Al via il concorso per il recupero della tratta finale. Obiettivo: più natura e sicurezza. La proposta vincente si conoscerà nel 2020
Poter vivere (convivere) nel migliore dei modi con il Laveggio. Sono anni (almeno dal 2002) che a Riva San Vitale questo è ormai un pensiero ricorrente. Sin qui la strada è stata lunga (e a tratti anche in salita), ma nei giorni scorsi è successo qualcosa: si è potuto dare il via, e in veste ufficiale, al piano d’azione che si prefigge di recuperare appieno il tratto finale del fiume – dalla confluenza con il Morée alla foce, lì dove si getta nel Ceresio – quanto a svago, fruibilità e sicurezza. Dopo un recente incontro che ha riunito al tavolo gli attori principali dell’iniziativa, si sono dunque messe le basi per passare, al fine, dalle intenzioni ai progetti. Sarà, infatti, pubblicato a breve un concorso di idee ad hoc, che si svolgerà in due fasi. In prima battuta si sceglieranno le proposte più interessanti; in seguito si selezioneranno le progettazioni migliori, sino ad arrivare a designare il vincitore finale. L’orizzonte temporale previsto? «Entro la fine di febbraio del 2020», ci fa sapere Fausto Medici, sindaco di Riva, ovvero il Comune capofila dell’operazione. A quel punto, in effetti, si conoscerà nei dettagli il progetto che dovrebbe avere la precedenza quando si inizierà a pensare pure alla fase realizzativa. Il processo, come detto, si è rivelato alquanto laborioso e oggi poggia soprattutto su uno studio di fattibilità, consegnato nel luglio del 2016, e sull’impegno (anche finanziario, con 350mila franchi) di promuovere, appunto, il bando. Un impegno che, con il Comune rivense, vede in campo l’Ufficio corsi d’acqua cantonale, Mendrisio e il Consorzio manutenzione arginature Medio Mendrisiotto. A non essere mai cambiato nel tempo è, invece, l’obiettivo di trasformare, laddove possibile, il ‘volto’ del Laveggio incanalato dall’uomo, dunque, più ‘artificiale,’ in un habitat dalle connotazioni maggiormente naturali. Ecco che si agirà per ritrovare, quindi, le peculiarità naturalistiche di quei luoghi, riscoprendo altresì le loro potenzialità dal profilo dei percorsi pedonali e delle zone di svago. Tutto ciò senza trascurare l’esigenza di risolvere alcune evidenti criticità idrauliche. Lo stesso studio di fattibilità lo ribadisce fin dalle prime righe del documento: occorre porre rimedio a un deficit in fatto di sicurezza, ambiente e vivibilità; tutti elementi che in futuro andranno “integrati”. “Lungo alcuni tratti del fiume – si fa notare nell’incarto del 2016 – la capacità idraulica non è sufficiente e delle misure contro le esondazioni sono necessarie per ristabilire la sicurezza per la popolazione e le infrastrutture”. Di conseguenza, sarà importante che i progettisti che si cimenteranno presto nel lavoro restituiscano una visione d’insieme del fiume, oltre che le soluzioni a problemi puntuali lungo il suo percorso.
Zone di pericolo, ecco il Piano
A testimoniare il fatto che l’area del Laveggio, dal Morée alla foce, rientra fra i territori a rischio c’è, d’altro canto, il Piano delle zone soggette a pericoli naturali, che nel 2011 ha acceso i riflettori sul fenomeno di alluvionamento del fiume. Conclusi gli studi e gli accertamenti condotti dal Dipartimento del territorio, l’autorità cantonale, d’intesa con i Municipi di Riva e Mendrisio, ha promosso un incontro informativo pubblico. La serata, in programma il prossimo lunedì 1° ottobre – con inizio alle 20 – nella sala del Consiglio comunale di Riva San Vitale, darà modo di conoscere le risultanze delle analisi e la procedura prevista.