Dei sei uomini che assaltarono le aree di bezina, tra il 16 marzo e il 24 luglio dello scorso anno, ne rimane solo uno da giudicare
Con lo sconto previsto dal rito abbreviato i tre imputati – accusati di aver fatto parte del gruppo criminale che utilizzava i distributori di benzina di Ligornetto come fossero bancomat – se ‘la sono cavata’ con una condanna complessiva di 16 anni e 10 mesi di reclusione. Cinque anni e dieci mesi la condanna inflitta dal giudice delle indagini preliminari Anna Giorgetti del Tribunale di Varese a padre e figlio calabresi, residenti a Busto Arsizio, in carcere dallo scorso giugno. Per loro i magistrati ticinesi avevano chiesto l’estradizione, alla quale si erano sempre opposti, preferendo quindi avvalersi del rito abbreviato, nella speranza di cavarsela con una lieve condanna, anzi in una assoluzione in quanto si sono sempre dichiarati innocenti. Il loro ruolo è stato quello di organizzare le rapine (quattro riuscite e una fallita dal 16 marzo al 24 luglio 2017): il giorno prima erano sul luogo del delitto, per suggerire ai complici come muoversi. Il terzo condannato, un varesino sulla cinquantina, è stato condannato a 5 anni e 8 mesi. Il gup di Varese, che ha accolto le richieste del pm Marco Politi, ha riconosciuto il terzetto colpevole del reato di associazione per delinquere finalizzato alla rapina aggravata, porto abusivo d’armi e ricettazione di auto e scooter, utilizzati per mettere a segno gli assalti banditeschi, che in due occasioni avevano visto la partecipazione di un 31 rumeno condannato a inizio giugno a 22 mesi di reclusione dalla Corte delle Assise criminali di Mendrisio. Resta da giudicare un quinto componente del gruppo criminale, il quale ha scelto il rito ordinario, mentre un sesto presunto rapinatore è morto in carcere nell’ottobre scorso. La successione delle rapine (tre Eni e due Piccadilly): 16 e 29 marzo, 22 aprile, 9 maggio (fallita) e 24 luglio. Complessivamente 40mila fra euro e franchi il bottino delle rapine. Dalla collaborazione tra la squadra mobile di Varese, la Polizia cantonale e il Centro di cooperazione di polizia di Chiasso l’esito positivo dell’indagine.