Mendrisiotto

Premio Lavezzari a Franco Lurà, 'cultore dei dialetti'

Dialetto protagonista questa mattina a Chiasso in occasione della 53esima edizione del premio massimo della Fondazione Iside e Cesare Lavezzari

Franco Lurà tra il sindaco di Chiasso Bruno Arrigoni e il presidente della Fondazione avv. Fernando Pedrolini (Ti-Press/D. Agosta)
12 gennaio 2020
|

‘Di una data cosa la lingua esprime il concetto, della medesima cosa il dialetto esprime il sentimento’. La citazione di Luigi Pirandello riassume l’intervento che Franco Lurà ha tenuto questa mattina a Chiasso, dove ha ricevuto il 53esimo premio massimo della Fondazione Iside e Cesare Lavezzari. Un riconoscimento che gli è stato conferito, come recita la ‘laudatio’, “quale cultore e conoscitore dei dialetti, per una lingua sempre più rinnovata, ricca e viva’. Un intervento, quello pronunciato stamattina nella cornice del Cinema Teatro di Chiasso, che ha voluto essere «una breve rassegna delle potenzialità del dialetto, portando alcuni esempi di questo suo ruolo di ‘carta assorbente’ delle vicende umane che a volte risalgono molto indietro nei secoli e rivivono in modi di dire ed espressioni che oggi di regola non sono più capiti nel loro significato originario e profondo». E questi esempi hanno strappato più di un sorriso al numeroso pubblico presente. A partire dei riti propiziatori di inizio anno (come l’utilizzo di biancheria nuova, «e più di recente rossa», o i tentativi delle giovani per indovinare se si sarebbero maritate nel corso dell’anno, come l’usanza di gettare una pantofola verso l’uscio di casa la mattina del primo dell’anno: solo con la punta verso l’esterno le prospettive sarebbero state buone), fino all'abilità nell'arrivare a sintetizzare una «realtà composita» o all'utilizzo del dialetto come lingua in poesia. «Che il dialetto, nelle sue varie espressioni, sia una vera e propria lingua, con la piena dignità di esserlo, è un assunto che il nostro premiato ha costantemente ribadito – sono state le parole del presidente della Fondazione, avv. Fernando Pedrolini –. Egli sostiene che, semplicemente, il dialetto non ha goduto del medesimo riconoscimento sociale attribuito all'italiano anche se non vi è nulla di sostanziale che possa giustificare una diversa classificazione tra gli stessi».

Nel suo intervento, Franco Lurà ha voluto sottolineare che «questo riconoscimento non si ferma alla mia persona, ma coinvolge tutto un mondo, quello dei dialetti e della loro cultura, dalle molte sfaccettature e dalla grande profondità umana e sociale». Oltre al ringraziamento alla famiglia e alle persone che hanno lavorato con lui in questi anni, una dedica particolare è stata espressa ai genitori, Giannina e Mario, «che mi hanno educato e cresciuto in dialetto, facendomi capire che nella quotidianità e le piccole cose ci possono essere anche grandi valori». La decisione di premiare Franco Lurà arriva l'anno dopo il premio conferito al professor Ottavio Besomi. «È stato mio professore di letteratura italiana all'Università di Zurigo – ha ricordato Lurà –. In qualche modo l’allievo continua a seguire la scia del maestro».

I migliori studenti

Come ogni anno, la Fondazione Lavezzari ha assegnato anche i premi per l’anno scolastico 2018-2019 a studenti domiciliati nel Mendrisiotto che si sono particolarmente distinti. I premi sono stati attribuiti a Yeva Smolenska di Mendrisio (assistente dentale Afc, presso il Centro professionale sociosanitario medico-tecnico di Lugano, media 6), Dario Plozner di Mendrisio (maturità liceale, con indirizzo di studio lingue, miglior maturità per l’anno scolastico 2018-2019 presso il Liceo cantonale di Mendrisio, media 5.86) e Lucia Simoni di Castel San Pietro (operatrice socioassistenziale, con indirizzo handicap, tirocinio normale senza maturità, presso il Centro professionale sociosanitario di Mendrisio, media 5.80).