Le Ffs hanno pianificato tutto. I treni a lunga percorrenza non fermeranno più. Ma l'Astuti rivendica per il Distretto più collegamenti verso nord
In questi anni il Mendrisiotto della politica e della società civile ci ha provato in tutti i modi a fermare i treni internazionali a Chiasso. Si sono scritte missive; si sono raccolte firme (oltre 2’500 solo nel 2018). Ai tempi del Cisalpino – correva l’anno 2009 – si sono anche occupati i binari. Eppure non si è ottenuto molto, o comunque non a sufficienza agli occhi dei pendolari. Oggi, a distanza di tempo, il destino della stazione ferroviaria sembra essere ormai segnato, almeno come sosta dei convogli a lunga percorrenza. Sono le stesse Ferrovie federali a farci memoria di un accordo che riporta proprio a quel 2009; a sottoscriverlo le Ffs, appunto, «congiuntamente con il Cantone». La morale è presto fatta. Chiasso vedrà fermare gli Eurocity (a scopi commerciali e non tecnici) fino al cambio d’orario del dicembre 2021. Da quel momento, ci conferma il portavoce delle Ffs Patrick Walser, «la fermata sarà servita unicamente dal traffico regionale, in virtù del suo potenziamento in seguito all’apertura della galleria di base del Monte Ceneri a dicembre 2020».
L’Astuti, l’Associazione ticinese utenti dei trasporti pubblici, non smette quindi di essere preoccupata, ma non intende neppure demordere. Tant’è che il 2 ottobre scorso una sua delegazione ha incontrato (seppur in modo informale) i sindaci di Chiasso Bruno Arrigoni e di Mendrisio Samuele Cavadini. Un abboccamento preludio a una lettera recapitata la settimana scorsa ai due Municipi e alla Commissione regionale dei trasporti. Quella Crtm che, a sua volta, ci assicura il suo presidente Andrea Rigamonti, è determinata a tornare alla carica con le Ffs. L’appello dell’Astuti guidata da Fabio Canevascini è quasi accorato: rivendicare più collegamenti diretti tra i due poli del distretto e i centri d’Oltregottardo. Oggi, motiva l’Associazione, sono “limitati a pochi treni il mattino verso nord e la sera in direzione sud”. È vero, riconoscono gli utenti dei trasporti pubblici, qualche miglioria è stata apportata e dal dicembre 2020 gli Eurocity aumenteranno la cadenza (che sarà ogni ora). Ma le risposte fornite sin qui dalle Ferrovie, rilanciano, “non sono per nulla convincenti”. Ecco perché la politica, corrobora l’Astuti, non può lasciare certi problemi solo nelle mani dei tecnici.
L’impressione, esterna ancora l’Associazione, è che la scelta di mantenere il capolinea degli Intercity a Lugano “sia dettata essenzialmente da motivi di risparmio sul materiale rotabile e sul personale”. E d’altra parte, “non è chiaro se già nell’immediato futuro i treni Eurocity effettueranno a Chiasso una fermata commerciale o solo tecnica”. Le Ffs, in effetti, puntano dal 2022 a ridurre i tempi di percorrenza fra Zurigo e Milano a poco più di 3 ore. Un obiettivo che le nuove soluzioni tecnologiche – come non doversi più fermare al confine per commutare sistemi di alimentazione e di sicurezza dei convogli –, con l’arrivo dei treni Giruno, agevoleranno, rendendo, però, altresì più facile cancellare delle fermate intermedie. Non a caso i due sindaci non nascondono, l’uno (Arrigoni), di condividere le conclusioni di Astuti, l’altro (Cavadini) di aderire alle sue preoccupazioni. L’impegno degli esecutivi è preso: si discuterà della questione nelle prossime sedute. L’argomento è già nell’agenda pure della Crtm (che si riunirà a inizio dicembre). «Il tema è noto – ribadisce il presidente –. Siamo intervenuti con più di uno scritto all’indirizzo delle Ferrovie chiedendo di spiegarci certe scelte. Purtroppo le Ffs non hanno voluto, sinora, dare informazioni certe sui costi economici relativi al mantenimento in esercizio dei convogli Eurocity, attestati a Lugano ma che circolano vuoti (fuori servizio, ndr) fino a Melide e a Chiasso.
Tanto che abbiamo chiesto di aprire quelle corse ai passeggeri». Rigamonti non si capacita, poi, di come accorciare di 15 minuti la distanza fra Zurigo e Milano possa andare «a discapito di un agglomerato di circa 60mila abitanti (il secondo del cantone, ndr) come il Mendrisiotto e Basso Ceresio». Insomma, «una fermata a Chiasso non pregiudica l’obiettivo finale». Se no, rincara l’Astuti, non si capiscono gli investimenti riversati sulle stazioni di Chiasso e Mendrisio. O resteranno una “mera operazione di natura urbanistica”?