Divide i politici locali la proposta di riqualifica del Municipio su cui si esprimerà oggi il Consiglio comunale. Per i Verdi si costruisce troppo
A Mendrisio, di sicuro, c’è già chi ha cominciato a fare gli scongiuri. E ad allontanare l’idea che la variante di Piano regolatore che promette la riqualifica di piazza Baraini a Genestrerio possa fare la stessa fine del dossier su Besazio (rispedito al mittente, cfr. ‘laRegione’ del 2 luglio). Il punto è che neppure in questo caso la pianificazione tratteggiata dal Municipio è riuscita a convincere tutti. La prima scissione si è consumata all’interno della Commissione della pianificazione: su un fronte Plr, Ppd e Lega-Udc-Ind., pronti a sposare la linea dell’esecutivo; sull’altro Verdi e (con riserva) Insieme a Sinistra, contrariati dalla scelta di ampliare (ancora) il potenziale edificatorio in un Pr “sovradimensionato” di suo. Una volta di più, quindi, saranno i numeri del Consiglio comunale, questa sera, a decretare il destino del ‘cuore’ di Genestrerio, da anni in attesa di riappropriarsi della ‘sua’ piazza. E anche stavolta a far cambiare rotta potrebbe essere un emendamento.
Per i Verdi, infatti, vi è una sola via d’uscita: stralciare dai terreni da costruire il grande prato d’angolo che affaccia sulla strada cantonale. Intervenire lì (e sull’area contigua dove oggi sorge l’ufficio postale), dice a chiare lettere Tiziano Fontana, firmatario del rapporto di minoranza, porterebbe a “uno sfregio mastodontico nel ‘cuore’ di Genestrerio”. Valorizzare la piazza, fa capire, significa moderare il traffico di transito, a favore dei pedoni (come è peraltro nelle intenzioni del Piano particolareggiato), ma al contempo non concedere di piantare le modine in vista di un complesso a vocazione residenziale (con limitati contenuti amministrativi e di servizio). Una costruzione, lamenta Fontana, che viene inserita in un Piano di quartiere, ma che risulterebbe in ogni caso “fuori scala e fuori contesto” con i suoi 15 metri e mezzo di altezza e una superficie (massima) di 5’200 metri quadri a disposizione. L’esigenza invocata dall’esecutivo di definire il “fronte mancante” della piazza convince la maggioranza dei commissari, ma non i Verdi. Quel ‘fronte’, motiva Fontana, “non è storicamente mai esistito”. In più quell’appezzamento in passato non è stato oggetto di domande di costruzione. Se poi ce ne fosse bisogno, a corroborare la necessità (anzi, l’obbligo per i Verdi) di dezonare ci sono il parere degli specialisti della Confederazione (ancorato all’Isos) e le parole del Cantone pronunciate in occasione della revisione del Pr di Genestrerio. Ecco per quale motivo il consigliere non teme di usare termini come “scempio” e di paventare la distruzione della “struttura urbanistica e della sostanza storica” della piazza. Ed ecco perché agli occhi di Fontana “s’impone una decisione coraggiosa da parte del legislativo”, che con la variante apre a un investimento di 2,4 milioni (dal 2024).
Non vede, per contro, un pericolo nella strategia pianificatoria del Municipio, la maggioranza dei commissari. L’edificabilità del comparto, spiegano nel rapporto (‘difeso’ da Luca Pestelacci e Cesare Sisini, Plr), “si giustifica”, trovandosi in una zona largamente edificata e da tempo. Quanto alla modifica degli indici, risulta essere “confacente” all’obiettivo comunale di recuperare lo spazio urbano. Tanto più, ribadiscono, che “i vincoli contenuti nelle Norme di attuazione sono infatti chiari e specifici e permetteranno solo un’edificazione rispettosa del contesto urbano”. Ciò che conta, semmai, è evitare l’insediamento di “strutture poco consone” e promuovere destinazioni (al pianoterra del futuro edificio) che aiutino a far vivere la piazza. Altro nodo affrontato da Plr, Ppd e Lega-Udc-Ind. è quello viario (la strada taglia in due il quartiere). Nel mettere mano al Pr si è dato mandato, in effetti, di studiare una possibile circonvallazione di Genestrerio. Esercizio che ha evidenziato l’aumento del traffico e la possibilità di intervenire con misure di moderazione. Delle sette ipotesi di aggiramento di piazza Baraini (due delle quali in galleria), nessuna per la Commissione è “ragionevolmente accettabile”. Troppo alti i costi di costruzione (poco meno di 8 milioni) e territoriali (sommati alle difficoltà pianificatorie superiori) rispetto al risultato.