Per monsignor Lazzeri quelle della municipale sono state 'parole insensate'. E sui migranti: 'Manca il confronto civile'
A evocarli, la Curia e il vescovo, è stata la stessa Roberta Pantani. E dalle pagine del ‘Mattino’, giusto domenica scorsa. L’invito a trasferire l’arciprete non è neanche tanto velato. “se il Feliciani ritiene di vivere in un Paese che non gli aggrada – scrive la vicesindaco nelle sue esternazioni –, non ha che da fare le valigie e partire per altri lidi (meglio se lontani). Ciò facendo – rincara –, risolverebbe anche un problema non da poco alla Curia, che del Feliciani non sa più che farsene, non riuscendo neppure a trasferirlo in altre parrocchie, perché non particolarmente gradito. I cittadini chiassesi, i sempre meno astanti alle sue funzioni domenicali, migranti, prostitute, agenti di polizia, politici, donne, uomini e bambini, tutti ne sarebbero lieti”. E anche qui la municipale non ci è andata tanto per il sottile. La diatriba fra lei e il parroco, d’altro canto, non è certo nuova.
Il vescovo di Lugano, monsignor Valerio Lazzeri, in ogni caso, chiamato in causa non si è tirato indietro. Sollecitato ieri da ‘laRegione’ non ha mancato di dire alcune parole in merito alla vicenda e altresì in riferimento alla pastorale dell’arciprete di Chiasso don Feliciani.
Mi auguro sia stata un’uscita maldestra e gonfiata. Chiasso è un territorio di confine, dove possono più facilmente che altrove venirsi a creare delle situazioni che sollecitano un parroco a intervenire per fare riflettere i fedeli sulle loro responsabilità, anche sul piano sociale e civile. Non penso che si possa parlare di sconfinamenti da questo punto di vista. Che certi temi possano essere particolarmente sensibili per una certa parte politica e suscitare reazioni d’insofferenza è un fatto. Non mi pare, però, che sia il caso di amplificare quanto avvenuto. Riguardo ai bambini di origine etiope, sono state pronunciate parole maldestre, insensate e prive di fondamento. Oso sperare che siano da attribuire soltanto alla foga della polemica.
I rapporti fra Stato e Chiesa sono già ben definiti. Che però a livello personale ci siano incomprensioni, può capitare. Ciò che è importante è riuscire a costruire un dialogo, evitando quindi degli attacchi unilaterali.
Certo, mi preoccupa l’esasperazione dei toni e l’incapacità crescente a confrontarsi civilmente su temi così importanti come l’accoglienza degli stranieri e i flussi migratori. È paradossale che alla diminuzione degli arrivi corrisponda un inacidirsi dei toni e l’aumento degli attacchi personali, come quelli che hanno colpito anche don Giusto, parroco di Rebbio – attaccato dal gruppo politico di destra Forza nuova con uno striscione per le sue posizioni sulla linea del governo italiano in fatto di flussi migratori e accusato, pure lui, di occuparsi di politica fuori dal suo ruolo, ndr –. Mi auguro da parte di tutti un sussulto di buon senso, di civiltà, di umanità.