L'uomo fungeva da 'apripista' per passare il confine con la cocaina. 'Beccato' mentre faceva visita al fratello (detenuto per un maxisequestro da 19 chili)
Quello avvenuto l'aprile dello scorso anno al valico di San Pietro di Stabio era stato, a tutti gli effetti, un sequestro record: 19 chilogrammi (17 netti) di cocaina, celati in un ricettacolo creato ad hoc all'interno di un'auto. In manette erano finiti un 33enne e una 22enne di origine albanese. Questa mattina, davanti alla Corte delle assise criminali di Mendrisio presieduta dal giudice Amos Pagnamenta, è comparso il fratello dell'allora 33enne. La sua colpa? Essersi prestato, proprio al fratello, almeno in tre occasioni quale 'staffettista'. Stando a quanto ricostruito dall'inchiesta condotta dalla procuratrice pubblica Marisa Alfier, infatti, il 27enne alla sbarra – residente a Varese e difeso dall'avvocato d'ufficio Luca Loser – entrava in 'perlustrazione' al valico scelto dal fratello per importare la droga. Verificata la presenza (o meno) delle Guardie di confine, all'imputato spettava il compito di contattare il fratello e indicare dove, eventualmente, ci fosse stato il controllo delle forze dell'ordine. Tre, come detto, le volte che l'uomo ha fatto da staffetta, avendo così contribuito all'importazione di una quantità di cocaina variabile dai 3 ai 6 chilogrammi. Questi i motivi che hanno portato alla condanna per complicità in infrazione aggravata alla Legge federale sugli stupefacenti. L'imputato, in carcere dal 2 maggio 2019, si è così visto infliggere la pena di 22 mesi di detenzione sospesi per un periodo di prova di due anni (da dedursi il carcere sofferto) e all'espulsione dal territorio elvetico per 5 anni. «L'ho fatto per fare un favore a mio fratello» ha ripetuto più volte in aula l'imputato. Dichiarazione che il giudice Pagnamenta ha ritenuto credibile: «Dal profilo soggettivo la sua colpa è lieve (media dal profilo oggettivo, avendo fatto da staffetta, ndr). Ha agito per fare un favore al fratello – ha ripetuto leggendo motivando la sentenza –, senza neppure conseguire un guadagno».
Chi, per contro, a giudizio non è ancora comparso è il fratello del 27enne. Uomo che, al momento, si trova in carcere. Ed è proprio dalla prigione che si è giunti, lo scorso anno, al fermo dell'imputato in aula questa mattina. Pochi giorni dopo il maxisequestro di cocaina, il 27enne si è recato in carcere per fare visito al fratello e portargli alcuni vestiti puliti. Un'occasione imperdibile per il Ministero pubblico il quale, dalle prime risultanze dell'inchiesta, aveva individuato la possibile staffetta di alcuni passaggi in dogana. Dopo la visita in carcere, al momento di lasciare il territorio elvetico, l'uomo è così stato preso in consegna. E, oggi, condannato.