Oggi un lungo botta e risposta tra il giudice e il dottor Calanchini nel processo a Michele Egli, alla sbarra per rispondere dell'assassinio della cognata Nadia Arcudi
Arriverà domani mattina la decisione della corte delle assise criminali di Mendrisio (in Lugano) in merito alla perizia del dottor Carlo Calanchini, sentito per oltre due ore in merito al procedimento contro Michele Egli, alla sbarra da ieri per rispondere dell’assassinio della cognata Nadia Arcudi, la maestra uccisa a Stabio il 14 ottobre 2016. Quella sera, quando l’ha raggiunta nella sua abitazione, Egli “ha trovato una cognata diversa, una cognata molto arrabbiata, addirittura offensiva, che ha svalutato la sua opera di paciere con il risultato di mostrare sé stessa in una luce molto sfavorevole”. Più volte è stata citata la figura di un ‘drago’. Figura che non è piaciuta al giudice Amos Pagnamenta. “Mi urta che ci si riferisca a una vittima di questo genere come un drago”, sono state le parole del giudice. “Non mi riferisco alla persona – ha precisato il perito –, ma all’immagine percepita da Michele Egli nel suo racconto”. Al momento dei fatti l’imputato era afflitto da un disturbo della personalità misto e da una reazione acuta da stress. E proprio il trovarsi confrontato «con un’immagine diversa della donna che idealizzava», per il perito sarebbe stato «il fattore scatenante». Sempre a detta dell’esperto, «Egli sapeva che sia le malversazioni, sia l’omicidio, erano illegali. Questo lo sa anche un bambino. Quello che può essere successo al momento dell’uccisione è che si sia neutralizzato il giudizio che fosse male». Il giudice ha ripercorso con una lunga serie di domande le risultanze emerse nelle 150 pagine della perizia. C’è stato pentimento?, è stata la domanda finale di Pagnamenta. «Ho visto solo degli inizi di rimorso».