Il Municipio non ci sta a perdere il servizio della Posta senza ricevere nulla in cambio. E il Sindacato postini rilancia: 'Qui c'è un potenziale'
Stretti, alla Cot stanno stretti. Che alla Centrale oggetti trovati di Chiasso, lì al primo piano del palazzo della Posta che affaccia su piazza Indipendenza, manchi spazio lo hanno visto con i loro occhi anche il sindaco Bruno Arrigoni e i municipali della cittadina. Eppure la decisione di PostLogistics di trasferire il servizio – un unicum in Svizzera – a Cadenazzo entro il 2020 ancora non è stata digerita. È difficile, del resto, vedere un altro pezzo di ex regie federali andarsene fuori distretto, assieme alla sua quindicina di posti di lavoro. Ecco perché l’esecutivo – al fianco il Consiglio comunale – si è rivolto direttamente al Gigante giallo, chiedendo e ottenendo, di recente, un incontro sul... campo. Ma non è finita qui. L’autorità locale scriverà ancora alla sede centrale, confidando di far recapitare la missiva al nuovo Ceo Roberto Cirillo, che da aprile prenderà le redini e che ha le sue origini nel Mendrisiotto.
Chiasso, quindi, rilancia e rivendica una contropartita. «La Cot trasloca? Noi domandiamo di ricevere qualcosa in cambio, una sorta di compensazione», ci conferma il sindaco Arrigoni. «Ultimamente, infatti, dal Basso Mendrisiotto assistiamo solo a chiusure e partenze». E il pensiero va, appunto, a Posta e Ferrovie.
Ed è appunto per questo che c’è chi, come Franco Edera del Sindacato autonomo dei postini (Sap), non vuole arrendersi. Lui (assieme ai vertici del Sap) sul destino della Cot è intenzionato a chiedere un colloquio ravvicinato al responsabile di PostLogistics (zona di distribuzione est-sud) Anton Bernhardsgrütter. «Quando negli anni Duemila la Centrale è arrivata a Chiasso – fa mente locale –, ha rappresentato una sorta di riconoscimento al Ticino, che poteva contare su una presenza postale interessante. Una presenza che deve rimanere e che ha il potenziale per svilupparsi, anche immaginando delle attività collaterali e nella stessa cittadina». La carenza di spazi, però, è oggettiva. E il servizio resterà in Ticino e sarà centralizzato là dove si smista la corrispondenza, ed è su questo aspetto che fa leva la Posta. «Di fatto – ci fa notare il sindacalista – si sono create le condizioni affinché, per finire, mancassero i locali necessari, giustificando uno spostamento a Cadenazzo, dove, con tutta probabilità, in parte si continuerà a essere in affitto». Qual è il punto? «Il punto – rilancia Edera – è che si sono affittati tutti i vani a terzi. Quando delle attività venivano trasferite altrove (pensiamo anche alle superfici al piano terra del palazzo della Posta in centro), non ci si è adeguati alle esigenze della Centrale, che pure già c’erano, si è preferito mettere le superfici sul mercato». Come altre ex regie federali si è guardato, insomma, ai bilanci e alla redditività degli spazi non più utilizzati. Rimane, comunque, la questione dello stoccaggio dei pacchi e degli oggetti che hanno smarrito la strada e approdano alla Cot. «Il problema del magazzino è superabile viste la mole giornaliera e l’organizzazione interna. Eppoi si possono recuperare vani». Il Sindacato, però, punta anche più in alto, contando fors’anche sulla spinta solidale mostrata dalle istituzioni e dalla politica chiassese. «Da parte nostra – ci spiega Edera – chiediamo, innanzitutto, di mantenere il servizio a Chiasso, poi di riportare nella cittadina (e al contempo nel cantone) ciò che è stato portato via in passato, e mi riferisco, ad esempio, alla lavorazione delle lettere». Anche il Municipio cittadino domanda una contropartita. Oggi è ipotizzabile? «Non so se ci riusciremo – ammette –. Ma visto che il nuovo direttore che si insedierà a breve conosce la regione e parla italiano, penso potrà capire la nostra realtà e le nostre richieste. D’altra parte, è già successo: al seguito del progetto Rema (nel 2009, ndr) la Posta ha compensato la chiusura di alcuni centri lettere e la contrazione di posti di lavoro con altre attività. La stessa Cot – conclude Edera – potrebbe offrire un’opportunità di impiego a dipendenti in invalidità e senza alternative al proprio lavoro». Il personale in forza alla Centrale, dal canto suo, si è visto garantire il posto. Transizione, condizioni e turni saranno definiti nei prossimi mesi.