Il fenomeno dei venditori di stupefacenti che alloggiano dagli stessi compratori: un modus operandi gestito da organizzazioni di origine albanese
Ti affitto una camera del mio appartamento e, in cambio, ricevo la mia dose giornaliera di eroina (e in alcuni casi cocaina). A vederla con gli occhi dello spacciatore e del tossicodipendente, l’accordo è di quelli ‘win-win’ ovvero dove tutti e due guadagnano qualcosa. Sono queste le modalità dello ‘spaccio 2.0’ che ha preso piede nel Luganese all’incirca 5 anni fa e che ora si fa strada sempre più in tutto il cantone (come pure nell’intera Svizzera). E anche il Mendrisiotto, da qualche tempo a questa parte, non ne è esente. Anzi, recenti arresti e relativi processi in tribunale hanno fatto conoscere all’opinione pubblica questo ‘nuovo’ fenomeno. Come ad esempio quello andato in scena lo scorso maggio, dove una 41enne è stata condannata per aver, di fatto, assunto il ruolo di ‘affittacamere’ per gli spacciatori. E questa è solo una delle figure che compongono la vasta organizzazione dedita allo spaccio. «Organizzazione – ci spiega il commissario capo Andrea Lurati, responsabile del Servizio antidroga (Sad) della Polizia cantonale – che è gestita principalmente dagli albanesi». Nulla, evidentemente, è lasciato al caso: «Hanno il loro network di acquirenti» e soprattutto per quel che riguarda l’eroina, si sa che i consumatori «sono più abitudinari» rispetto a chi consuma stupefacenti cosiddetti ricreativi.
Come ogni organizzazione criminale, con una struttura ‘verticale’, il tutto parte dai ‘pesci grossi’ «i quali hanno la loro base operativa in Albania o nel Nord Italia – evidenzia il commissario capo –. I pezzi grossi, infatti, non sono mai sul nostro territorio». Si recano in Ticino, o mandano emissari fidati, «per ritirare i proventi delle vendite», quando questi ultimi non sono inviati tramite le normali agenzie di trasferimento denaro. In Ticino e nel Mendrisiotto, viene perlopiù spedita la manovalanza. «Spesso sono anch’essi di origine albanese e generalmente uno spacciatore si ferma per uno o due mesi, magari cambiando più volte appartamento e rendendo così più difficile il lavoro della polizia». Giovani che hanno ben chiaro lo scopo per il quale sono stati ‘assunti’: «Quando vengono arrestati lo dicono espressamente». Insomma, «sono a conoscenza del rischio che corrono», ci confida Lurati. Ma se, dal canto loro, il ‘lavoro’ funziona bene, dopo qualche mese possono tornare nei Balcani con il loro gruzzolo in tasca, come se fossero dei lavoratori stagionali.
Al gradino più basso ci sono loro, i tossicodipendenti che affittano un locale del proprio appartamento agli spacciatori. Spesso al beneficio dell’assistenza, con una situazione economica difficile e alla ricerca dello stupefacente, «non riescono a dire di no», evidenzia il responsabile del Sad. «Hanno direttamente in casa il distributore automatico di eroina». Così facendo l’accordo è fatto: il tossicodipendente ‘affitta’ una camera e quale corrispettivo riceve eroina (in misura minore cocaina). «Vengono pagati 5 grammi a settimana – racconta Lurati –. Ai locatori, d’altronde i soldi non interessano». E, in alcuni casi, svolgono pure mansioni che vanno oltre la semplice ospitalità: «Capita che su proposta o addirittura loro richiesta si mettano a spacciare. Oppure, ancora, si prestano ad inviare soldi all’estero (i guadagni delle vendite, ndr) e si intestano carte telefoniche».
Un modus operandi, dunque, che mira a eludere i controlli, rendendo più difficile il lavoro delle forze dell’ordine. «Essendo ospiti di qualcuno non sono registrati». A differenza ad esempio degli alberghi dove sei obbligato ad annunciarti. In aggiunta – rileva Lurati – «chi lo ospita ha tutto l’interesse a far sì che non venga scoperto». Ciò nonostante, «la presenza sul territorio con le nostre antenne ci ha permesso di mettere a segno diversi colpi. È chiaro, però – chiosa Lurati – che è difficile riuscire a sequestrare grossi quantitativi: lo spacciatore, durante il suo periodo di lavoro, vende al massimo il suo chilo di eroina e poi se ne va».