Mendrisiotto

Foce del Laveggio, si progetta

Lanciato il bando di concorso per rendere più naturale e sicuro il fiume fra Mendrisio e Riva. Il vincitore si conoscerà entro fine marzo 2020

archivio Ti-Press
13 aprile 2019
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Oltre una trentina di pagine (senza contare gli allegati): già a occhio si capisce bene che il bando di concorso è di quelli ponderosi. Del resto, anche l’opera che si porta appresso lo è: restituire dignità paesaggistica e ambientale ma pure alzare il grado di sicurezza idraulica del tratto finale del Laveggio e dei suoi 2,6 chilometri. Insomma, c’è da rinaturare, ma pure da fare muro alle esondazioni: dalla confluenza con il Morée (alle piscine di Mendrisio) alla foce a Riva San Vitale. Non a caso, proprio il Borgo sul Ceresio si è fatto carico, quale Comune capofila, di condurre in porto l’intervento. E con la pubblicazione del concorso – ufficializzato venerdì, cfr. ‘laRegione’ di sabato – si è decisi a dare forma al progetto di massima e a individuare (in due fasi) i professionisti che lo realizzeranno. «Qui non ci sono solo parole, ma fatti». Il sindaco di Riva Fausto Medici è determinato; anche a far percepire l’importanza dell’operazione. Una sfida in tutto interdisciplinare – dall’approccio al gruppo di lavoro che se ne occuperà, passando per la giuria – che ha già suscitato un certo interesse. «Poche ore dopo che il bando era comparso su Simap.ch – il sito di riferimento, ndr –, avevano ‘scaricato’ la documentazione in una quindicina», ci fa notare Medici. In ogni caso per i committenti – ovvero con il Comune rivense, la Città di Mendrisio e il Consorzio manutenzione opere di arginatura del Medio Mendrisiotto – la missione è chiara: scegliere il progetto migliore fra i 3-5 ‘team’ selezionati. In effetti, i lavori hanno una valenza regionale. «Già adesso – rimarca ancora il sindaco – la passeggiata dalle piscine a Riva è molto frequentata dai residenti ma pure da chi viene da fuori. Infatti, è una zona a traffico lento». E d’altro canto, è da anni che nel comprensorio si è consapevoli dei deficit in fatto di sicurezza, ambiente e vivibilità lungo quel tratto di fiume. A confermarlo ci sono il Piano delle zone soggette a pericoli naturali (del 2011) e lo studio di fattibilità dell’opera consegnato nel luglio 2016. Ecco perché è tempo di dare concretezza alle intenzioni: a questo proposito si sono messi a disposizione 470mila franchi (rivisti verso l’alto rispetto ai 350mila iniziali). Sulla tempistica realizzativa (come sull’investimento finale, comunque milionario e sussidiabile a livello cantonale e federale), però, al momento non ci si sbilancia. Quindi ci si accontenta di fissare l’agenda del bando: entro il 20 maggio dovranno essere depositate le candidature; a luglio saranno scremati i concorrenti; mentre il 17 gennaio 2020 sarà il termine per la presentazione dei progetti. «Certo – riconosce Medici – ci vorrà qualche anno per giungere a compimento. Alla fine, però, avremo un’opera significativa. Per cominciare, dunque, l’obiettivo è quello di designare il progetto di massima entro la fine di marzo del 2020. I lavori saranno poi esposti nel corso dell’anno».

Due ‘occhi’ sul fiume

Da subito, certo, ci si aspetta che i Piani, fa capire il sindaco di Riva, soddisfino le parole chiave dell’intervento, come detto sicurezza, fruibilità, paesaggio e ambiente. E qui entra in scena la giuria, che sarà composta oltre che dallo stesso Medici, dal sindaco di Mendrisio Samuele Cavadini, Edio Cavadini del Consorzio, Laurent Filippini dell’Ufficio corsi d’acqua, Stefan Rotzler, architetto paesaggista, Lorenzo Rosselli, dell’Ufficio pianificazione locale, l’ingegner Maurizio Pozzoni della Supsi e il biologo Nicola Patocchi. Sta di fatto che oltre ad affrontare la tratta conclusiva del Laveggio, i candidati saranno chiamati a creare due punti di osservazione sul fiume. «Li hanno denominati ‘hot spot’ – ci dice Medici –: il primo sarà alla foce (un po’ come sul Cassarate a Lugano) ed è prioritario, il secondo all’altezza di via Motta e il ponte sulla strada. L’intento è di rendere fruibile e gestibile il corso d’acqua, rinaturandolo ma anche dialogando direttamente con il fiume». Quindi una sorta di accesso che azzererà la distanza con il Laveggio. «E che avrà, a sua volta, una chiara importanza nella valorizzazione del comprensorio». E a Riva non vedono l’ora.