Due deputati Ppd si scagliano contro il Santa Filomena. Il direttore: ‘Respingo al mittente le illazioni di malfunzionamento’
Tra le mura della casa per anziani Santa Filomena di Stabio, prossima ai 95 anni di vita, si respira un “clima pesante”. I deputati del Ppd Lorenzo Jelmini e Giorgio Fonio non usano cautele. Almeno non nel ‘denunciare’ le pressioni a cui è sottoposto il personale o le “lacune” nella gestione dell’istituto. Ma c’è di più: i due granconsiglieri parlano altresì di “presunti errori medici”. E gli episodi sarebbero “rilevanti”. Qui la prudenza del condizionale s’impone, anche se non impedisce di caricare d’urgenza gli interrogativi rivolti al Consiglio di Stato. Perché al di là delle assenze e delle dimissioni che si sarebbero registrate fra i dipendenti –, una settantina, in campo ci sono pure i sindacati –, vi sono problematiche, rincarano Jelmini e Fonio, che investono ospiti e famigliari. Tanto più che, a conoscenza dei parlamentari del Ppd, a segnalare le anomalie all’Ufficio del Medico cantonale “non sarebbe stata la direzione della struttura”. E ciò ai loro occhi rende “ancora più grave la situazione”. D’altra parte, a quanto pare l’autorità di vigilanza avrebbe già acquisito le cartelle mediche di alcuni anziani. A questo punto, sollecitano gli autori dell’interrogazione, il governo intende intervenire per sanare la situazione? E soprattutto, quali contromisure si pensa di prendere per restituire serenità alla casa anziani?
«Posso assicurare che all’interno della casa c’è la massima attenzione e dedizione nei confronti di tutti i degenti – il direttore del Santa Filomena Michael Bartolotti sgombra subito il campo–. Anzi, respingo fermamente qualsiasi illazione di malfunzionamento della struttura. Lo posso dichiarare tranquillamente». Il responsabile è categorico. Nell’interrogazione si afferma che negli ultimi mesi si sarebbero verificati “errori nell’erogazione delle cure e dell’assistenza agli anziani”. In particolare si fa riferimento alla “somministrazione di farmaci” e a “prestazioni non conformi alle scienze infermieristiche”. Qui il direttore preferisce, invece, «non esprimersi», non in questo momento: non vuole essere frainteso. «Prima di dare qualsiasi risposta – ci spiega, non nascondendo di essere stato «negativamente colpito» dall’atto parlamentare – ritengo doveroso consultare il Consiglio di Fondazione e la direzione sanitaria. Occorre avere in mano dati ed evidenze per pronunciarsi». Le segnalazioni, però, ci sono state. La conferma è giunta alla Rsi pure da parte di un famigliare messo di fronte a quelle che ha definito delle “manchevolezze gravi”. «Come ovunque possono succedere degli errori – precisa Bartolotti –. E se capita, lo si riconosce e lo si segnala immediatamente nel rispetto delle leggi: questo è un iter che è sempre stato ed è tutt’ora. È doveroso dirlo». Quindi, conferma che si sono seguite le disposizioni della Legge sanitaria. «Sì».
A corredo delle preoccupazioni manifestate al Cantone, i due deputati chiamano, in ogni caso, in causa l’intervento dell’Ufficio del Medico cantonale – che interpellato da ‘laRegione’ non ha rilasciato informazioni, appellandosi al segreto d’ufficio –. Il quale nel suo rapporto formula delle “pressanti indicazioni” all’indirizzo dell’istituto. «Siamo sotto la consueta ispezione per l’autorizzazione d’esercizio, che viene fatta regolarmente», ci fa presente dal canto suo il direttore. Infatti, la struttura deve rinnovare il permesso, scaduto il 31 marzo scorso. «Ed è una procedura standard – puntualizza ancora il responsabile –, in base alla quale vengono controllate alcune direttive sulla qualità. E su questo abbiamo ricevuto una bozza del documento e dovremo sentirci con l’Ufficio preposto. Stiamo valutando insieme tutti i punti». Niente a che vedere con i presunti errori medici? «Quella che viene segnalata è una questione esogena. Siamo solo in fase di rinnovo».
Jelmini e Fonio ne danno, però, una lettura diversa. Il rapporto del Medico cantonale, scrivono, “rileva che la formazione sulla prevenzione dei maltrattamenti è stata eseguita da Pro Senectute, ma sembrerebbe che le conoscenze acquisite per quanto riguarda il rispetto dei diritti della persona anziana non siano applicate. Inoltre – incalzano –, il rapporto evidenzia che in alcuni casi è stato attuato in modo non corretto il decorso che permette di rilevare errori nello svolgimento delle prestazioni. Questo approccio, che non rispetta i protocolli interni recentemente introdotti, non permetterebbe di far emergere e analizzare eventuali errori e impedirebbe di attuare i necessari correttivi”.
Un cenno chiarificatore, insomma, s’impone. Anche perché alcuni collaboratori si erano già rivolti con uno scritto alla direzione con l’intento, a dire dei due deputati, di “ristabilire un ambiente lavorativo sereno che permetta loro di fornire prestazioni di qualità”. Per tutta risposta, sottolineano, “sono stati addirittura sanzionati”. «La lettera – reagisce il direttore – è stata male interpretata e travisata, purtroppo, in maniera strumentale. Non è per nulla così». Di più Bartolotti non vuole aggiungere: «A breve come direzione e Consiglio di fondazione daremo comunque una risposta chiara e puntuale». Ad attenderla c’è di sicuro il personale, all’interno del quale si lamenta – come emerge dalla missiva – una condizione di “stress fisico e psicologico che non è di aiuto agli ospiti”. Ma l’aspettano, innanzitutto, gli anziani e i loro cari.
Cambiare rotta nella gestione della struttura – passata l’estate scorsa dalla congregazione religiosa a una direzione laica –, non ha mancato di creare qualche disagio nel personale, ammette Lino Della Casa, che da anni siede nel Consiglio di fondazione. «Ma è normale – ci fa notare –. I presunti errori medici? Verificheremo nel dettaglio. Ma occorre attendere le conclusioni del Medico cantonale. Se andranno approntati dei miglioramenti, il Consiglio di fondazione prenderà delle decisioni in merito. L’essenziale è dare il meglio agli ospiti». Su un punto, però, Della Casa non transige. «Dire che il Consiglio direttivo sia stato, e cito, “sostituito unilateralmente e senza l’accordo delle autorità cantonali con un non meglio precisato Consiglio d’istituto” è falso. È dal 1987, data della risoluzione cantonale, che a occuparsi della casa sono, da un lato, il Consiglio di fondazione e dall’altro il Consiglio direttivo, dove è rappresentato anche lo Stato».