Mendrisiotto

Coldrerio fa muro alle Ffs: ‘La sorgente non si tocca’

Il Municipio si oppone al progetto di sistemare binari e massicciata nella zona di Valle della Motta. A rischio, motiva, c’è una delle fonti idriche

Il Comune difende le sue riserve idriche (Ti-Press)
5 agosto 2020
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Sin qui Coldrerio ce l'ha fatta a tenersi alla larga dalle sostanze inquinanti che insidiano i pozzi di altri Comuni del Mendrisiotto. Che sia di falda o di sorgente l'acqua potabile distribuita nel territorio comunale è 'pura'. Insomma, non c'è traccia di clorotalonil (il fungicida) o di Pfos (il perfluoro-ottansulfonato scoperto al Prà Tiro a Chiasso). Ma c'è di più, l'amministrazione riesce a bastare a sé stessa nell'approvvigionare i propri abitanti. Di sicuro una fortuna di questi tempi. Anche la buona sorte, però, non va sfidata. Ecco che quando le Ferrovie hanno messo in cantiere - per ora solo sulla carta, orizzonte il 2021 - un intervento di carattere infrastrutturale nel tratto di strada ferrata che attraversa il comprensorio della Valle della Motta, proprio lì nella zona di protezione della sorgente comunale, il Municipio si è irrigidito. A tal punto da fare muro (e in modo compatto) ai lavori previsti per la sostituzione dei binari e alla massicciata. In gioco, fa capire in modo chiaro l'autorità locale, ci sono le riserve idriche pubbliche.

La priorità per Coldrerio va alle sue fonti

Consultati degli esperti (si è sentito il parere anche di un geologo), Coldrerio ha deciso di salvaguardare, innanzitutto, le sue fonti idriche. Anche perché quanto sta capitando al pozzo Prà Tiro ha restituito in modo evidente quanto preoccupante la fragilità della rete di approvvigionamento nel Distretto. Basta poco (come la scoperta di una contaminazione) per compromettere un equilibrio di per sé delicato. Il municipale Matteo Muschietti, responsabile dell'Azienda acqua potabile locale, anche in questo caso è pronto a salire sulle barricate. Ai suoi occhi le opere previste dalle Ffs possono mettere a rischio la sorgente e il sistema idrico del Comune. E Coldrerio, come ha motivato in una istanza che ha recapitato al sindaco Corrado Solcà e ai suoi colleghi di esecutivo, non se lo può permettere: alla sorgente di Valle della Motta non ci può rinunciare. Novazzano e Chiasso, venuti più volte in suo soccorso - anche di recente - sono alle prese, il primo con il clorotalonil e il secondo con lo Pfos. E poi il caldo e le piogge scarse hanno già abbassato il livello della falda, come per i pozzi del Topione a Novazzano. Muschietti, quindi, è draconiano nella sua posizione: finché non sarà operativa la captazione a lago - ovvero una nuova fonte a cui rifornirsi di acqua - bisogna opporsi ai lavori lungo la linea ferroviaria.

Coldrerio contro le Ffs. E non è la prima volta 

Le esperienze del passato, del resto, hanno reso assai cauto il Municipio di Coldrerio. In effetti, non è la prima volta che il Comune e le Ferrovie si trovano l'un contro l'altro armati. A metà degli anni Ottanta, come ricorda bene lo stesso Muschietti, la presenza di atrazina nell'acqua - usata all'epoca per eliminare le erbacce lungo le rotaie - aveva dato origine a un contenzioso. L'esecutivo firmò un'ordinanza per mettere al bando i diserbanti a base di quel composto chimico e le Ffs la impugnarono. Come andò a finire? Che dopo due anni, fa memoria il capo dicastero, la Confederazione, dando ragione al Comune, staccò un divieto generale di usare l'atrazina.

Più di recente (fra il 2015 e il 2016), invece, l'epilogo non è stato così favorevole all'autorità locale quando Coldrerio ha dovuto fare a meno del suo pozzo B2, dismesso a seguito dei lavori di ampliamento della galleria ferroviaria del 'Gibilin' per la creazione del corridoio di quattro metri - una operazione da decine di milioni - a vantaggio di AlpTransit. Tant'è che sino alla fine di maggio si è fatto capo a Novazzano per ovviare a questa perdita idrica. Per Muschietti, quindi, il Comune ha già dato il suo contributo alla causa ferroviaria. Ritrovarsi a rinunciare pure alla sorgente della Valle della Motta sarebbe un sacrificio eccessivo, lascia intendere senza tanti giri di parole. A maggior ragione se si pensa, rende attenti il municipale, che la fonte è in grado di garantire 150 litri d'acqua al minuto anche in tempi siccitosi. Di conseguenza le Ferrovie dovranno trovare un altro modo per regolare la velocità dei convogli in quel tratto.

D'altro canto, già una volta le Ffs si sono viste costrette a fare retromarcia proprio in ragione della presenza sorgiva. Nel 1985, con l'apertura della discarica dei rifiuti urbani. richiama ancora Muschietti, si pensò a un collegamento ferroviario diretto per il trasporto dell'immondizia. Progetto poi accantonato. Realizzarlo avrebbe significato chiudere la sorgente. Una eventualità da scongiurare, ieri come oggi, per l'autorità comunale visto i tempi che corrono quanto ad acqua potabile.

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