Mendrisiotto

Mendrisiense, pescatori in calo

Sempre meno gli iscritti alla società del Distretto. Ma i lavori di salvaguardia non mancano

12 febbraio 2018
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Nel 2010 erano quattrocentonovanta. Alla fine dell’anno appena trascorso, purtroppo, ve n’erano ‘solo’ 323. Un saldo, in sette anni, negativo di quasi 170 unità. È insomma una lenta emorragia quella che sta vivendo, a livello di soci, la ‘Mendrisiense’, ovvero la Società pescatori del Mendrisiotto. Un trend che, in maniera più o meno marcata, si presenta anche in diversi altri sodalizi del Cantone. Riunitasi in assemblea verso la fine dello scorso mese, la società – per bocca del suo presidente Paolo Giamboni, nonché dei membri di comitato e delle varie commissioni – ha ripercorso le attività svolte durante l’anno. E se dal lato finanziario non vi sono segnali d’allarme – l’esercizio 2017 si è concluso con il segno ‘più’ –, dall’altro , ovvero quelle delle ‘risorse umane’, qualche preoccupazione sorge.

Calano, inesorabilmente, i pescatori iscritti nella società momò. Per disaffezione verso la pratica? Perché manca la materia prima, ovvero il pesce? Non vi sono posti sufficientemente attraenti dove poter pescare? Domande, ovviamente provocatorie. Ma trovare le motivazioni di questo calo è davvero difficile. Lo è anche per Paolo Giamboni, presidente della Mendrisiense da ormai 8 anni: «I corsi che vengono organizzati dalla Federazione ticinese per l’acquicoltura e la pesca sono tutti pieni». L’interesse, insomma, pare non mancare, anche perché si parla pure sempre di «40-50 iscritti a corso per cinque appuntamenti. Sono dunque circa duecento le persone ogni anno che frequentano le lezioni per ottenere la licenza di pesca». Numeri che però non si tramutano in soci. Un problema, non si nasconde, che andrà affrontato senza attendere troppo. Per ogni pescatore che paga la tassa sociale, infatti, il Cantone riversa alle società 15 franchi ad iscrizione (il pescatore ne paga 50). «Soldi che si usano a favore dell’ambiente e delle attività» sottolinea il presidente, come ad esempio «l’acquisto di pesce per le semine in laghi e fiumi (senza entrate finanziarie siamo limitati nell’acquisto di materiale ittico per le immissioni), le rinaturazioni e, più in generale, per progetti che riguardano la salvaguardia dell’ambiente». Senza dimenticare la posa dei pinetti di Natale sul fondo del Ceresio, al fine di agevolare la riproduzione del pesce persico. Il Mendrisiotto, si evidenzia infine, è un distretto che ‘sa dare’ molto alla pesca: «Offre lago e fiumi». Basti pensare alla Breggia e al Laveggio. Quest’ultimo, soprattutto, «negli anni passati molto soggetto a inquinamenti, ma che ora comincia a riprendersi e a ripristinare l’habitat rovinato. Siamo fortunati» chiosa il presidente. Pescatori o no.

A Coldrerio l’invasione dei pesci rossi

Si dovrà letteralmente pescare nello stagno del Paü situato a Coldrerio. Non le trote, bensì i più ‘domestici’ pesci rossi. E non per diletto, piuttosto per rimediare a un’abitudine che rischia di deteriorare lo specchio d’acqua. «Oggi – spiega il capodicastero Ambiente di Coldrerio Matteo Muschietti – esiste una super popolazione di pesci rossi, dannosa per questo biotopo situato in centro paese». Migliaia, infatti, sono gli esemplari che nuotano liberamente nell’acqua. Proprio per questo motivo quest’oggi avverrà una pesca elettrica «per ridurre drasticamente il quantitativo di pesci rossi presenti nello stagno Paü». Per fare ciò, l’esecutivo di Coldrerio ha informato l’Ufficio caccia e pesca il quale interverrà con personale qualificato (vi sarà pure un guardiapesca) e il tutto avverrà nel «pieno rispetto delle altre specie che popolano lo specchio d’acqua». Il Municipale lancia infine un appello alla popolazione affinché «capisca l’importanza della salvaguardia dello stagno, che possa diventare uno stagno autoctono, con i suoi girini, le libellule, i germani reali che nidificano e non più immettere pesci rossi o altri animali che nulla hanno a che vedere con uno stagno ‘nostrano’».