È da una telefonata anonima al 112 che i carabinieri di Como hanno smantellato una organizzazione italo-albanese che spacciava cocaina al di qua e al di là della frontiera comasco-ticinese. ''Vuoi fare 13? Manda una pattuglia, ha 150 grammi di cocaina'' indicando pure il nome della persona. A telefonare era il fratello. Morale? La cocaina c'era e sabato scorso i due fratelli sono stati raggiunti da un'ordinanza di custodia cautelare, 5 in carcere, tre ai domiciliari e gli altri con obbligo di firma per un totale di 23 indagati. Tre albanesi sono latitanti. Due provvedimenti sono stati eseguiti a Bari e a Verona. Organizzazione che, come accertato dalle indagini, gestiva una vasta attività di spaccio nel capoluogo, nell’Olgiatese, nella zona di confine e anche in Ticino. La cocaina che arrivava nel comasco, dall'Olanda passando dal Ticino, faceva poi in parte ritorno in Ticino, portata da spacciatori comaschi galoppini degli abanesi, quest'ultimi considerati i capi della banda. I carabinieri hanno stimato un giro d’affari di 90mila euro al mese e individuato 7'200 contatti di spaccio, dietro i quali gli investigatori ritengono di aver individuato non meno di duecento cocainomani, fra loro anche numerosi ticinesi. Persone che ora saranno chiamate dai carabinieri. Nel corso dell'inchiesta durata cinque mesi i carabinieri hanno sequestrato oltre mezzo chilo di cocaina, 5 chilogrammi di sostanza da taglio, una pressa artigianale e materiale per il confezionamento delle dosi che venivano spacciate anche a minorenni, studenti delle medie superiori, avvicinati a Como e ad Olgiate Comasco.