Ci si è dovuti presentare con largo anticipo, stamani, giovedì, all'ingresso del Tribunale penale federale. Sarà qui, infatti, che, alle 9, avrà inizio il processo in Pretura penale a Lisa Bosia Mirra, la 43enne co-fondatrice dell'Associazione Firdaus. L'accusa? Aver aiutato in più occasioni - nove gli episodi ricostruiti - 24 cittadini stranieri - eritrei e siriani, per lo più, e senza documenti - a varcare la frontiera fra Italia e Svizzera e ad attraversare il Paese, destinazione la Germania.
Le misure di sicurezza sono rigorose: passi e passaggio al 'metal detector' (borsa, giacca ai raggi 'X'). Poi si indirizza la stampa nella sala riservata e separata: l'udienza la si potrà seguire da tre ampi schermi.
Quello che va 'in scena', però, non è solo un caso giudiziario, bensì una storia, sullo sfondo i flussi migratori fra il sud e il nord dell'Europa. È sulla 'scena aperta' che l'estate scorsa si è vissuta nei giardini della stazione di Como San Giovanni che si muove la 43enne deputata socialista. A motivarla, ed e' l'argomento forte della difesa, ragioni umanitarie.