L'Associazione famiglie diurne oggi più di ieri aiuta genitori e bambini in difficoltà. E cerca mamme disposte a mettersi a disposizione
Dare pari opportunità ai nuclei familiari. Per le Famiglie diurne del Mendrisiotto non è solo un impegno, ma una vera necessità. E lo è da sempre, da quando nel 1991 si sono affacciate sulla realtà sociale del distretto. Infatti, la porta dell’Associazione, con base a Vacallo (091 682 14 19), è aperta a tutti. Soprattutto alle famiglie più fragili e in difficoltà. E nella regione più a sud del cantone ce ne sono, tra chi viene da lontano – ed è più vulnerabile – come fra chi è nato qui. Spesso la loro è una fatica temporanea: un debito, le fatture che si accumulano, il problema di integrarsi. A ciascun genitore i servizi dell’Associazione cercano di dare una risposta: dall’affido diurno al nido, dal centro extra scolastico alla mensa e al doposcuola. E se da una parte autorità cantonale e comunali danno una mano, dall’altra sono le Famiglie diurne, attraverso un fondo di solidarietà, ad appianare le differenze di budget, senza peraltro venir meno all’equità di trattamento. E qui entra in scena il supporto della popolazione (vedi a lato).
La parola chiave, come ci fa capire Simona Sandrinelli, coordinatrice Associazione famiglie diurne del Mendrisiotto, è oggi più che mai ‘accoglienza’. Lo ha messo anche nero su bianco tirando le somme delle attività del 2017. L’Associazione apre le braccia a tutti, senza distinzione, in particolare «alle famiglie più sole ed emarginate». In effetti, ribadisce la coordinatrice, «accogliamo bambini provenienti da tutte le fasce sociali, sosteniamo le pari opportunità educative per combattere la predestinazione sociale. Noi possiamo fare la differenza, possiamo essere il tassello mancante nella vita di qualcuno, quel tassello che potrà consentirgli di vivere più felice».
E a ridare vigore all’azione delle Famiglie diurne oggi ci sono le nuove misure presentate, la settimana scorsa, dal Canone in supporto a nuclei familiari e strutture, con l’intento di favorire la possibilità di conciliare famiglia, lavoro e formazione. «Con questi aiuti – ci dice Simona Sandrinelli – probabilmente cambierà un po’ la situazione». E ciò al seguito del pacchetto della Riforma cantonale fiscale e sociale votato dalla popolazione ticinese il 29 aprile scorso. «Abbiamo atteso con ansia gli effetti della riforma – ammette la coordinatrice –. Le mamme diurne sono in calo a fronte di richieste di affidamento che, invece, crescono. E le persone che si mettono a disposizione per svolgere questa attività a domicilio non sono più tantissime, per diversi motivi».
Quindi un incentivo potrebbe fungere da incoraggiamento. «Con la riforma le mamme diurne passeranno da un salario di 5 franchi e 50 all’ora a 8 franchi l’ora per le prime 400 ore, e 6 franchi per le ore successive – ci spiega –. Ci auguriamo che questa iniezione finanziaria porti nuove mamme ad annunciarsi». In realtà i cambiamenti, ci fa capire Sandrinelli, vanno oltre. «Negli ultimi 20 anni le donne si sono formate di più e hanno un maggiore accesso ai tempi parziali di lavoro; di conseguenza è difficile che rinuncino in toto al posto, anche dopo una maternità. E poi è l’idea stessa del volontariato a essere mutata».
Cosa è successo? «Io per prima mi ero detta che con l’avvento di nidi, centri extra scolastici e strutture collettive, le mamme diurne sarebbero state di nicchia. In realtà sono stata smentita: le richieste sono sempre tante, e fatichiamo a soddisfarle. Nel Mendrisiotto siamo passati dalle 50 mamme diurne d’un tempo alle 35 odierne». Come si può ovviare? «Nel prossimo futuro questa figura sarà meno basata sul volontariato e più professionalizzata». In che senso? «Già oggi c’è una formazione di base. Per l’avvenire si andrà verso una preparazione più mirata. In effetti, sempre di più in chi si annuncia vi è la volontà di cercare una collocazione anche professionale. D’altro canto, le mamme diurne fanno già tanto». Insomma, non si limitano alla merenda. «Mettono del tempo a disposizione per attività: i genitori sono più competenti e più esigenti. Quindi un riconoscimento finanziario è dovuto».