Mendrisiotto

Vignetta per la semiautostrada, i timori di Genestrerio

Nel quartiere di Mendrisio si teme un aumento del traffico di transito. Il sindaco Cavadini: "Se la situazione dovesse deteriorarsi chiederemo un incontro"

9 gennaio 2020
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Era scritto da un po’: varato il 2020, la semiautostrada Mendrisio-Stabio est sarebbe passata nelle mani della Confederazione. E così è stato. Iscritta nella rete viaria affidata in gestione all’Ufficio federale delle strade (l’Ustra) nel solco del Nuovo decreto concernente la rete delle strade nazionali, l’ormai ex superstrada (Spa) 394 ha cambiato codice (oggi sulla mappa è la numero 24) e ‘proprietà’. Il che riapre, sul lungo termine, il cassetto del controverso completamento del tracciato (sino al valico del Gaggiolo), ma soprattutto, nell’immediato, fa scattare pure un’altra misura: l’introduzione anche per quei 3,2 chilometri circa di collegamento – una realtà dal 1991 – della vignetta autostradale. E a questo punto tra chi abita nel comprensorio attraversato dall’arteria c’è chi ha visto rosso (e non per il colore carminio del nuovo bollino). L’andirivieni su quel tratto, del resto, è importante – anche a livello transfrontaliero – e il timore che l’obbligo del contrassegno possa indurre a trovare delle scorciatoie si è fatto strada soprattutto fra alcuni abitanti del quartiere di Genestrerio, a Mendrisio.

Da quelle parti, del resto, il tema del traffico parassitario è alquanto sensibile. La dice lunga la diatriba con i vicini di Ligornetto per il progetto di chiudere a fasce orarie il nucleo del paese dei Vela al flusso dei pendolari (misura oggi sub judice davanti al Tribunale cantonale amministrativo). «L’annuncio a fine anno dell’estensione della vignetta alla semiautostrada – nel Mendrisiotto come nel Locarnese per la Mappo-Morettina, ndr – è stata vissuta come una grande ingiustizia in particolare tra le persone più affezionate al quartiere», ci fa sapere Flavio Pozzi, già sindaco di Genestrerio. Tant’è che non è ancora tramontata l’idea di far sentire (in qualche modo) la loro voce. In questi primi giorni dell’anno si è visto un cambiamento? «Al momento – ci risponde Pozzi – non si è ancora notato un aumento del traffico. La nostra è un po’ una apprensione preventiva. Confidiamo che la polizia di Mendrisio vigili sulla situazione e che le aziende mettano in pratica delle misure a favore della mobilità anche in questa circostanza».

‘Un po’ di preoccupazione c’è’

A ben vedere, ci ricorda chi frequentava la politica a quei tempi, la superstrada è stata figlia della volontà di sgravare proprio i nuclei di Genestrerio e Ligornetto dal carico veicolare in nome di sicurezza e ambiente. E a testimoniarlo ci sono le statistiche della Commissione regionale dei trasporti del Mendrisiotto che mostrano come il traffico negli anni sia cresciuto lungo la Mendrisio-Stabio: dagli 8’202 veicoli al giorno del 1985 ai 17’661 del 2014. Ecco che leggere su un portale d’Oltreconfine i suggerimenti per individuare alternative ‘salta-vignetta’ (e pedaggio, peraltro di 40 franchi per l’intera rete autostradale svizzera) è risultato straniante, anche per lo stesso sindaco di Mendrisio Samuele Cavadini. «Preoccupati? Un po’ lo siamo – ammette a ‘laRegione’ –. Speriamo che la misura non crei uno spostamento dei transiti sugli assi interni (strade cantonale e comunali, ndr). Mi sento, quindi, di lanciare a mia volta una esortazione a rispettare la gerarchia stradale e a evitare così di intasare i nuclei dei quartieri, pregiudicando la loro qualità di vita». Eravate preparati, come Municipio, a questa novità? «L’Ustra, con cui siamo in contatto frequente visto, prima, la realizzazione del nuovo svincolo e ora il progetto di corsia dinamica sull’autostrada fra Lugano e Mendrisio, ci ha avvisato. Vedremo come si comporteranno gli automobilisti. Se la situazione dovesse deteriorarsi chiederemo un incontro». Il sindaco si attende che anche i dipendenti delle aziende facciano la loro parte. «Dovrebbero rivendicare dei piani di mobilità aziendale. Gli incentivi pubblici, del resto, ci sono. Da parte nostra – ribadisce Cavadini –, non cambieremo strategia. La stessa che ci ha portato ad avere un filo diretto con le aziende, a creare una Centrale della mobilità e ad avviare un progetto con il comparto sociosanitario (ribattezzato MoMoSan e che interessa 1’800 operatori, ndr)». Iniziativa che, a breve, vedrà concretizzare le prime misure previste.