Il piano d’azione della Città viene attuato dopo aver stretto un’alleanza con gli enti che operano sul territorio. Una prima nel Ticino dei Comuni
C’è chi preferisce chiamarlo ‘Welfare’, all’inglese. Ma di fatto si tratta di Stato sociale. Chi è allergico all’assistenzialismo, comunque, non tema: la Città di Mendrisio ha deciso di metterlo in pratica con un unico intento, contribuire al benessere dei propri cittadini, e sin dalla più tenera età. Così ha pensato bene di stringere le maglie della rete di sicurezza a favore delle famiglie e tessere un’alleanza con chi opera sul campo. Ne è nata (il giugno scorso) ‘Rete Infanzia Mendrisio’. E a livello comunale in Ticino, si assicura, è una prima. Oggi in coincidenza con il Convegno cantonale delle politiche giovanili – ‘Per Educare un villaggio ci vuole un bambino’ –, l’autorità comunale presenterà in veste ufficiale il progetto. Al suo fianco ci saranno l’Associazione Progetto genitori, Radix e la Supsi.
Essere pragmatici, ma soprattutto dare delle risposte “efficaci” a problemi locali. Questo è ciò che sta a cuore al Comune e agli enti – dodici in tutto quelli coinvolti – in questa vera e propria azione contro le povertà materiali ed educative. Da qui al 2021 ci si prefigge, infatti, di mettere in atto un piano a supporto delle famiglie più vulnerabili. Perché, come si fa capire fin dalle prime righe della scheda che restituisce le coordinate della strategia comunale, le disuguaglianze si combattono fin dai primi anni di vita di un bambino. Tutti i nuclei familiari (quindi tutti i bimbi) meritano, infatti, di avere pari opportunità. Sia chiaro, si tiene a far sapere dal Dicastero politiche sociali della Città, a Mendrisio i servizi a sostegno della politica familiare non mancano: il loro intervento, però, è per lo più individuale. “Rimangono pertanto scoperte – si osserva nel documento– alcune aree che il progetto intende ridurre, rafforzando una concertazione di rete”. Di statistiche per circoscrivere il fenomeno non ce ne sono, ma esiste una realtà invisibile proprio perché isolata. Agli occhi della Città “le strutture familiari maggiormente a rischio risultano essere le famiglie monoparentali, le famiglie numerose con più figli in età ravvicinata e quelle con rete familiari e sociali di tipo informale caratterizzate da precarietà e debolezza”. E qui, si ribadisce, “la frammentazione dei servizi accresce la difficoltà di accesso a una rete di sostegno da parte di alcune tipologie di famiglie”. Per andare al fondo del problema, dunque, la Rete ha individuato cinque priorità a cui reagire. Ovvero l’isolamento, la scarsa conoscenza del territorio, la difficoltà di accedere alle sue risorse o la “mancanza di fiducia verso i servizi”, oltre al poco coordinamento e scambio fra gli attori sul terreno. Di conseguenza, per la Città e la “cabina di regia” del progetto – al tavolo Progetto genitori, Sacd e Radix –, le parole chiave sono rafforzare (la rete), migliorare (la comunicazione e le occasioni), promuovere (l’accesso facilitato ai servizi) e individuare figure di riferimento.
A questo punto si può passare all’azione, a disposizione un ‘budget’ di 256mila franchi). Tre le iniziative pianificate sull’arco di tre anni, che daranno modo altresì di tastare il polso dell’operazione e di seguire da vicino le famiglie. Ci si concentrerà subito sulla programmazione di eventi (in particolare d’estate) e momenti di incontro genitori-bambino (una ventina l’anno). Di seguito si ragionerà su come raggiungere i nuclei familiari, a cominciare dai nuovi arrivati in Città, e si traccerà una mappa su ciò che offre il Comune e si poseranno dei cartelloni nei “luoghi sensibili”. E non da ultimo, si indicheranno, come detto, le figure chiave che aiuteranno a mettere in contatto le famiglie e la rete. E qui l’attenzione andrà all’esigenza di far leva sulla prossimità.