Presentata la strategia promossa da Mendrisio e Dipartimento del territorio. Il piano di mobilità aziendale MoMoSan coinvolge 9 aziende del settore
Il contratto – anzi, la convenzione – è già pronta. Non resta che apporre due firme in calce al foglio: da una parte la direzione dell’azienda, dall’altra i promotori del progetto. La Città di Mendrisio e il Dipartimento del territorio, che mettono mano al portafoglio, ci contano. E l’esordio, a guardare la partecipazione al primo incontro, mercoledi a Mendrisio, è incoraggiante. Lo è pure per il sindaco Samuele Cavadini, che era della partita. Se tutti e nove gli operatori del settore sociosanitario presenti sul territorio locale aderiranno, con i loro 1’800 dipendenti, la Centrale della mobilità MoMoSan sarà ben più di un piano (pilota) per sgravare dal traffico le strade del Mendrisiotto. Tutto sta a convincere il personale di Obv, Osc, Servizio autoambulanza, cure a domicilio e case anziani a lasciare l’auto in rimessa e scegliere mezzi di trasporto alternativi sul percorso casa-lavoro. Nelle attese dei fautori ci vorrà un anno, da qui al settembre 2019, per stringere i patti (entro ottobre), raccogliere i dati, analizzarli e attuare la strategia. A prima vista, anche Federica Corso Talento, capo dell’Ufficio della pianificazione e della tecnica del traffico, lo ammette: accorciare le colonne di auto, soprattutto a cavallo del confine, può sembrare un’operazione impossibile. «L’impressione può essere quella di svuotare il mare con un secchiello. Ma se i secchielli sono tanti...». L’esortazione è rivolta direttamente alle aziende alle quali ci si parla. Il parametro di riferimento oggi è il 15 per cento di riduzione dell’andirivieni motorizzato registrato in tre anni a Mendrisio grazie a MobAlt: la prima Centrale della mobilità nel cantone. Tradotto il dato in vetture si parla di 500 veicoli. Tanti o pochi? Sta di fatto, annota ancora Corso Talento, che «la curva del trasporto pubblico è cresciuta, così come le modalità alternative di mobilità. Mentre è in stallo il trasporto individuale; che in qualche modo è stato assorbito. È chiaro – riconosce ancora la capoufficio – è ancora presto per cantare vittoria». Ecco perché al Dipartimento non ci si vuole arrendere. Neppure la Città di Mendrisio ha intenzione di desistere. «Questo progetto – ribadisce Samuele Cavadini – può essere un inizio, rivolgendosi a dei partner privilegiati. È un modo per cercare di portare un contributo, creando delle reti e condividendo dei problemi settoriali». E non si può dire che lui, il sindaco, non dia il buon esempio. «Ho abbandonato l’auto e ho scelto di muovermi in bici elettrica, mezzi pubblici e quattro ruote condivisa – racconta ai presenti –: può essere una faticaccia, ma non è impensabile». Gli operatori del sociosanitario ci faranno un pensierino? All’Obv, fa sapere la sua rappresentante, diversi pendolari, anche da oltrefrontiera, hanno optato per il treno: «E funziona». Certo, si è sollecitato, sarebbe utile avere un unico abbonamento transfrontaliero. «Su questo punto – fa presente Federica Corso Talento – le trattative sono aperte e se ne sta discutendo al tavolo di Interreg». Motivi e incentivi, pure concreti, per provare a cambiare abitudini, illustra Davide Marconi della Mobitrends Sa, alla quale Mendrisio ha affidato il mandato, ce ne sono: dagli abbonamenti al trasporto pubblico, in aumento, alle navette aziendali, dal ‘car pooling’ alla mobilità lenta. L’esperienza di ‘bikesharing’ aziendale – bici elettriche a noleggio – inaugurata a Chiasso dall’Associazione cura a domicilio si è rivelata proficua. Tanto che nelle prossime settimane partirà un progetto simile a Mendrisio: i ‘box saranno posizionati in via Maderno, al capolinea dei bus. Il messaggio è chiaro: ciò che conta è pedalare tutti nella stessa direzione. Montare in sella a MoMoSan per le aziende sarà a costo e rischio zero.