del caso, quando verrà tolta. In base a ciò, anche sul fronte dei 'coriandoli' si potrà imbastire una 'strategia'.
I 5 grandi del mondo carnascialesco, a luglio, si sono incontrati. E dalla riunione – conferma il presidente del comitato del Nebiopoli Alessandro Gazzani – «è emersa la volontà si sostenersi a vicenda e collaborare». Insomma, in base a ciò che verrà deciso, i 5 grandi Carnevali agiranno all'unisono. Che si vada in una direzione o nell'altra. Dovesse rientrare l'emergenza, ovviamente, si ripartirà. Ma se invece non si potrà festeggiare? O se si potrà farlo solo a metà? Qualche riflessione, evidentemente, gli organizzatori l'hanno già fatta. «Se non dovessimo fare il Carnevale, e va benissimo – riconosce Gazzani –, dobbiamo anche renderci conto che il mondo degli eventi sarà fermo da un anno. Non è colpa di nessuno, ma diverse persone potrebbero essere in difficolta. Nessuno vuole festeggiare a tutti i costi, c'è una crisi sanitaria importantissima, la priorità va a quello – ribadisce –. Ma abbiamo già cominciato a riunirci perché dietro agli eventi c'è una grossa macchina organizzativa. E quello che si muove dietro di noi è tanto. Una decisione in un senso o nell'altro avrà delle ripercussioni sia dal lato economico che da quello sociale».
Basti pensare ai gruppi o ai carri che «hanno bisogno degli ingaggi per poter costruire qualcosa». I carristi, ad esempio, «hanno gli affitti da pagare per gli spazi dove operano. E sostengono queste spese con i citati ingaggi dei carnevali e facendo magari la festa popolare del proprio paese, tutte cose che al momento non si possono più fare. Se saltiamo l'edizione del 2021 – riflette il presidente – ci sarà un grande rimescolamento nel mondo del carnevale. Già oggi faticano a sopravvivere certi gruppi, è molto difficile che ne nascano di nuovi. Figuriamoci se questa situazione dovesse protrarsi ancora».
Carri e gruppi in prima fila, ma eventi del genere creano anche un certo indotto. Gazzani, in tal senso, cita il lavoro fatto per il Nebiopoli di Chiasso dello scorso anno, «dove finalmente avevamo dato spinta alla città, ai bar. C'era l'entusiasmo di tanta gente che è riuscita a lavorare molto meglio rispetto agli anni precedenti». Senza dimenticare la strategia perseguita nella cittadina «rivolgersi a fornitori, aziende e strutture locali. Aziende che ci hanno seguito e sostenuto». Ma allo stesso tempo realtà «che oggi rischiano di essere in difficoltà perché mancherà loro un indotto importante».
E così, ecco l'idea che il Nebiopoli (i festeggiamenti sono previsti dal 25 al 31 gennaio) ha messo sul tavolo. «Non un piano 'B'», sottolinea Gazzani, perché il messaggio da far veicolare è «il virus prima di tutto, nessuno lo mette in discussione. Però chi vive questo mondo capisce che la situazione potrebbe essere molto delicata». E allora, «si potrebbe organizzare, a tutela e sostegno delle attività legate al mondo carnascialesco e delle sue località, qualcosa più avanti nel calendario, sempre sfruttando l'unione dei 5 grandi carnevali». L'idea potrebbe essere una sorta di carnevale estivo, «una forma di festeggiamento carnascialesco che vada a sostenere questi gruppi, tutto quello che è l'aspetto fornitori, e, da non dimenticare, località dove normalmente si svolgono gli eventi». In che forma? Ovviamente ancora non si sa, ma si potrebbe pensare a un evento in un'unica località come pure eventi distinti nelle 'sedi' dei grandi Carnevali. Ciò che è importante è che «l'utile, una volta coperti i costi, potrebbe essere riversato ai gruppi che ne hanno più bisogno».
Ad ogni modo, quel che si attende ora è la decisione del Consiglio federale in merito agli eventi. Una volta indicata la strada, rileva Gazzani, «dovrà esserci una volontà chiara del Cantone al fine di avere uniformità nell'organizzazione». Anche perché, non nsi nasconde, «sta iniziando a crearsi un po' di disordine. Nel senso che – precisa – ci sono una serie di carnevali più piccoli che potrebbero organizzare comunque la loro edizione. E qui bisogna ragionare in termini di sicurezza e ordine pubblico». Se non si potessero svolgere i cinque grandi Carnevali, ma quelli 'minori' si, «rischiamo che grandi numeri di pubblico vadano verso strutture più piccole», con l'eventualità che (per vari motivi, dall'esperienza alla logistica) «non siano in grado di gestire una determinata massa di persone».