Mendrisiotto

Mendrisio, a 'caccia' di dimore fittizie

Il Municipio crea una figura ad hoc. Mentre i dati della Polizia polo della Regione II registrano un diminuzione di criminalità

Sempre sott'occhio (Foto Ti-Press)
20 aprile 2019
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Da un anno a questa parte i ‘cittadini di comodo’ hanno vita (più) dura a Mendrisio. Il Municipio ha deciso, infatti, di passare all’azione. E di farlo sul... terreno, dando man forte all’autorità cantonale a suon di controlli e appostamenti sotto casa. Le violazioni della Legge sugli stranieri aumentano? E la Città crea una figura ad hoc con un occhio al controllo abitanti e uno alle inchieste amministrative. Anche perché le richieste di accertamenti si susseguono – 46 nel 2018 quelle giunte da servizi cantonali e Comuni del comprensorio – e le verifiche si infittiscono. Tant’è che l’anno scorso gli agenti della Polizia cittadina – Mendrisio è polo della Regione II – hanno dovuto far fronte a 949 casi (nel 2017 erano stati 684). Il comandante Patrick Roth va dritto al punto: «Oggi si sta scoperchiando un problema di dimore fittizie: abbiamo rilevato, in effetti, una casistica crescente». Quindi la Città non ha avuto bisogno di stimoli per cogliere l’opportunità (una ristrutturazione d’organico) di poter contare su un responsabile di settore. Un investimento in risorse che sul campo si traduce in mesi di lavoro e centinaia di controlli. Samuel Maffi, capodicastero Sicurezza pubblica, non nega che le ultime inchieste giudiziarie e le storie dei ‘permessi di comodo’ venute a galla abbiano avuto un peso. Un caso (eclatante) su tutti (e che da solo può bastare) rinvia, peraltro, alla presenza nel Distretto di quello che la Corte del Tribunale penale federale ha definito l’uomo di fiducia della ’ndrangheta in Svizzera. «Nel controllo di quanto accade sul nostro territorio abbiamo ritenuto di destinare delle forze anche a livello comunale – conferma Maffi –. La nostra attività, in effetti, è complementare a quella della Polizia cantonale». È, di fatto, al livello superiore che si decide poi l’esito del lavoro di indagine locale.

Meno reati, più sicurezza percepita

Nell’Alto Mendrisiotto, in ogni caso, non si abbassa la guardia neanche su altri fronti. Anzi, proprio la prossimità ai cittadini ha sortito dei risultati incoraggianti per chi, come gli agenti della Polizia di Mendrisio, opera tutti i giorni a contatto diretto con la realtà. Da un lato, in effetti, le cifre dicono che l’attività di ladri e rapinatori è stata fiaccata (ed è in diminuzione), mentre la sicurezza percepita cresce. Chiamate e interventi si moltiplicano, ma a conti fatti si è registrata una «diminuzione della criminalità», come ribadisce un soddisfatto capodicastero. «Pensavamo fosse difficile fare meglio del 2017. Invece è stata una sorpresa constatare che l’anno scorso il trend della sicurezza oggettiva – quella delle statistiche, ndr – è stata ancora migliore». Sulle ragioni Maffi non ha dubbi. «Merito della nostra Polizia, ma anche degli sforzi profusi a più livelli e della collaborazione con Polizia cantonale e Guardie di confine». Insomma, questo sistema sicurezza funziona. Ci sono, però, anche altri numeri a far sorridere il capitano Roth. E sono quelli della sicurezza soggettiva testimoniata dalla popolazione: il segnale che arriva alla centrale della Regione II è considerato importante. «Dal 2017 – spiega il comandante – abbiamo intrapreso un percorso per promuovere la polizia di prossimità e lavorare sulla percezione dei cittadini, facendoci conoscere e conquistando la fiducia delle persone. Abbiamo dimostrato di essere vicini fisicamente, ma pure empaticamente». E qui andare nelle piazze ha permesso non solo di attivare il passaparola che dà poi modo di intercettare un individuo sospetto, ma aiuta altresì – come raccontato dallo stesso Roth – a incrinare il muro della paura di una donna vittima di violenza domestica. «E ciò grazie, appunto, al rapporto di fiducia reciproca instaurato con gli agenti».

Cala l’accattonaggio

Nelle voci che fanno registrare il segno ‘meno’ vi è pure il fenomeno dell’accattonaggio, «in netta diminuzione» come mostra il comandante: 17 casi a fronte dei 75 del 2017 dopo un’opera di prevenzione. È la sensibilizzazione, per contro, ad aver risolto (subito) i casi (21, erano 6 nel 2017) in urto con la Legge sulla dissimulazione del volto. «È bastato mostrare il volantino in arabo per superare le resistenze a scoprirsi».

'Non ci vuole per forza la Polizia unica'

Il messaggio lanciato dal capodicastero Sicurezza pubblica Samuel Maffi ai piani alti – si legga Palazzo delle Orsoline e Dipartimento delle istituzioni – non è per nulla subliminale. Statistiche alla mano, risulta evidente che «il potenziamento della Polizia comunale – divenuta polo, ndr – e la collaborazione con la Polizia cantonale funzionano. I dati – richiama Maffi – ci danno ragione». Ecco che viene logico pensare sia il caso di proseguire sulla strada imboccata. «Dal profilo politico – rilancia il municipale – si spera che questo tipo di intesa continui, nel rispetto delle reciproche competenze». La conclusione? «Non per forza occorre una Polizia unica a livello ticinese. La vicinanza ai cittadini va salvaguardata anche per il futuro». È una questione di criteri e peculiarità, fa capire ancora Maffi. È chiaro che Mendrisio è ben decisa a tenersi stretta la sua Regione II – al suo fianco la Polizia comunale di Stabio, strutturata – e l’organizzazione messa in campo sin qui.

Numeri dolenti e curiosità

Torniamo, però, alle statistiche e su alcune particolarità. Tra le cifre che rincuorano chi veste una divisa, ve ne sono altre che preoccupano. Il numero ha sorpreso pure gli addetti ai lavori: nel 2018 gli atti esecutivi e giudiziari notificati sul territorio della Città sono stati 4’536. Un dato, questo, che fa affiorare un altro fenomeno deciso a richiamare l’attenzione delle autorità: le difficoltà di un numero crescente di persone a far quadrare il bilancio con le necessità quotidiane. Dicono ben altro, per contro, i quasi 30mila franchi in meno incassati in abbonamenti per un posto auto al parcheggio coperto comunale. «Sino a poco tempo fa – ammette il capodicastero – avevamo la lista d’attesa all’autosilo, oggi abbiamo dei posteggi vuoti». Tutta colpa, a quanto pare, della tassa di collegamento (peraltro ancora sub judice). «Richiesto un supplemento – spiega Maffi – abbiamo ricevuto una serie di disdette». La Città si è consolata con l’ammontare globale di pedaggi e dintorni, milionario.

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