La denuncia parte dalle pagine del Nzz, che riporta di un’università che promuove gli studenti figli di genitori facoltosi
Un sistema scolastico dove è sufficiente avere dei genitori facoltosi per venir promossi con il pieno dei voti. Una qualità di insegnamento limitata e scadente, e una ricerca accademica ridotta al minimo. Un’università che offre sul proprio sito corsi di master che in realtà non esistono, e che di fatto non può nemmeno essere considerata un’università, bensì un istituto universitario. Sono solo alcune delle pesanti accuse pubblicate ieri mattina sulle pagine della Neue Zürcher Zeitung (Nzz) contro la Franklin University Switzerland (Fus), la ‘scuola americana’ con sede a Sorengo. Fonti note a ‘laRegione’, confermano quanto riportato dal quotidiano zurighese, e riferiscono di un ambiente anti-meritocratico, dove i figli dei benefattori della scuola possono anche permettersi di non presentarsi a lezione senza che questo comprometta il loro rendimento scolastico, mentre altri giovani, magari giunti in Svizzera grazie a una borsa di studio, si vedono superare da questi privilegiati mentre loro lavorano duramente. L’università respinge ogni accusa sul quotidiano zurighese.
Che un genitore si arrabbi per gli insuccessi accademici dei propri figli, è un fatto abbastanza comune. Meno comune, è quando questa arrabbiatura è sufficiente per trasformare magicamente una valutazione negativa in una positiva. È quanto viene rivelato da alcuni ex professori dell’istituto, che riportano di aver subito pressioni non solo da parte dei genitori, ma anche dalla direzione stessa. Queste attenzioni sono rivolte in particolare agli studenti provenienti da famiglie facoltose e particolarmente generose nei confronti della Fus – voci non confermate parlano di donazioni a sei zeri –, spesso provenienti da altri istituti scolastici privati. Giovani che, sempre secondo quanto riferito dai professori, non avrebbero sufficienti competenze. Per i professori che non assecondano tale sistema, la conseguenza è una lettera di disdetta.
Questo a fronte di un’offerta formativa che a una prima occhiata può apparire molto allettante. I percorsi che un futuro studente può scegliere sono numerosi, e spaziano dalle scienze umanistiche, passando per la finanza e le scienze internazionali, arrivando fino alla psicologia e al fashion. Arricchiscono l’offerta un grande numero di insegnanti per studente, classi piccole e diverse attività extrascolastiche, con viaggi accademici in tutto il mondo.
Altra nota dolente è la quantità di ricerca svolta dai professori della Fus. Una quantità che le nostre fonti definiscono «irrilevante», soprattutto se confrontata con la ricerca effettuata dall’altra università luganese, l’Usi. Mentre le ricerche svolte da quest’ultima vengono mediamente citate una cinquantina di volte da pubblicazioni scientifiche, la media di citazioni dell’ateneo americano sarebbe di due. Altro indice di qualità per la ricerca accademica è la quantità di fondi stanziati dal governo federale. Sempre secondo le nostre fonti, la Fus riceverebbe in media 30mila franchi all’anno: briciole rispetto ai 50 milioni ricevuti annualmente dall’Usi. Solo di recente un professore associato è riuscito ad aggiudicarsi un finanziamento di un milione, ma si tratterebbe di un caso più unico che raro.
Infine c’è la questione della denominazione dell’istituto. Il Consiglio svizzero di accreditamento – ossia l’organo comune della Confederazione e dei Cantoni per la garanzia della qualità e l’accreditamento nel settore universitario –, ha ritenuto che la Fus non possa essere definita un’università, bensì un istituto universitario. Una distinzione formalizzata nel diritto svizzero a partire dal 2015. La differenza è semplicemente che un istituto universitario offre un numero di corsi inferiore a quelli di un’università, mentre il titolo di studio rilasciato è equivalente: l’unico corso di master offerto dalla Fus è attualmente sospeso, ma è stato rimosso dal sito Internet solo dopo che la direzione è stata contattata dai giornalisti di ‘Nzz’. Gli studenti che prendono la laurea alla Fus ottengono in sostanza un bachelor altrettanto valido, solo che su questo ci dovrà essere scritto Franklin University Institute, anziché la dicitura corrente.
Una decisione che non è piaciuta alla Fus – dal momento che porterebbe l’istituto a dover cambiare ufficialmente il proprio nome con conseguente svalutazione dell’autorevolezza –, che ha deciso di fare ricorso al Tribunale amministrativo federale. Ricorso però che è stato respinto nel 2023. Ora, la Fus avrà tempo fino al 2026 per cambiare il proprio nome, e gli studenti che si laureeranno dopo quella data vedranno il loro titolo di studio rilasciato non da un’università, ma da un istituto universitario. Stando a nostre informazioni, però, pare che la Fus non si sia presa la briga di avvertire i nuovi iscritti di questo cambiamento, e sul sito non c’è traccia di esso.
Non siamo riusciti a contattare la direzione dell’Istituto, al momento chiuso per le vacanze di Natale. La Fus ha però risposto ai colleghi zurighesi – che riportano la negazione “veemente” delle accuse –, affermando di prendere molto seriamente le segnalazioni di trattamenti ingiusti, e di aver costruito un “ambiente inclusivo, equo e rispettoso” per docenti, personale e studenti. La direzione sostiene inoltre di applicare rigorosi standard di qualità nell’insegnamento, equivalenti a quelli delle università pubbliche svizzere, e che gli studenti che non raggiungono risultati sufficienti non vengono promossi.